Ambiente
L’idrogeno verde: è davvero il carburante del futuro?

Ci sono idrogeno e idrogeno, alcuni, più di altri, sono davvero dannosi non solo per quanto riguarda le emissioni di CO2 ma anche per i residui nel sottosuolo, fuoriuscite nel fondale marino e incidenti che causano danni già preesistenti, mettendo a rischio l’ambiente e chi vi ospita. Non è una fonte di energia come il sole o il petrolio, l’idrogeno è un vettore, e come tale richiede tanta energia quanta ne produce.
Al momento quello più utilizzato è il cosiddetto idrogeno grigio (gas prodotto dal metano, emettendo notevole CO2), che non serve a decarbonizzare. Si passa poi all’idrogeno blu, fornito sempre dal metano ma con la cattura della CO2 che viene prodotta nel processo ed eliminata, riducendo le emissioni e quindi diventando meno dannosa per il clima. Considerato anche essenziale per attivare il processo di scelta dai governi e imprese per la transizione energetica e l’idrogeno verde che è il suo punto chiave. Quest’ultimo, per un futuro più green, è stato fonte di dibattito in questi giorni alla Cop26, sembra possa essere il motore essenziale per intraprendere un miglioramento sull’impatto ambientale, una crescita sostenibile e fare finalmente retromarcia sulle vecchie scelte che danneggiano l’ecosistema.
In tempi di pandemia ha spinto l’idea di iniziare ad utilizzare, in un futuro non troppo lontano, l’idrogeno verde. Una scelta legata soprattutto dal momento storico di criticità internazionale, dove la volontà politica, industriale, istituzionale sembra voglia accelerare il passaggio verso fonti più sostenibili, nell’intento di diminuire il concatenarsi di eventi irreversibili come le catastrofi naturali a cui già nell’estate del 2021 abbiamo assistito, quando forti inondazioni erano all’ordine del giorno in alcune regioni del Belgio, Germania, Paesi Bassi, e a seguire dell’Italia.
Ma perché è essenziale questa scelta? L’idrogeno verde è prodotto dall’acqua tramite l’elettrolisi usando elettricità. Questo procedimento richiede temperature elevatissime, si parla di centinaia di grandi, e di conseguenza il consumo è elevato, ed i costi anche. Al punto d’essere uno dei motivi principali per cui alcuni paesi, Italia compresa, non possano permettersi tali investimenti. Basti pensare che l’idrogeno grigio, nel mercato attuale, ha un costo che si aggira attorno a 1,50 dollari al kg, il più economico ed il più dannoso per l’ambiente a confronto con l’idrogeno verde con costo stimato che oscilla tra 2,5 ai 5 dollari al kg ma con impatto zero sul clima.
È definito il carburante del futuro, in quanto è in grado di alimentare, senza inquinare, autobus di grossa cilindrata. Il suo essere estratto da fonti non fossili e con processi che non utilizzano fonti fossili, lo rende totalmente decarbonizzato. Ottimo anche per il settore dei trasporti, o della produzione industriale: il metanolo, l’ammoniaca, l’acciaio verde. Altresì veritiero resta che il puntare su una sola scelta rischia di oscurare diverse tecnologie con lo stesso potenziale, come il nucleare, e non ha senso considerare il suo utilizzo per alimentare una sola macchina. Ci sono pro e contro legati a questa scelta di cui tenere in considerazione, una criticità rappresentata appunto non solo dai suoi costi elevati, ma che dev’essere poi sommata al dispendio di energia di cui esso ha bisogno per essere prodotto. Energia rinnovabile di cui al momento non disponiamo.
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Agricoltura
Appello della filiera agro-alimentare italiana contro il regolamento imballaggi Ue

“La proposta di Regolamento sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio se approvata nella sua attuale formulazione provocherebbe effetti pesantemente negativi sulle filiere produttive nazionali e sui consumatori oltre che opposti agli obiettivi di sostenibilità che dichiara di voler perseguire. Mette in discussione il riciclo dove l’Italia è leader e non tiene conto di soluzioni più sostenibili come le bioplastiche totalmente biodegradabili”. È quanto scrivono Coldiretti, Filiera Italia, Cia, Confapi, Ancc-Coop, Ancd-Conad, Legacoop, Legacoop Agroalimentare, Legacoop Produzione&Servizi, Ue.Coop, Fai-Cisl e Uila-Uil al Presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni, ai Ministri coinvolti direttamente, ai Presidenti dei gruppi politici della Camera e Senato e ai Capi delegazione Parlamento.
“In particolare, l’attuale Presidenza spagnola sta accelerando ulteriormente il negoziato cercando di far approvare un orientamento generale già al Consiglio ambiente del 18 dicembre e si rende quindi necessaria un’azione per fermare tale proposta che – scrivono le associazioni firmatarie – stravolge completamente la strategia finora utilizzata per la riduzione dei rifiuti di imballaggio passando dal principio del riciclo – che ha caratterizzato tale strategia negli ultimi anni – a quella del riuso”.
Il nostro Paese è diventato negli ultimi anni punto di riferimento globale nel materiale innovativo riciclabile ed ha già raggiunto in termini di riciclo obiettivi superiori alla stragrande maggioranza degli altri Paesi: il tasso di riciclo complessivo degli imballaggi in Italia ha raggiunto quota 73,3% nel 2021, superando l’obiettivo del 70% fissato per il 2030, collocando il nostro Paese al secondo posto in Europa per riciclo degli imballaggi pro-capite.
Secondo i firmatari, “rimettere in discussione questo modello ormai consolidato rischia di vanificare gli sforzi e gli obiettivi raggiunti finora, generando un impatto estremamente pervasivo che rischia di colpire oltre il 30% del nostro Prodotto Interno Lordo. Il danno non sarebbe infatti limitato alle sole aziende degli imballaggi ma riguarderebbe a ritroso filiere fondamentali per il nostro Paese quali l’intero settore agroalimentare, dalla produzione, alla trasformazione e distribuzione, mettendo a rischio decine di migliaia di imprese e centinaia di migliaia di posti di lavoro”.
I timori principali riguardando le conseguenze che il nuovo regolamento potrebbe avere sulle filiere produttive italiane. “Non è pensabile, tra l’altro, che le abitudini consolidate di milioni di consumatori possano essere stravolte con un semplice tratto di penna. La proposta impatterebbe, inoltre, un settore come quello delle bioplastiche compostabili e totalmente biodegradabili introducendo una serie di limitazioni d’uso, limitando di fatto l’innovazione negli imballaggi e non permettendo il ritorno degli ingenti investimenti fatti in innovazione e in bioraffinerie prime al mondo oggi in funzione, di cui l’Italia è leader attraverso società quali Eni Versalis – Novamont che, insieme ad altre partecipate pubbliche e campioni nazionali, aderiscono a Filiera Italia”.
Questi impianti sono un asset del nostro Paese e potrebbero invece permettere ad intere filiere di imballaggi di continuare a lavorare e ad innovare, potendo tra l’altro contare sulle migliori infrastrutture per il trattamento del rifiuto organico in Europa. Parliamo di bioplastiche e di bioprodotti da fonti rinnovabili concepiti per la tutela del suolo e delle acque, attraverso la riconversione di siti industriali non più competitivi, nel rispetto delle specificità locali e in partnership con tutti gli attori della filiera. La leadership che il nostro Paese detiene in tali prodotti innovativi è ulteriormente confermata dal fatto che Cina e Stati Uniti stanno cercando di imitare tali prodotti e processi innovativi nella loro corsa agli sviluppi industriali del biomanufacturing.
Per il settore agroalimentare in particolare, la proposta impatterebbe negativamente sul confezionamento stesso dei prodotti, “mettendo a rischio gli attuali standard di sicurezza e qualità alimentare, ma anche la shelf-life dei prodotti stessi, con il conseguente rischio di aumento degli sprechi dovuto alla maggiore deperibilità degli alimenti venduti senza confezione. Un esempio indicativo è rappresentato dal divieto, che tale proposta introduce, di confezionamento di frutta e verdura in quantità inferiori ad 1,5Kg, prescrizione che determinerebbe la definitiva scomparsa del settore della quarta gamma di cui l’Italia è leader mondiale. Altro esempio rappresentativo sarebbe l’obbligo di passare dal riciclo al riuso nel settore dell’Ho.re.ca”.
“Immaginiamo la difficoltà di sostituire ad esempio, nel servizio d’asporto, le stoviglie monouso riciclabili con materiale in plastica da riutilizzare che andrebbero restituite dal consumatore ogni volta al ristorante di provenienza. Ciò aiuta a comprendere come, secondo tutte le più recenti evidenze scientifiche, gli imballaggi riutilizzabili che la Commissione Ue vorrebbe imporre sono più impattanti del packaging monouso comportando un aumento del 180% di emissioni di CO2 e di circa il 240% in più di consumo d’acqua. Tutto ciò genererebbe anche – concludono le Associazioni firmatarie – un ulteriore aumento dei costi di produzione per l’intera filiera agroalimentare, con pesanti ripercussioni sui prezzi pagati dai consumatori in un momento di grande difficoltà economica in cui abbiamo appena sottoscritto con il Governo il patto antiinflazione con obiettivi opposti”.
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Ambiente
La Natura attraverso i parchi: alla Reggia di Venaria e al Parco della Mandria un fine settimana di riflessione sui grandi temi ambientali e le sfide per il futuro

Alla Reggia di Venaria, sabato 23 mattina dalle 9.30, avrà luogo un incontro aperto al pubblico intitolato “L’uomo di fronte ai cambiamenti climatici”, con esperti di scienza, cultura e comunicazione. Ospite speciale, il teologo Vito Mancuso che farà il punto sui molteplici cambiamenti ambientali in corso, guardando verso nuove possibili visioni di futuro.
Il Parco Naturale La Mandria ospiterà venerdì 22 mattina, attività per le scuole che avranno l’opportunità di svolgere gratuitamente attività esperienziali e immersive nella natura con le guide e gli educatori dei parchi organizzatori mentre domenica 24 – tutto il giorno – i visitatori di ogni età potranno partecipare a numerose iniziative organizzate dai parchi nazionali e regionali, come brevi escursioni, animazioni, laboratori e mini-workshop dedicati alla scoperta della biodiversità, nonché visitare gli stand dei parchi, per conoscere il lavoro svolto dalle aree protette.
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Ambiente
EarBuddy, il cotton fioc ecosostenibile, riutilizzabile e gonfiabile nato in Italia

Sono oltre 72.000 gli euro raccolti sulla piattaforma di investimenti Kickstarter per finanziare EarBuddy, un cotton fioc ecosostenibile e riutilizzabile, prodotto in prototipo con la stampa 3D. (altro…)
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