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Round da 300 mila euro per Bookdealer, la piattaforma che aiuta le librerie indipendenti

Bookdealer è la piattaforma di e-commerce che sostiene le librerie indipendenti offrendo loro uno sbocco concreto ed efficace online e che rappresenta l’alternativa etica ad Amazon. La startup è nata nel 2020 da un’idea di tre amici fiorentini – Leonardo, Daniele e Massimiliano – e di Mattia, il titolare de La Libreria del Golem di via Rossini a Torino.

Oggi Bookdealer è una realtà in rapida crescita. I numeri parlano chiaro: la piattaforma piace a tutti, librai e lettori. Dalla nascita ad oggi sono più di 700 le librerie indie che hanno scelto di vendere anche online con Bookdealer, quasi un quarto di quelle complessivamente presenti sul territorio nazionale. Il fatturato globale per le librerie iscritte ha superato 1.300.000 € (con una crescita del 300% dal 2020), gli utenti iscritti alla piattaforma sono oltre 50.000, 1.300 gli accessi medi giornalieri al sito e oltre 100.000 i libri venduti. Ed anche in Piemonte la piattaforma si è rivelata un grande successo. Solo a Torino sono già 27 le librerie iscritte alla piattaforma, 3 in provincia – a Chieri, Avigliana e Carmagnola – e 14 nel resto della Regione. Grazie a Bookdealer le librerie indipendenti iscritte alla piattaforma hanno aumentato il loro fatturato in media del 10%, spedendo in tutto il mondo.

In questi giorni la startup ha lanciato una campagna su Mamacrowd, la più importante piattaforma italiana per investimenti in equity crowdfunding. Questo nuovo round, che ha l’obiettivo di raccogliere 300.000 Euro, punta a rendere sempre più competitiva la piattaforma in un mercato del libro il cui valore mondiale è di oltre 92 miliardi di dollari e che in Italia si aggira intorno al miliardo e settecento milioni.

Con i fondi raccolti Bookdealer allargherà il proprio business ad altri mercati, inserendo quello dei libri usati (che da solo vale 850 milioni di Euro), la scolastica, i libri in lingua e i prodotti digitali. È in programma anche l’integrazione nella piattaforma di tecnologie all’avanguardia per rendere sempre più immersiva e soddisfacente l’esperienza di acquisto dell’utente.

Partecipando alla raccolta fondi gli investitori non solo prenderanno parte alla “rivoluzione delle librerie indipendenti” ma potranno detrarre il loro investimento e usufruire del beneficio fiscale (30%) grazie allo status di PMI innovativa di Bookdealer.

“Bookdealer è la piattaforma per tutti quelli che amano leggere e, conoscendo l’importanza delle librerie di quartiere, vogliono aiutarle” dichiara Leonardo Taiuti, uno dei fondatori della startup. “È il piacere di acquistare un libro con la soddisfazione di sostenere concretamente un mondo importantissimo, fatto presidi culturali essenziali per il nostro Paese. Per questo Bookdealer è senza dubbio una scelta etica. Non è l’algoritmo a offrire consigli di lettura ma i librai stessi e a consegnare è il libraio che porta i volumi a domicilio, spesso in bicicletta, rendendo ogni consegna unica, sostenibile e assolutamente umana”.

“I nostri consigli di lettura – prosegue Mattia Garavaglia – piacciono non solo ai nostri lettori di Torino ma anche fuori dalla città. Il bello di Bookdealer sono i consigli che offriamo gratuitamente sulla piattaforma ai lettori e molti si sono avvicinati a noi apprezzando la nostra ricerca. Per le librerie il bello di approdare su Bookdealer è che oggi riescono ad essere vicini ai loro lettori ma riescono a conoscere tante altre persone; il web è davvero uno strumento prezioso capace di abbattere i gradi di separazione. Bookdealer ci ha avvicinato ad un pubblico nuovo e ogni incontro è sempre uno stimolo. Grazie a Bookdealer riusciamo a fare decisamente meglio di Amazon. E ne andiamo fieri. Il bello è che, a differenza di Amazon, noi consegniamo anche nel giro di poche ore. Basta uscire e caricare la bicicletta!”

La piattaforma Bookdealer è gratuita per le librerie, che si iscrivono e creano il proprio account, con tanto di consigli e profili dei librai, grazie a un’interfaccia semplice, veloce ed efficace che consente loro di raggiungere i clienti anche sul web. E di guadagnare su ogni singola vendita.

Bookdealer è gratuita per i lettori, che possono navigare tra i suggerimenti di lettura dei librai – quelli del cuore o altri dei quali ignoravano persino l’esistenza. Acquistare un libro su Bookdealer è una scelta etica che non ha sovrapprezzo. I prezzi dei volumi sono quelli di copertina e la consegna è gratuita se effettuata a domicilio dal libraio, con tanto di cashback. Ovviamente c’è anche la possibilità di farsi recapitare a casa i libri con il corriere, o di recarsi personalmente in libreria per il ritiro.


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Il grande giorno dell’apertura dello Science Gateway, centro di educazione scientifica del Cern

Il Cern ha inaugurato Science Gateway, il centro per l’educazione scientifica e la cultura. (altro…)


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Basta affitti insostenibili: la battaglia della studentessa del PoliMi Ilaria Lamera

Ilaria Lamera, studentessa di Ingegneria ambientale al PoliMi, ha deciso di protestare concretamente contro il caro affitti a Milano accampandosi con la sua tenda in piazza Leonardo Da Vinci dal 2 fino al 7 maggio con l’obiettivo di puntare i riflettori su una tematica che sta ostacolando il percorso universitario di moltissimi studenti.

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Digitale

La scelta fra Assange e Google

c:/> 09 Dai Big digitali nuovi sostanziosi gettiti finanziari per il fact-checking pilotato dal controllo politico internazionale

Mentre nonostante abbiano atteso più di un decennio, oggi la stragrande maggioranza della stampa internazionale e anche la nazione brasiliana si sta schierando contro la persecuzione in corso da parte degli USA nei confronti di Julian Assange, e lo fa con una formale lettera di protesta al governo degli Stati Uniti d’America per chiedere la fine delle persecuzioni giudiziarie, il nuovo monopolio dell’informazione digitale si muove nel senso opposto, ovvero verso una implicita censura verso tutto quello che non sia a loro insindacabile arbitrio contrario al politically correct.

“Ottenere e divulgare informazioni sensibili quando è necessario nell’interesse pubblico è una parte fondamentale del lavoro quotidiano dei giornalisti. Se questo lavoro viene criminalizzato, il nostro discorso pubblico e le nostre democrazie sono resi significativamente più deboli”: questo il testo riportato da New York Times, Le Monde, The Guardian, Der Spiegel ed El País. Testate italiane? Non pervenute!

In compenso Google e YouTube hanno annunciato, infatti, una sovvenzione di 13,2 milioni di dollari per l’International Fact-Checking Network rinforzando la battaglia che da qualche tempo si sta combattendo fra i principali social media di cui abbiamo già scritto. Ad avere in mano la patata non si espongono certo ad essere quelli di Alphabet ma una società dietro le quinte, la Poyntner, scuola di giornalismo no-profit con sede a St. Petersburg in Florida che distribuisce le regalie che riceve da “innocui e imparziali sovvenzionatori” come appunto “Aphabet” ad una rete di 135 organizzazioni di fact-checking in 65 nazioni che coprono oltre ottanta lingue.

Se vogliamo capire di che cosa si tratta e perché si stia verificando proprio in questi giorni occorre ricordare che tutto è iniziato a partire dagli stati di polizia pandemici aa sostegno dell’imposizione vaccinale delle Big Pharma per proseguire poi con la guerra in Ucraina. È evidente come le corporation mediatiche digitali — alla faccia di chi ha il coraggio di dare del dittatore a Musk, o perlomeno soltanto a lui — si stiano definitivamente armando per scendere in campo con tutto quello di cui si ritengono capaci per influenzare le masse e plasmare gli eventi, creando il consenso a tutti i costi seguendo la ben nota scuola Hearst.

Google allunga poi i suoi potenti tentacoli nelle scuole e nelle biblioteche fino a fondare la Google Safety Engineering Center for Content Responsibility (GSEC) a Dublino concepito come «un punto di riferimento regionale per gli esperti Google impegnati a contrastare la diffusione di contenuti illegali e dannosi, nonché un luogo in cui possiamo collaborare con legislatori, ricercatori e autorità nell’ambito della regolamentazione».

“Nello specifico, Google sta operando soprattutto nell’Europa centrale e orientale, attraverso finanziamenti di 2,5 milioni di dollari a TechSoup Europe con l’obiettivo di aiutare le ONG a combattere la disinformazione e di supportare Demagog – sito che controlla la veridicità delle affermazioni dei politici cechi e dei contenuti popolari sui social network – «nella costruzione del suo ecosistema di verifica dei fatti in tutta la regione». YouTube ha lanciato, invece, un’iniziativa di «alfabetizzazione mediatica», chiamata Hit Pause, per «aiutare le persone a valutare i contenuti che guardano e condividono fornendo suggerimenti sull’identificazione delle diverse tattiche di manipolazione utilizzate per diffondere disinformazione». Quest’ultima iniziativa verrà estesa in tutta Europa nei prossimi mesi. Inoltre, Jigsaw – una squadra all’interno di Google che sviluppa ricerca e tecnologia per contrastare i danni online – ha recentemente distribuito una serie di video prebunking come tattica preventiva per aiutare a contrastare le narrazioni anti-rifugiati in tutta l’Europa centrale e orientale” (L’Indipendente).

Sicuramente uno dei primi obiettivi di questi censori con l’aureola demoKratiKa sarà quello di condannare:

  • la libera gestione della salute personale e familiare
  • la denuncia delle manovre di “normalizzazione” e controllo sociale di Klaus Schwab e del suo Great Reset (peraltro da lui stesso vergato nero su bianco) qualificate come complottismo paranoico, reazionario, terroristico ed anti democratico.

Da qui all’oscuramento, o all’equipollente derubricazione dai database dei motori di ricerca, il passo direi che sarà breve.


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