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Mobilità sostenibile

‘Muoviamoci bene Piemonte’: boom per la sharing mobility ma continua a prevalere l’uso dell’auto privata

Elettrificazione della mobilità privata, sistemi di sharing mobility sempre più articolati e semplici da usare, mobilità collettiva in sede protetta con tempi affidabili e aggiornamenti sugli smartphone, strade e piazze libere dalle auto e quindi sicure per gli spostamenti a piedi e in bicicletta ma anche per ripiantare alberi e creare spazi per una diversa vivibilità urbana. Sono questi per Legambiente gli ingredienti fondamentali per ridisegnare lo spazio pubblico e liberare le città dallo smog. Se n’è parlato oggi a Torino a Muoviamoci Bene, il Forum per la Mobilità Nuova in Piemonte, iniziativa organizzata da Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta in partnership con OFO, EnerPoint, ABB, EnelX, RWA Consulting, Wetaxi che è stata anche l’occasione per presentare i risultati del progetto Erasmus+ “S.T.R.E.E.T. Sustainable Transport Education for Environment and Tourism”, percorso triennale per la formazione dei Manager della Mobilità e del Turismo Sostenibile.

“Siamo consapevoli che le nostre città potranno tornare a respirare soltanto con una disponibilità al cambiamento di abitudini da parte dei cittadini, un protagonismo del mondo imprenditoriale e il necessario indirizzo della politica -ha dichiarato Fabio Dovana, presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Oggi si moltiplicano i mezzi e i servizi messi a disposizione dalle aziende della green mobility con grande interesse e risposta da parte delle persone, ma sono le istituzioni a seguire con affanno questo dinamismo. Basti pensare che dopo più di 3 anni di gestazione, siamo ancora in attesa che la Regione Piemonte approvi il nuovo “Piano regionale antismog” -vecchio ormai di 18 anni- e che tanti sindaci, anziché continuare a fare la danza della pioggia, recepiscano le seppur limitate misure previste dal protocollo padano antismog”.

Sono infatti ancora 6 su 44 i comuni piemontesi inadempienti a 7 mesi dall’entrata in vigore del protocollo. Tra questi spicca per grandezza Ivrea, ma non hanno ancora adottato specifiche ordinanze neanche Casale Monferrato, Trecate, Caselle Torinese, Volpiano, Mappano. Soltanto Torino, nel recepire il protocollo interregionale, ha deciso di estendere i provvedimenti antismog anche ai veicoli diesel Euro5 ma non è stata seguita da nessun altro Comune piemontese.

Ma i provvedimenti antismog, che continuano ad essere prevalentemente di tipo emergenziale e non strutturali, finora non sono riusciti a scalfire il record di auto per numero di abitanti: il tasso di motorizzazione arriva a 64 auto ogni 100 abitanti a Torino e a 70 a Cuneo e Biella, contro le 17 ogni 100 abitanti di Parigi, le 33 di Londra e le 39 di Berlino.

Se da un lato continua quindi a prevalere l’uso dell’auto personale al tempo stesso le varie forme di sharing mobility diventano sempre più popolari ed utilizzate. Secondo la terza rilevazione semestrale dell’Osservatorio sulla Mobilità di Lorien Consulting condotto in collaborazione con Legambiente, è in atto un vero e proprio boom: la conoscenza e l’utilizzo dei vari servizi di car-sharing quasi raddoppia rispetto a solo un anno fa. Al momento però, in media, gli italiani conoscono il nome di poco più di un solo servizio di sharing mobility. Sono infatti ancora molto poco diffusi su tutto il territorio nazionale.

Le limitazioni di circolazione nei centri città sono il motivo principale per l’utilizzo dello sharing. Seguono una scelta ecologica ed economica. Ad oggi addirittura il 9% degli utilizzatori dei sistemi di sharing mobility ha rinunciato completamente all’auto privata o si appresta a sostituirla. Al tempo stesso i livelli di mobilità degli italiani sono diventati piuttosto multiformi: in media si utilizzano ben 2,6 mezzi differenti nella stessa settimana. I più multi-modali di tutti sono proprio gli utenti della sharing mobility che utilizzano in media altri 5 mezzi (oltre ai servizi di sharing).

“Qualsiasi ulteriore riduzione dell’inquinamento -dichiara Andrea Poggio, responsabile nazionale mobilità sostenibile e stili di vita di Legambiente– obbliga a un salto tecnologico e a cambiamenti importanti negli stili di mobilità: una quota crescente di veicoli a zero emissioni, veicoli elettrici o a idrogeno, generati da fonti rinnovabili. Anche l’Europa dovrebbe introdurre ‘quote obbligatorie’ di mercato di veicoli elettrici, come fanno la Cina, la California e altri dieci stati USA. Legambiente sta chiedendo all’Europa e all’Italia quote progressivamente crescenti di ZEV, sino al 100% dopo il 2030, accompagnate da divieti di circolazione sempre più severi per i veicoli a combustione nei centri città e poi in tutte le aree urbane inquinate”.

Lo strumento più interessante e riconosciuto a disposizione delle amministrazioni comunali per rendere sostenibile la mobilità urbana sono i PUMS (Piani Urbani Mobilità Sostenibile), riconosciuti dalle autorità comunitarie per raggiungere gli obiettivi climatici ed energetici in ambito urbano e diventati un obbligo anche in Italia con il decreto del 2017 a firma del Ministro dei Trasporti Graziano Delrio. Devono adottare il PUMS entro il 5 ottobre 2019 tutte le Città Metropolitane, gli Enti di area vasta e i Comuni singoli e aggregati superiori a 100.000 abitanti.

Per Legambiente i PUMS sono un’occasione per promuovere soprattutto una mobilità, sia pubblica che privata, attiva (piedi e bici) e con mezzi a zero emissioni (dalla micromobilità all’autobus). Ma non solo. Come ben spiegato nei diversi contributi presenti nel libro Green Mobility (Edizioni Ambiente, 2018), tra i quali quello di Maria Berrini che ha diretto a Milano la scrittura del nuovo PUMS, il cambiamento della mobilità nelle città presuppone ed è l’occasione per ridisegnare lo spazio pubblico, strada per strada, piazza dopo piazza, un quartiere alla volta. In modo partecipato e dal basso, ridisegnando lo spazio oggi occupato da parcheggi e carreggiate, per ospitare anche funzioni nuove, destinate alla mobilità (corsie preferenziali, piste ciclabili, zone pedonali, 30 all’ora, mobilità di prossimità), ma anche al drenaggio delle acque, al verde, al turismo (tavolini e ombrelloni), al mercato, alla socialità (dalla panchina al campo di bocce), al gioco (più bambini e meno auto).

“Le amministrazioni locali nei prossimi anni dovranno agevolare con decisione la mobilità dolce, privilegiare veicoli elettrici o ibridi e mettere al bando i diesel con una strategia a tappe ravvicinate per arrivare a città libere dai diesel entro il 2025 -aggiunge il presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta Fabio Dovana-. Al tempo stesso è necessario un ulteriore impegno da parte della Regione per rilanciare il trasporto ferroviario anche come strumento utile al miglioramento della qualità dell’aria. In tal senso è positivo l’impegno a stanziare maggiori risorse per il trasporto ferroviario e a riattivare a fine 2018 la linea Casale Monferrato-Mortara e a metà 2019 la Casale Monferrato-Vercelli. Servono però tempi certi anche per la riattivazione delle altre linee sospese e per l’ammodernamento e la messa in sicurezza di buona parte della rete ferroviaria regionale. Per questo bisogna con forza dire basta risorse alle autostrade e alle grandi opere inutili come la Torino-Lione e il Terzo Valico e dare invece priorità al trasporto ferroviario locale e al potenziamento di tram e metropolitane nelle città”.

Il dossier “Muoviamoci Bene Piemonte” è scaricabile a questo link:

http://www.legambientepiemonte.it/comunicati-stampa/muoviamoci-bene-2018/


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I registri delle biciclette a cui iscrivere bici, ebike o monopattini per evitare il furto

Il furto delle biciclette è una pratica che segue la tendenza di crescita dell’uso delle bici  e che si allarga alle ebike e ai monopattini.

Uno dei deterrenti al furto e un modo per ritrovare la bicicletta dopo un furto è iscrivere il mezzo in un registro. Purtroppo non esiste ancora un servizio nazionale pubblico che permetterebbe di proteggere al meglio il proprio ciclo. Esistono servizi di enti pubblici a livello locale e servizi gestiti da aziende private.

Il Registro italiano bici collabora con diverse amministrazioni comunali. È possibile ottenere un certificato digitale di proprietà oppure fare un auto dichiarazione.

Il Progetto Bici Sicura fa in modo che la bici sia marchiata e resa identificabile e inserita in un  data base consultabile.

Biciradar è invece un’app con cui compilare una scheda bici utile per documentare in ogni momento la proprietà della bicicletta.

Il Registro Nazionale Cicli a sua volta  permette l’invio di un Certificato di Registrazione su cui il proprietario puó richiedere eventuali cambi di possesso.

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