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Basta affitti insostenibili: la battaglia della studentessa del PoliMi Ilaria Lamera

Ilaria Lamera, studentessa di Ingegneria ambientale al PoliMi, ha deciso di protestare concretamente contro il caro affitti a Milano accampandosi con la sua tenda in piazza Leonardo Da Vinci dal 2 fino al 7 maggio con l’obiettivo di puntare i riflettori su una tematica che sta ostacolando il percorso universitario di moltissimi studenti.

“Da anni a questa parte i costi degli affitti milanesi sono fuori portata. Vivere a Milano significa arrivare a spendere 600 euro (spese escluse) per una stanza singola”: si legge nel post pubblicato sui social da La Terna Sinistrorsa, la lista studentesca del Politecnico che ha appoggiato l’iniziativa di Ilaria, ed è stato proprio il disinteresse delle istituzioni rispetto a questa problematica che ha condotto all’azione concreta.
La protesta è nata con l’obiettivo di sensibilizzare in primis le istituzioni, ma anche l’opinione pubblica, rispetto ad una problematica che rende difficile la quotidianità di studenti, ma anche lavoratori, fuorisede come Ilaria che, con il ritorno delle lezioni solo in presenza era costretta a trascorrere 4 ore sui mezzi tra andata e ritorno per poter frequentare.
Dopo mesi passati tra le difficoltà del pendolarismo Ilaria ha deciso di cercare casa a Milano ed è proprio in quel momento che ha visto con i suoi occhi la dura realtà del caro affitto milanese: non meno di 700/800 euro al mese per una stanza singola e insieme a questo l’umiliazione di sentirsi impossibilitati a vivere da soli e dover continuare a dipendere dai propri genitori contro la propria volontà.
Tutto è partito da un pensiero estemporaneo di Ilaria che poi ha preso forma nella protesta, durante i giorni e le notti trascorse in tenda Ilaria ha attirato l’attenzione di numerosi colleghi d’università che si sono fermati per chiedere informazioni su cosa stesse accadendo o semplicemente per chiacchierare e condividere una situazione purtroppo comune. Si è trattato di una protesta pacifica che è stata condotta anche per mezzo di assemblee pubbliche in piazza per aprire un dialogo con chiunque volesse prendervi parte.
Ilaria la sera del 7 maggio ha tolto la sua tenda ma nel piazzale ne sono rimaste altre 11: è il segno di una protesta che non intende fermarsi fino a che non si saranno raggiunti dei risultati concreti.

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Il grande giorno dell’apertura dello Science Gateway, centro di educazione scientifica del Cern

Il Cern ha inaugurato Science Gateway, il centro per l’educazione scientifica e la cultura. (altro…)


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Digitale

La scelta fra Assange e Google

c:/> 09 Dai Big digitali nuovi sostanziosi gettiti finanziari per il fact-checking pilotato dal controllo politico internazionale

Mentre nonostante abbiano atteso più di un decennio, oggi la stragrande maggioranza della stampa internazionale e anche la nazione brasiliana si sta schierando contro la persecuzione in corso da parte degli USA nei confronti di Julian Assange, e lo fa con una formale lettera di protesta al governo degli Stati Uniti d’America per chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie, il nuovo monopolio dell’informazione digitale si muove nel senso opposto, ovvero verso una implicita censura verso tutto quello che non sia a loro insindacabile arbitrio contrario al politically correct.

“Ottenere e divulgare informazioni sensibili quando è necessario nell’interesse pubblico è una parte fondamentale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato, il nostro discorso pubblico e le nostre democrazie sono resi significativamente più deboli”: questo il testo riportato da New York Times, Le Monde, The Guardian, Der Spiegel ed El País. Testate italiane? Non pervenute!

In compenso Google e YouTube hanno annunciato, infatti, una sovvenzione di 13,2 milioni di dollari per l’International Fact-Checking Network rinforzando la battaglia che da qualche tempo si sta combattendo fra i principali social media di cui abbiamo già scritto. Ad avere in mano la patata non si espongono certo ad essere quelli di Alphabet ma una società dietro le quinte, la Poyntner, scuola di giornalismo no-profit con sede a St. Petersburg in Florida che distribuisce le regalie che riceve da “innocui e imparziali sovvenzionatori” come appunto “Aphabet” ad una rete di 135 organizzazioni di fact-checking in 65 nazioni che coprono oltre ottanta lingue.

Se vogliamo capire di che cosa si tratta e perché si stia verificando proprio in questi giorni occorre ricordare che tutto è iniziato a partire dagli stati di polizia pandemici aa sostegno dell’imposizione vaccinale delle Big Pharma per proseguire poi con la guerra in Ucraina. È evidente come le corporation mediatiche digitali — alla faccia di chi ha il coraggio di dare del dittatore a Musk, o perlomeno soltanto a lui — si stiano definitivamente armando per scendere in campo con tutto quello di cui si ritengono capaci per influenzare le masse e plasmare gli eventi, creando il consenso a tutti i costi seguendo la ben nota scuola Hearst.

Google allunga poi i suoi potenti tentacoli nelle scuole e nelle biblioteche fino a fondare la Google Safety Engineering Center for Content Responsibility (GSEC) a Dublino concepito come «un punto di riferimento regionale per gli esperti Google impegnati a contrastare la diffusione di contenuti illegali e dannosi, nonché un luogo in cui possiamo collaborare con legislatori, ricercatori e autorità nell’ambito della regolamentazione».

“Nello specifico, Google sta operando soprattutto nell’Europa centrale e orientale, attraverso finanziamenti di 2,5 milioni di dollari a TechSoup Europe con l’obiettivo di aiutare le ONG a combattere la disinformazione e di supportare Demagog – sito che controlla la veridicità delle affermazioni dei politici cechi e dei contenuti popolari sui social network – «nella costruzione del suo ecosistema di verifica dei fatti in tutta la regione». YouTube ha lanciato, invece, un’iniziativa di «alfabetizzazione mediatica», chiamata Hit Pause, per «aiutare le persone a valutare i contenuti che guardano e condividono fornendo suggerimenti sull’identificazione delle diverse tattiche di manipolazione utilizzate per diffondere disinformazione». Quest’ultima iniziativa verrà estesa in tutta Europa nei prossimi mesi. Inoltre, Jigsaw – una squadra all’interno di Google che sviluppa ricerca e tecnologia per contrastare i danni online – ha recentemente distribuito una serie di video prebunking come tattica preventiva per aiutare a contrastare le narrazioni anti-rifugiati in tutta l’Europa centrale e orientale” (L’Indipendente).

Sicuramente uno dei primi obiettivi di questi censori con l’aureola demoKratiKa sarà quello di condannare:

  • la libera gestione della salute personale e familiare
  • la denuncia delle manovre di “normalizzazione” e controllo sociale di Klaus Schwab e del suo Great Reset (peraltro da lui stesso vergato nero su bianco) qualificate come complottismo paranoico, reazionario, terroristico ed anti democratico.

Da qui all’oscuramento, o all’equipollente derubricazione dai database dei motori di ricerca, il passo direi che sarà breve.


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Round da 300 mila euro per Bookdealer, la piattaforma che aiuta le librerie indipendenti

Bookdealer è la piattaforma di e-commerce che sostiene le librerie indipendenti offrendo loro uno sbocco concreto ed efficace online e che rappresenta l’alternativa etica ad Amazon. La startup è nata nel 2020 da un’idea di tre amici fiorentini – Leonardo, Daniele e Massimiliano – e di Mattia, il titolare de La Libreria del Golem di via Rossini a Torino. (altro…)


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