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Laghi di Plastica anche nelle Alpi e Prealpi trentine e lombarde

Microplastiche, frammenti e residui di polietilene sedimentano anche nei laghi in alta e altissima quota: questa una delle considerazioni più preoccupanti che emergono dai primi risultati della ricerca effettuata sui sedimenti prelevati sulle spiagge di 14 laghi alpini e subalpini trentini e lombardi e condotta da AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) in collaborazione con la Cooperativa E.R.I.C.A. e l’Università degli Studi di Milano – Dipartimento Scienze e Politiche Ambientali ha condotto nel corso dell’ultima edizione del Keep Clean And Run -l’eco maratona più lunga al mondo – svoltasi tra aprile e maggio dello scorso anno. Durante l’evento è stata condotta una campagna di campionamenti sui sedimenti delle spiagge di 14 laghi alpini e subalpini, i cui risultati sono stati pubblicati nel dossier intitolato “Laghi di Plastica”, consultabile sul sito https://www.envi.info/it/laghi-di-plastica/ , e che confermano quanto il problema delle microplastiche sia sempre più importante e interessi anche gli ecosistemi lacustri.

Dando seguito agli studi già effettuati negli scorsi anni prima sulle acque del fiume Po (“Un Po di plastica”) e poi sui nevai della Valle d’Aosta (“Nevica Plastica”), si è pensato, su idea del testimonial eco-runner, Roberto Cavallo, di analizzare i sedimenti delle spiagge dei 14 laghi presenti sul percorso delle 7 tappe dell’edizione 2023 dell’eco maratona. Sono stati effettuati mediamente tre campionamenti su ognuno dei laghi incontrati lungo il percorso della corsa, dai laghi alpini in quota fino ai grandi laghi subalpini altamente antropizzati, per un totale di 44 campionamenti sui laghi Fedaia, Soraga, Delle Piazze, Levico, Caldonazzo, Toblino, Santa Massenza, Cavedine, Malga Campo di Drena, Garda, Ledro, Idro, Moro e Iseo.

I campioni di sedimenti sono stati poi trattati ed analizzati dall’Università degli Studi di Milano, sotto la direzione del Professor Marco Parolini del Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali che, partecipando in prima persona ad alcune tappe dell’eco maratona, ha coordinato i ricercatori sul campo per effettuare i campionamenti nei siti ritenuti più idonei in relazione all’accessibilità e alla presenza di potenziali sorgenti di contaminazione quali strade, fiumi, paesi e città.

Sono stati identificati in laboratorio un totale di 135 oggetti classificabili come microplastiche (di dimensioni comprese tra i 74 e i 980 μm) di cui il 70% classificabili come fibre e il 30% come frammenti. Sono stati anche isolati frammenti di mesoplastiche dai sedimenti di soli 5 laghi (Fedaia, Soraga, Caldonazzo, Garda e Iseo), con dimensioni comprese tra i 78 e i 13 mm,

Le microplastiche sono state quindi analizzate mediante micro­scopia accoppiata a spettroscopia infrarossa a trasformata di Fourier (μ-FTIR) presso i laboratori del Dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica dell’Università del Piemonte Orientale sotto la supervisione della Professoressa Valentina Gianotti, così da verificarne e identificarne la composizione polimerica: Il poli­mero più abbondante è stato il polietilene tereftalato/PET (45%) se­guito da cellophane (17%), copolimeri di polietilene e polipropilene (9%) e polietilene (7%); le mesoplastiche invece erano principalmente composte da polipropilene (46%) e polietilene (45%).

Come ci si poteva attendere i laghi più contaminati (calcolati in MP per kg di sedimento secco) sono risultati quelli più antropizzati (Garda, Idro, Iseo, Moro e Caldonazzo) ovvero quelli maggiormente frequentati dai turisti ed escursionisti: la concentrazione di microplastiche diminuisce nei laghi ad un’altitudine maggiore (Fedaia, Malga Campo di Drena) caratterizzati da un impatto antropico minore.

Il dato che tuttavia fa più riflettere è però la presenza di microplastiche anche nei laghi alpini in quota, in aree a bassa o bassissima antropizzazione originate dalla de­gradazione di oggetti abbandonati involontariamente o deliberatamente (littering) così come dall’usura di capi di abbigliamento e delle attrezzature sportive. Tali frammenti possono rimanere negli ecosistemi acquatici per un periodo molto lungo entrando nelle catene trofiche. Oltre alle cause dirette, anche il vento e i fenomeni atmosferici possono contribuire al trasporto e alla diffusione delle mi­croplastiche anche in luoghi più remoti e meno frequentati.

“La corsa raccogliendo i rifiuti, il plogging, dimostra come si possa abbinare, con successo e leggerezza, un gesto sportivo ad un impegno ambientale; il gesto può essere ancora più significativo se, attraverso una rete di soggetti, è accompagnato da una ricerca attraverso il moderno approccio della Citizen’s Science: ognuno di noi, infatti, può contribuire a comprendere sempre meglio lo stato di salute dell’ambiente che abitiamo. Questa ricerca da seguito alle precedenti attività sul fiume Po (Un Po di plastica) e sulle montagne valdostane (Nevica Plastica) e, purtroppo, dimostra ancora una volta come l’impatto delle nostre attività sia ubiquitario, ma che con semplici gesti e un po’ di impegno possiamo invertire la rotta!”.” commenta Roberto Cavallo, testimonial, promotore e ideatore dello studio, in partenza per la nuova edizione di Keep Clean And Run, che si svolgerà il prossimo aprile e il cui percorso verrà svelato in una presentazione che si svolgerà presso il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.

“”Le microplastiche sono da considerarsi dei contaminanti ubiquitari, tanto che sono comunemente riscontrabili negli ecosistemi acquatici e terrestri. I risultati del presente progetto hanno confermato come la contaminazione da microplastiche nei laghi dipenda principalmente dalla vicinanza delle sorgenti di rilascio e pressione antropica che caratterizza gli ecosistemi monitorati”, aggiunge Marco Parolini, professore associato e ricercatore di Ecologia al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano.

Lo studio è stato realizzato grazie al contributo di A2A e Fondazione CARITRO


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Digitale

Ecosia, il browser più green e sostenibile

Nel vasto panorama dei browser web disponibili, Ecosia spicca per la sua missione ecologica e sociale. Ecosia non è solo un motore di ricerca che si distingue per il suo impegno nell’affrontare le sfide ambientali del nostro tempo. Ecosia non è solo un browser, ma un’idea che incarna l’unione tra tecnologia e sostenibilità.

Lanciato nel 2009 da Christian Kroll, Ecosia ha abbracciato un approccio unico nel mondo digitale: utilizzare i profitti delle ricerche online per piantare alberi in tutto il mondo. Questa iniziativa, supportata da un modello di business trasparente, ha catturato l’attenzione di milioni di utenti desiderosi di fare la propria parte nella lotta contro la deforestazione e il cambiamento climatico.

Il funzionamento di Ecosia è semplice ed efficace. Ogni ricerca effettuata genera entrate pubblicitarie, che vengono poi utilizzate per finanziare progetti di riforestazione in varie parti del globo. Ecosia afferma di piantare un albero ogni 45 ricerche effettuate tramite il loro motore di ricerca. Inoltre, il browser si impegna per la trasparenza finanziaria, pubblicando rapporti mensili sulle entrate e sulle spese.

Fin dalla sua fondazione, Ecosia ha raggiunto risultati significativi nella lotta alla deforestazione e al cambiamento climatico. Oltre a piantare milioni di alberi in regioni colpite dalla deforestazione, il browser contribuisce anche alla creazione di posti di lavoro locali e all’aumento della biodiversità.

Oltre alla sua missione ecologica, Ecosia si impegna per la privacy e la sicurezza degli utenti. Utilizza crittografia HTTPS per garantire una connessione sicura e non traccia le ricerche degli utenti né vende i loro dati a terze parti. Questo impegno per la privacy è un altro motivo per cui sempre più persone scelgono di utilizzare Ecosia come loro browser predefinito.

In un’epoca in cui la consapevolezza ambientale è sempre più importante, Ecosia si distingue come un’opzione di navigazione web che fa la differenza. Ogni ricerca effettuata è un piccolo passo verso un futuro più sostenibile. Con Ecosia, navigare in rete non è solo un atto quotidiano, ma anche un modo tangibile per contribuire alla protezione del nostro pianeta.

Con il suo impegno per la riforestazione e la protezione dell’ambiente, continua a ispirare milioni di persone in tutto il mondo a fare la loro parte per un mondo migliore.


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In Evidenza

Keep Clean and Run 2024: 300 km di corsa, 260 kg di rifiuti raccolti e oltre 1200 partecipanti

Si è conclusa la decima edizione di Keep Clean and Run: l’eco-runner Roberto Cavallo, promotore dell’iniziativa, e l’ultra-runner e attivista ambientale Oliviero Alotto hanno corso sette maratone di plogging in sette giorni, partendo da Torino il 17 aprile e arrivando a Roma il 23 aprile, passando per Milano, Bologna, Firenze, Perugia e L’Aquila. Oltre 300 km raccogliendo i rifiuti incontrati sul percorso e sostenendo iniziative di pulizia nei comuni, 40 in tutto, che hanno aderito alla manifestazione. A seguito dell’ultima tappa di Roma, Roberto Cavallo e una delegazione di sponsor e partner della manifestazione sono stati ricevuti in Vaticano da Papa Francesco. (altro…)


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Clima

Lo stato del clima in Europa nel 2023, il secondo anno più caldo. In due anni i ghiacciai delle Alpi hanno perso un decimo del loro volume

Il Copernicus ECMWF Climate Change Service  e la World Meteorological Organization hanno pubblicato il rapporto sullo stato del clima europeo ESOTC nel 2023. I dati sono presentati nel sito con molte infografiche
e corredati da animazioni. E’ stato l’ennesimo anno in cui gli impatti del Cambiamento Climatico hanno colpito milioni di persone.

Dai numerosi indicatori utilizzati si scopre che  il 2023 è stato l’anno più caldo o il secondo più caldo mai registrato, a seconda del dataset. I tre anni più caldi mai registrati per l’Europa si sono verificati tutti dal 2020 e i dieci più caldi dal 2007.

Il rapporto sullo stato europeo del clima rivela che l’Europa ha vissuto un numero record di giorni con “stress termico estremo” nel 2023. Dal 1970, il caldo estremo è stato la principale causa di decessi connessi al clima e al clima in Europa, con un notevole aumento dal 2000.
Le precipitazioni sono state complessivamente sopra la media del 7% con il fondamentale contributo della forte piovosità nei Paesi intorno al Mare del Nord; record di caldo per i mari, con anomalie fino a +5,5 °C in luglio e agosto nel Mediterraneo e di estensione degli incendi forestali, ma anche di portata dei fiumi in dicembre, con diffuse inondazioni in Europa centrale; inoltre i ghiacciai delle Alpi hanno perso un decimo del loro volume in appena due estati nel 2022 e 2023
Il rapporto rivela che nel 2023, un terzo della rete fluviale europea ha visto i flussi fluviali superare la soglia “alta” delle inondazioni, e il 16% superare la soglia “grave” e che la temperatura media della superficie del mare per l’oceano europeo è stata la più calda mai registrata. Parti del Mar Mediterraneo e dell’Oceano Atlantico nordorientale hanno visto la loro media annuale più calda mai registrata.

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