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Animali

Telecamere nei macelli: associazioni chiedono ‘più tutele per animali, lavoratori, veterinari e consumatori’

Il momento della macellazione, insieme a quello del trasporto, è fra i più delicati in termini di protezione degli animali. Negli ultimi anni in Italia diverse inchieste giornalistiche e delle ONG hanno dimostrato, grazie anche all’utilizzo di telecamere nascoste, casi di maltrattamento sugli animali e gravi violazioni dei diritti dei lavoratori (mancanza di contratti o contratti irregolari, giornate lavorative di 14/15h…). Sono inoltre sempre più frequenti le aggressioni e le minacce ai veterinari. Una situazione, quella italiana, non differente da quelle francese e britannica dove le inchieste delle ONG L214 e Animal Aid, sempre per mezzo di telecamere nascoste, hanno permesso di mostrare esempi di violazioni e maltrattamenti.

Per questo Legambiente, CIWF Italia e Animal Law hanno organizzato a Roma la prima conferenza nazionale “Telecamere nei macelli: più tutele per animali, lavoratori, veterinari e consumatori” per avviare un dibattito pubblico-nazionale sul tema coinvolgendo per la prima volta, intorno allo stesso tavolo, esperti di diversi settori – veterinari e lavoratori, associazioni ambientaliste e di protezione animale, giuristi, consumatori e ricercatori – con l’obiettivo di trovare soluzioni condivise, a partire dalla possibilità di introdurre in Italia una legge che preveda l’obbligo di installare impianti di videosorveglianza in tutti i macelli italiani.

Una richiesta che le tre associazioni indirizzano al Parlamento e che è ben riassunta nel documento presentato a Roma, all’interno del quale spiegano il perché sia importante una normativa di questo tipo. Una legge che permetterebbe tra l’altro, di migliorare la protezione degli animali negli ultimi momenti della loro vita tutelando allo stesso tempo i lavoratori, compresi i veterinari.

“Quello di oggi è stato un evento storico – ha dichiarato Annamaria Pisapia, Direttrice di CIWF Italia Onlus – Per la prima volta abbiamo potuto mostrare le forti interconnessioni tra tutela degli animali e dei lavoratori, sia operatori che veterinari, all’interno dei mattatoi. Il messaggio che ne è emerso è forte e chiaro: la videosorveglianza potrebbe migliorare le condizioni di tutti e fornire ai consumatori le dovute assicurazioni. Da oggi parte il percorso, su cui veglieremo, perché queste istanze si traducano in una proposta di legge”.

“Le sempre più numerose richieste dei cittadini e le inchieste dei mesi scorsi – ha spiegato Nino Morabito, Responsabile benessere animali di Legambiente – dimostrano che le telecamere nei macelli sono uno dei modi in cui le nuove tecnologie possono esser messe, con intelligenza, a servizio dell’interesse collettivo, a beneficio di tutti: animali, veterinari, personale e consumatori. Chiediamo al Parlamento da poco insediato di dare seguito a questa innovativa e giusta istanza”.

“La nostra società ha spiegato Alessandro Ricciuti, Presidente Animal Law – si pone sempre più domande sul trattamento degli animali, anche grazie alle inchieste delle associazioni animaliste, che con telecamere nascoste anno dopo anno denunciano condizioni illegali ed eticamente inaccettabili all’interno di allevamenti e macelli. Per quanto le violazioni alle norme sul benessere animale siano difficili da accertare, lo Stato non può più permettere che a scoprire comportamenti illeciti siano sempre e soltanto le telecamere nascoste. La richiesta di trasparenza viene direttamente dalla società ed è necessario che ottenga una risposta adeguata, nel rispetto delle leggi e dei diritti di tutti i soggetti coinvolti”.

Approfondimenti e numeri:

• In Italia ogni anno vengono macellati circa 700 milioni di animali (Fonte ISTAT)
• Secondo l’ultima indagine sul Benessere animale alla macellazione (PNI 2016 del Ministero della salute) sono state rilevate 490 non conformità in 169 impianti su 1778 macelli controllati, su un totale di 1946 impianti esistenti.
• Sono oltre 11 milioni i suini e oltre 2,5 milioni i bovini macellati ogni anno nella Penisola (Dati FLAI CGIL)
• La filiera del bovino e del suino occupa 120.000 lavoratori con un fatturato di 20 miliardi di euro l’anno (Dati FLAI CGIL)
• La filiera avicola occupa circa 60.000 addetti con un fatturato di 5,5 miliardi di euro (fonte ISMEA 2016)
• Nei prossimi 5 anni il numero dei veterinari pubblici impiegati potrebbe diminuire di oltre il 40% con il rischio di non essere rimpiazzato: infatti ad oggi il 46% dei veterinari che si occupano del controllo degli alimenti di origine animale hanno oggi più di 60 anni (Fonte Simevep).

Per Legambiente, CIWF Italia e Animal Law la videosorveglianza, unita a un controllo serio e frequente, può funzionare. Le telecamere nei macelli possono essere uno strumento prezioso per aiutare a garantire il rispetto della normativa vigente; per limitare, tramite il suo effetto deterrente, le eventuali violazioni della normativa che tutela gli animali; documentare gli eventuali abusi o maltrattamenti nei confronti degli animali da parte del personale operante nel macello; coadiuvare, grazie alle immagini raccolte, la formazione del personale; prevenire gli incidenti e preservare la sicurezza del personale. Proteggere, inoltre, gli impiegati e il responsabile della tutela del benessere animale da intimidazioni e false accuse, contrastare le cattive modalità di stordimento e abbattimento, migliorare le condizioni generale del benessere animale.

Israele è stato il primo paese a rendere obbligatoria, a patire dal 2016, la videosorveglianza con il controllo esterno in tutti i macelli. In India, lo stato indiano di Uttar Pradesh ha reso obbligatoria la videosorveglianza in tutti i macelli. Nel Regno Unito sono state installate volontariamente telecamere nei macelli – nel 53% nei mattatoi di carne rossa e nel 71% di quelli di carne bianca. Le dieci più grandi catene di supermercati esigono che tutti i mattatoi che li riforniscono abbiano messo in opera la videosorveglianza. Inoltre più di 200 parlamentari hanno firmato una mozione a favore dell’introduzione di una legge che rende la videosorveglianza con controlli indipendenti obbligatoria. In Francia, a seguito della denuncia dell’ONG L214 che ha recentemente pubblicato una serie di video-choc all’interno dei macelli francesi, ha preso il via un dibattito nazionale sull’installazione obbligatoria di telecamere nei mattatoi. Nei Paesi Bassi sono state installate volontariamente telecamere nei macelli di pollami e suini. Legambiente, CIWF Italia e Animal Law auspicano che ciò possa avvenire al più presto anche in Italia con l’introduzione di una legge ad hoc che renda obbligatorio l’utilizzo delle telecamere nei macelli, affinché casi come quello scoperto nel 2017 in provincia di Frosinone non si ripetano più.


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Ambiente

La foresta di Bialowieza, il luogo dove è stato salvato dall’estinzione il bisonte europeo

Situata tra Polonia e Bielorussia, la foresta di Bialowieza si erge per più di mille km2 e costituisce ciò che è rimato della foresta vergine che copriva tutta l’Europa Centrale. 876 km2 fanno inoltre parte del Parco Nazionale istituito dalla Polonia e del sito Patrimonio dell’umanità UNESCO. Famosa in tutto il mondo per ospitare il più grande branco in libertà di bisonte europeo – per l’Unesco conta di circa 900 esemplari – la foresta ha una storia centenaria di tutele, istituzioni di riserve di caccia e sfruttamenti da parte delle popolazioni europee.

Il primo a porre una protezione ufficiale a tutela della foresta di Bialowieza fu il re di Polonia Sigismondo il Vecchio nel 1538, istituendo la pena di morte per i bracconieri di bisonti. In precedenza era stata riserva di caccia prima e riserva di cibo per l’esercito del re Ladislao II poi. Dopo molti anni in cui rimase riserva di caccia, lo zar di Russia Paolo I – in seguito alle spartizioni della Confederazione polacco-lituana alla fine del XVIII secolo – rese servi della gleba tutti gli abitanti della foresta e abolì ogni tipo di protezione. Il risultato fu che in 15 anni numerosi cacciatori vi entrarono e la popolazione dei bisonti passo approssimativamente da 500 a 200 individui. Nel 1801 lo zar Alessandro I istituì quindi nuovamente la riserva di Bialowieza e il numero di bisonti salì fino a circa 700 unità. In epoca zarista seguirono poi periodi di tutela alternati a periodi senza protezioni alla foresta, fino alla prima guerra mondiale quando l’esercito imperiale tedesco prese la foresta. Al termine dell’occupazione era stato ucciso ogni esemplare di bisonte europeo del luogo.

Dal 1921 parte della foresta si trova all’interno del Parco Nazionale istituito dal governo polacco, nel quale vennero reintrodotti alcuni esemplari di bisonte europeo, comprati tra i pochi rimasti in alcuni giardini zoologici sparsi per l’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la foresta fu divisa tra Polonia e Bielorussia e nel 1992 venne infine inserita nei siti Patrimonio dell’umanità UNESCO e venne poi riconosciuta come Riserva della Biosfera.

Oggi la foresta ospita la riserva di bisonti europei e moltissime altre specie tra le quali alci, castori, cinghiali, lupi, varie specie di uccelli, cervi e cavalli selvatici. La “riserva stretta” – ovvero la parte più centrale, caratterizzata da una pressoché totale mancanza di ingerenza umana – può essere inoltre visitata con l’accompagnamento di guide specializzate. La foresta è quindi anche una risorsa economica molto importante per i villaggi locali poiché permette un afflusso turistico pressoché continuo. Tuttavia, nella parte polacca, il Parco Nazionale copre solo il 16% dell’estensione totale della foresta e sono in atto numerose proteste, con Greenpeace che negli ultimi anni ha denunciato uno sfruttamento sempre maggiore di legname nella parte della foresta non protetta, anche a fronte di una sentenza della Corte di Giustizia Europea in cui si invitava la Polonia a rispettare i suoi obblighi di protezione forestale.


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Ambiente

Greenpeace: Olanda riduce del 30% gli animali allevati per proteggere l’ambiente

Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per dimezzare le emissioni di azoto nazionali entro il 2030, anche attraverso la riduzione del 30% dei capi allevati. Si tratta del primo Paese in Europa a prendere questa strada, che il mondo scientifico indica ormai da tempo, avvertendo che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore zootecnico, se non si interviene anche sul numero e sulla densità degli animali allevati. L’accordo non lascerà soli gli allevatori: sono stati stanziati 25 miliardi di euro per accompagnare questa transizione. (altro…)


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Animali

Secondo le autorità cinesi il panda gigante non è più a minaccia di estinzione, resta specie vulnerabile

Secondo le autorità cinesi il panda gigante non è più a minaccia di estinzione anche se resta una specie vulnerabile. Secondo le autorità cinesi, il numero di panda gigante in natura è arrivato a 1.800 unità. (altro…)


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