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Dal 16 al 22 settembre 2020 torna la European Mobilty Week – Settimana Europea della Mobilità: obiettivo mobilità a emissioni zero per tutti

Dal 16 al 22 settembre torna la European Mobilty Week : la Settimana Europea della Mobilità che avrà quest’anno come tema Zero-emission mobility for all  ovvero mobilità a emissioni zero per tutti. Il tema rispecchia gli ambiziosi obiettivi per un continente a emissioni zero entro il 2050, come indicato dal Presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen in occasione della presentazione del Green Deal europeo.

Il tema inoltre si propone di sottolineare quanto sia importante avere accesso a trasporti a emissioni zero e promuovere un quadro inclusivo che coinvolga tutti. Mentre i ricercatori hanno individuato una riduzione dell’uso dell’auto privata nelle principali città, e si prevede che il 50% degli spostamenti sarà effettuato con mezzi pubblici, in bici o a piedi1 , studi recenti condotti dall’Agenzia europea dell’ambiente (AEA) confermano un notevole aumento delle emissioni dei trasporti rispetto ai livelli del 19902.

Il Ministero dell’Ambiente aderisce anche quest’anno alla Settimana Europea della Mobilità e coordina e supporta le iniziative e gli eventi organizzati da Comuni e associazioni. Come ogni anno, l’obiettivo è quello di confermare l’Italia tra i Paesi leader con il maggior numero di adesioni a livello europeo.

Nello specifico, le emissioni dell’intero settore dei trasporti sono aumentate del 28% tra il 1990 e il 2018, il che sottolinea l’urgenza di promuovere soluzioni di trasporto a emissioni zero nelle aree urbane. Sebbene molte delle principali aree metropolitane europee abbiano adottato misure rigorose, nel 2018 la quota di energia rinnovabile utilizzata per i trasporti è rimasta all’8,1%3. Il cambiamento climatico e gli effetti sull’ambiente ad esso correlati, ad esempio inondazioni, siccità oppure le ondate di caldo, costituiscono una delle minacce più imminenti al benessere dei cittadini europei.

Conformemente a quanto contemplato nell’Accordo di Parigi, che mira a contenere il riscaldamento globale al di sotto del valore soglia di 1,5 gradi Celsius, è indispensabile raggiungere la neutralità climatica entro il 20504. La neutralità climatica può essere raggiunta attraverso la combinazione di metodi, tra cui la riduzione delle emissioni di carbonio favorendo soluzioni a emissioni basse o pari a zero per i trasporti pubblici e privati, ma anche andando in bicicletta o a piedi. Stando alle stime recenti, entro il 2050 circa l’80% della popolazione mondiale vivrà nelle aree urbane, quindi le città forniscono il contesto ideale per trasporre in pratica questi piani ambiziosi.

Benché l’obiettivo della strategia a lungo termine sia collocato in un futuro remoto, le misure dirette per far fronte a inquinamento, emissioni di carbonio o congestione stradale possono avere effetti immediati. La congestione all’interno e nei dintorni delle aree urbane attualmente costa circa 100 miliardi di euro l’anno, vale a dire l’1% del PIL dell’Unione europea6. Inoltre, più di 400.000 morti premature sono direttamente correlate all’inquinamento atmosferico7 . Quindi, l’avvio di misure a lungo termine, quali ad esempio la promozione dell’uso della bicicletta e della mobilità pedonale, ma anche trasporti pubblici a basse emissioni e neutrali dal punto di vista climatico, avranno effetti immediati molto positivi.

Gli eventi della European Mobilty Week in Italia

I 10 insegnamenti tratti dal lockdown per una migliore mobilità urbana


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Il grande giorno dell’apertura dello Science Gateway, centro di educazione scientifica del Cern

Il Cern ha inaugurato Science Gateway, il centro per l’educazione scientifica e la cultura. (altro…)


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Basta affitti insostenibili: la battaglia della studentessa del PoliMi Ilaria Lamera

Ilaria Lamera, studentessa di Ingegneria ambientale al PoliMi, ha deciso di protestare concretamente contro il caro affitti a Milano accampandosi con la sua tenda in piazza Leonardo Da Vinci dal 2 fino al 7 maggio con l’obiettivo di puntare i riflettori su una tematica che sta ostacolando il percorso universitario di moltissimi studenti.

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Digitale

La scelta fra Assange e Google

c:/> 09 Dai Big digitali nuovi sostanziosi gettiti finanziari per il fact-checking pilotato dal controllo politico internazionale

Mentre nonostante abbiano atteso più di un decennio, oggi la stragrande maggioranza della stampa internazionale e anche la nazione brasiliana si sta schierando contro la persecuzione in corso da parte degli USA nei confronti di Julian Assange, e lo fa con una formale lettera di protesta al governo degli Stati Uniti d’America per chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie, il nuovo monopolio dell’informazione digitale si muove nel senso opposto, ovvero verso una implicita censura verso tutto quello che non sia a loro insindacabile arbitrio contrario al politically correct.

“Ottenere e divulgare informazioni sensibili quando è necessario nell’interesse pubblico è una parte fondamentale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato, il nostro discorso pubblico e le nostre democrazie sono resi significativamente più deboli”: questo il testo riportato da New York Times, Le Monde, The Guardian, Der Spiegel ed El País. Testate italiane? Non pervenute!

In compenso Google e YouTube hanno annunciato, infatti, una sovvenzione di 13,2 milioni di dollari per l’International Fact-Checking Network rinforzando la battaglia che da qualche tempo si sta combattendo fra i principali social media di cui abbiamo già scritto. Ad avere in mano la patata non si espongono certo ad essere quelli di Alphabet ma una società dietro le quinte, la Poyntner, scuola di giornalismo no-profit con sede a St. Petersburg in Florida che distribuisce le regalie che riceve da “innocui e imparziali sovvenzionatori” come appunto “Aphabet” ad una rete di 135 organizzazioni di fact-checking in 65 nazioni che coprono oltre ottanta lingue.

Se vogliamo capire di che cosa si tratta e perché si stia verificando proprio in questi giorni occorre ricordare che tutto è iniziato a partire dagli stati di polizia pandemici aa sostegno dell’imposizione vaccinale delle Big Pharma per proseguire poi con la guerra in Ucraina. È evidente come le corporation mediatiche digitali — alla faccia di chi ha il coraggio di dare del dittatore a Musk, o perlomeno soltanto a lui — si stiano definitivamente armando per scendere in campo con tutto quello di cui si ritengono capaci per influenzare le masse e plasmare gli eventi, creando il consenso a tutti i costi seguendo la ben nota scuola Hearst.

Google allunga poi i suoi potenti tentacoli nelle scuole e nelle biblioteche fino a fondare la Google Safety Engineering Center for Content Responsibility (GSEC) a Dublino concepito come «un punto di riferimento regionale per gli esperti Google impegnati a contrastare la diffusione di contenuti illegali e dannosi, nonché un luogo in cui possiamo collaborare con legislatori, ricercatori e autorità nell’ambito della regolamentazione».

“Nello specifico, Google sta operando soprattutto nell’Europa centrale e orientale, attraverso finanziamenti di 2,5 milioni di dollari a TechSoup Europe con l’obiettivo di aiutare le ONG a combattere la disinformazione e di supportare Demagog – sito che controlla la veridicità delle affermazioni dei politici cechi e dei contenuti popolari sui social network – «nella costruzione del suo ecosistema di verifica dei fatti in tutta la regione». YouTube ha lanciato, invece, un’iniziativa di «alfabetizzazione mediatica», chiamata Hit Pause, per «aiutare le persone a valutare i contenuti che guardano e condividono fornendo suggerimenti sull’identificazione delle diverse tattiche di manipolazione utilizzate per diffondere disinformazione». Quest’ultima iniziativa verrà estesa in tutta Europa nei prossimi mesi. Inoltre, Jigsaw – una squadra all’interno di Google che sviluppa ricerca e tecnologia per contrastare i danni online – ha recentemente distribuito una serie di video prebunking come tattica preventiva per aiutare a contrastare le narrazioni anti-rifugiati in tutta l’Europa centrale e orientale” (L’Indipendente).

Sicuramente uno dei primi obiettivi di questi censori con l’aureola demoKratiKa sarà quello di condannare:

  • la libera gestione della salute personale e familiare
  • la denuncia delle manovre di “normalizzazione” e controllo sociale di Klaus Schwab e del suo Great Reset (peraltro da lui stesso vergato nero su bianco) qualificate come complottismo paranoico, reazionario, terroristico ed anti democratico.

Da qui all’oscuramento, o all’equipollente derubricazione dai database dei motori di ricerca, il passo direi che sarà breve.


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