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Animali

Un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione

Un milione di specie animali e vegetali sono a rischio estinzione dato dato che una specie su 8 rischia di sparire dal pianeta. L’allarme è stato lanciato dalla Piattaforma intergovernativa per la biodiversità e i servizi ecosistemici nella riunione Unesco del 6 maggio a Parigi. Gli esperti hanno offerto anche delle speranze, presenti ai lavori vogliono tuttavia continuare a nutrire un briciolo di speranza: evitare il peggio, avvertono, è ancora possibile, a condizione di porre fine all’eccessivo sfruttamento del pianeta terra.

Robert Watson, presidente dell’Ipbes, ha spiegato: “La salute degli ecosistemi da cui dipendiamo, come tutte le altre specie, peggiora in modo più rapido che mai. Le fondamenta stessa delle sue economie, dei mezzi di sussistenza, la sicurezza alimentare, la salute e la qualità di vita nel mondo intero”.

I dati di tre anni di censimenti e di analisi eseguite da centinaia di esperti parlano chiaro In Europa oltre ad api e insetti, a rischio estinzione ci sono l’allodola, la cui popolazione si è ridotta a meno del 50% rispetto agli ultimi 40 anni, la piccola farfalla blu, in calo del 38% dagli anni Settanta, e ancora scoiattoli rossi, pipistrelli e riccio. Per gli scienziati la Terra è all’inizio della sesta estinzione di massa della sua storia, ma si tratta della prima che vede tra i “colpevoli” l’uomo e le sue attività. Negli ultimi secoli infatti sono scomparse già 680 specie di vertebrati.

L’impatto di queste estinzioni infatti sarebbe diretto anche sull’uomo, influenzando il cibo, l’acqua potabile e anche la produzione di farmaci e l’assorbimento dell’anidride carbonica. Il rapporto Onu precisa: “La quantità di elementi della natura che sfruttiamo a vario titolo è immensa. Ed è fondamentale per l’esistenza e la prosperità della vita umana. Anche perché la maggior parte di tali materie prime non è sostituibile”.

François de Rugy, ministro francese dell’Ambiente, ritiene che la perdita di biodiversità sia altrettanto grave rispetto agli effetti del riscaldamento globale e la definisce una “crisi più silenziosa”. Un’allarme che però apre a una speranza, dato che come sottolinea Watson “non è troppo tardi per agire, ma solo se si comincia a farlo adesso a tutti i livelli, locale e mondiale”. Per scongiurare l’estinzione delle specie è necessario fare rapidi interventi politici per regolamentare lo sfruttamento delle terre e delle risorse naturali, come la deforestazione che priva degli habitat le specie a rischio e ancora l’inquinamento.


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Ambiente

La foresta di Bialowieza, il luogo dove è stato salvato dall’estinzione il bisonte europeo

Situata tra Polonia e Bielorussia, la foresta di Bialowieza si erge per più di mille km2 e costituisce ciò che è rimato della foresta vergine che copriva tutta l’Europa Centrale. 876 km2 fanno inoltre parte del Parco Nazionale istituito dalla Polonia e del sito Patrimonio dell’umanità UNESCO. Famosa in tutto il mondo per ospitare il più grande branco in libertà di bisonte europeo – per l’Unesco conta di circa 900 esemplari – la foresta ha una storia centenaria di tutele, istituzioni di riserve di caccia e sfruttamenti da parte delle popolazioni europee.

Il primo a porre una protezione ufficiale a tutela della foresta di Bialowieza fu il re di Polonia Sigismondo il Vecchio nel 1538, istituendo la pena di morte per i bracconieri di bisonti. In precedenza era stata riserva di caccia prima e riserva di cibo per l’esercito del re Ladislao II poi. Dopo molti anni in cui rimase riserva di caccia, lo zar di Russia Paolo I – in seguito alle spartizioni della Confederazione polacco-lituana alla fine del XVIII secolo – rese servi della gleba tutti gli abitanti della foresta e abolì ogni tipo di protezione. Il risultato fu che in 15 anni numerosi cacciatori vi entrarono e la popolazione dei bisonti passo approssimativamente da 500 a 200 individui. Nel 1801 lo zar Alessandro I istituì quindi nuovamente la riserva di Bialowieza e il numero di bisonti salì fino a circa 700 unità. In epoca zarista seguirono poi periodi di tutela alternati a periodi senza protezioni alla foresta, fino alla prima guerra mondiale quando l’esercito imperiale tedesco prese la foresta. Al termine dell’occupazione era stato ucciso ogni esemplare di bisonte europeo del luogo.

Dal 1921 parte della foresta si trova all’interno del Parco Nazionale istituito dal governo polacco, nel quale vennero reintrodotti alcuni esemplari di bisonte europeo, comprati tra i pochi rimasti in alcuni giardini zoologici sparsi per l’Europa. Dopo la Seconda Guerra Mondiale la foresta fu divisa tra Polonia e Bielorussia e nel 1992 venne infine inserita nei siti Patrimonio dell’umanità UNESCO e venne poi riconosciuta come Riserva della Biosfera.

Oggi la foresta ospita la riserva di bisonti europei e moltissime altre specie tra le quali alci, castori, cinghiali, lupi, varie specie di uccelli, cervi e cavalli selvatici. La “riserva stretta” – ovvero la parte più centrale, caratterizzata da una pressoché totale mancanza di ingerenza umana – può essere inoltre visitata con l’accompagnamento di guide specializzate. La foresta è quindi anche una risorsa economica molto importante per i villaggi locali poiché permette un afflusso turistico pressoché continuo. Tuttavia, nella parte polacca, il Parco Nazionale copre solo il 16% dell’estensione totale della foresta e sono in atto numerose proteste, con Greenpeace che negli ultimi anni ha denunciato uno sfruttamento sempre maggiore di legname nella parte della foresta non protetta, anche a fronte di una sentenza della Corte di Giustizia Europea in cui si invitava la Polonia a rispettare i suoi obblighi di protezione forestale.


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Ambiente

Greenpeace: Olanda riduce del 30% gli animali allevati per proteggere l’ambiente

Il governo olandese ha reso noti i suoi piani per dimezzare le emissioni di azoto nazionali entro il 2030, anche attraverso la riduzione del 30% dei capi allevati. Si tratta del primo Paese in Europa a prendere questa strada, che il mondo scientifico indica ormai da tempo, avvertendo che le soluzioni tecnologiche non sono sufficienti a ridurre gli impatti del settore zootecnico, se non si interviene anche sul numero e sulla densità degli animali allevati. L’accordo non lascerà soli gli allevatori: sono stati stanziati 25 miliardi di euro per accompagnare questa transizione. (altro…)


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Animali

Secondo le autorità cinesi il panda gigante non è più a minaccia di estinzione, resta specie vulnerabile

Secondo le autorità cinesi il panda gigante non è più a minaccia di estinzione anche se resta una specie vulnerabile. Secondo le autorità cinesi, il numero di panda gigante in natura è arrivato a 1.800 unità. (altro…)


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