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Il 5 febbraio a Torino Food Waste Camp 2020 : le reti locali si confrontano sullo spreco di cibo

Food Waste Camp è l’iniziativa che punta a riunire tutti quei “piccoli” soggetti del terzo settore che tutti i giorni sono impegnati a contrastare uno dei fenomeni più inquietanti dei nostri giorni che, dati alla mano, genera ripercussioni negative a livello sociale, ambientale ed economico.

L’obiettivo del Camp è quello di favorire la conoscenza tra le realtà attive nell’area torinese, scambiarsi idee e prospettive provando a misurarsi con attori e realtà diverse. Infatti tra gli ospiti ci saranno anche Paolo Azzurro (coordinatore tecnico-scientifico del progetto ANCI-MATTM sulla prevenzione degli sprechi alimentari) e Michele Pancaldi (coordinatore del progetto Ecowaste4Food di Ferrara). Senza dimenticare la presenza Agenzia Sviluppo Locale San Salvario, Fondazione Mirafiori, Compagnia di San Paolo, Circoscrizione 3 e Regione Piemonte.

Per Alessia Toldo (Atlante del Cibo di Torino Metropolitana) “questa è un’importante occasione per passare dalle narrazioni della rete e dell’approccio sistemico a una loro reale e concreta operatività, che necessita di un primo confronto fra tutti i soggetti del territorio coinvolti”.
“È un imprescindibile momento di condivisione e di discussione che, ci auguriamo – dice Tiziana Pia (Città metropolitana di Torino) – potrà dare modo anche agli Amministratori locali di conoscere meglio il tema e interfacciarsi con quanti già sono attivi sul territorio. Affrontare insieme le problematiche, i dubbi, le contraddizioni, oltre che valorizzare quanto di buono è già stato fatto, non solo per sostenere l’esistente ma anche per gettare le fondamenta di nuove collaborazioni”

Solo in Italia l’Osservatorio Waste Watcher ha stimato che ogni anno gettiamo nella pattumiera oltre 15 miliardi di euro (poco meno dell’1% del Pil nazionale) che in peso equivale a circa 220 mila tonnellate di cibo sano e buono, senza dimenticare che ogni tonnellata di cibo sprecata ha un impatto ambientale devastante. Secondo la FAO vengono prodotte 4,5 tonnellate di CO2 equivalente per ogni tonnellata di cibo sprecato. A questo vanno aggiunti gli effetti ambientali associati soprattutto alle fasi produttive, tra principali cause del cambiamento climatico, dell’alterazione della biodiversità e del consumo d’acqua.

Dal punto di vista sociale, secondo l’Istat, in Italia il 6,9% delle famiglie residenti non ha un adeguato accesso al cibo, né in termini di quantità né di qualità e a subirne le conseguenze sono soprattutto le famiglie con uno o tutti i componenti provenienti da paesi extraeuropei. Un dato quello italiano che rispecchia i beneficiari del progetto Food Pride che a Torino in un anno di attività ha redistribuito circa 121 tonnellate di cibo.

Per affrontare il problema e tutte le problematiche connesse allo spreco di cibo è evidente urgenza un approccio sistemico che tuteli i sistemi socio-ecologici e non solo l’uso efficiente di risorse o la sicurezza alimentare. Il primo passo è quello di unire gli attori e i portatori d’interesse che agiscono sul tema ‘spreco di cibo’. Se le istituzioni nazionali e sovranazionali negli ultimi anni provano in maniera confusa a unire i grandi attori, nelle città la differenza la fanno le piccole realtà del terzo settore che fungono da primo avamposto e catalizzatore di energie resilienti per contrastare lo spreco. Una energia esplosiva che ha permesso alla Città di Torino di vincere a fine 2019 il premio ‘Vivere a Spreco Zero’.

Le attività messe in campo da Food Pride ricalcano i Sustainable Development Goals dell’Onu per il 2030: Obiettivo 2, Fame Zero (porre fine alla fame, raggiungere la sicurezza alimentare, migliorare la nutrizione e promuovere un’agricoltura sostenibile); Obiettivo 3, Buona salute e benessere per le persone (Garantire una vita sana e promuovere il benessere di tutti a tutte le età); Obiettivo 11, Città e comunità sostenibili (rendere le città e gli insediamenti urbani inclusivi, sicuri, resilienti e sostenibili). Obiettivo 12, Consumo e produzione responsabile (garantire modelli sostenibili di produzione e di consumo).

Oltre alle azioni già in essere che prevedono il recupero e la redistribuzione di eccedenze alimentari dei mercati rionali, da fine 2019, grazie al contributo della Regione Piemonte su fondi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, è partito il progetto “Food Pride: Kitchen Lab”, che prevede il potenziamento di azioni legate alla cucina dove trasformare anche parte di quello che viene recuperato, la distribuzione dei pasti alle case di ospitalità notturna attivando dei laboratori ad hoc dove i senza dimora possano sperimentarsi e attivarsi per cucinare per il resto dei residenti in struttura, l’ampliarsi delle attività organizzate sui territori della rete e del numero di utenti raggiunti, la creazione di percorsi formativi e professionalizzanti col fine di avviare un’impresa sociale.

Il programma del Food Waste Camp 2020


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Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo

Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo con l’obiettivo di aumentare la consape
volezza dei cittadini sul cambiamento che il mondo deve intraprendere per assicurare un futuro al pianeta. La giornata si celebra dal 2018, quando la Global Recycling Foundation, l’ha istituito. Successivamente l’evento è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite. (altro…)


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Il 5 febbraio la Giornata nazionale della prevenzione dello spreco alimentare.

Il 5 febbraio ricorre la Giornata nazionale della prevenzione dello spreco alimentare. “Make the difference. Stop #foodwaste” è il tema della 11^ Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare per ricordare la necessità di moltiplicare le buone pratiche quotidiane, e a ogni livello – cittadini, enti pubblici, imprese, associazioni, scuole e che quest’anno punta a focalizzare sulla filiera di produzione, distribuzione e commercio del cibo. (altro…)


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Indagine Nomisma: italiani più attenti agli acquisti di cibi e bevande in confezioni sostenibili

È stato presentato oggi nella cornice di MARCA 2024 l’ultimo aggiornamento dell’Osservatorio Packaging del Largo Consumo curato da Nomisma. Al centro del focus la presentazione dei risultati di un’originale indagine condotta su un campione rappresentativo di responsabili di acquisto tra i 18 e i 70 anni con l’obiettivo di identificare stili di vita e abitudini sostenibili degli italiani, con una particolare attenzione al ruolo svolto dal packaging sostenibile nei modelli d’acquisto alimentare degli italiani.

Nello specifico, dalla ricerca emerge come gli italiani siano sempre più consapevoli delle problematiche collegate al cambiamento climatico: più di 6 su 10 considerano tale aspetto come uno dei problemi più gravi a livello mondiale e per circa un terzo la crisi climatica e i suoi effetti rappresentano una delle principali preoccupazioni per i prossimi 12 mesi. Questa inquietudine si colloca subito dopo le preoccupazioni legate al caro vita che nel corso dell’ultimo anno ha continuato ad erodere il potere di acquisto delle famiglie italiane, che si sono viste costrette ad adottare strategie di risparmio anche nelle scelte di acquisto alimentare.

In questo scenario non semplice, per il 32% degli italiani la sostenibilità, unita all’attenzione all’ambiente, rappresenta un fattore determinante per le scelte di comportamento e acquisto, mentre il 59% dichiara di tenerne comunque conto. La dimostrazione di queste abitudini riflette un maggiore impegno nel ridurre l’impatto ambientale delle proprie azioni: 1 italiano su 2 dichiara di adottare con maggiore frequenza scelte di consumo più sostenibili rispetto a 5 anni fa. Nello specifico, quello energetico e idrico è l’ambito in cui l’82% delle famiglie presta più attenzione, seguito proprio dall’acquisto di prodotti alimentari e bevande (66%), e dalla mobilità e spostamenti (42%).

Per gli italiani la sostenibilità passa dunque anche dal carrello della spesa e in tale quadro la sostenibilità della confezione rappresenta un aspetto assolutamente cruciale per contribuire a rendere un prodotto alimentare sostenibile. Ma quali sono le caratteristiche di sostenibilità maggiormente ricercate dalle famiglie italiane quando si vuole acquistare un prodotto con una confezione sostenibile?

Guidano l’assenza di imballaggi in eccesso (59%), le confezioni interamente riciclabili (58%), quelle prodotte con ridotte emissioni di Co2 (46%), con materiale riciclato (45%) o biodegradabile (44%). Forte attenzione si denota anche per gli imballaggi plastic-free e quelli utilizzabili più volte. A conferma del forte interesse verso la riciclabilità, quasi 8 italiani su 10 ritengono importante conoscere il processo di riciclo e la seconda vita che avrà il materiale una volta riciclato.

Centrale anche il ruolo giocato dalla marca del distributore: il 68% dei consumatori dichiara difatti di aver acquistato prodotti a marchio dell’insegna del supermercato perché avevano una confezione più sostenibile rispetto a quella di altre marche; in 1 caso su 2 la marca del distributore rappresenta addirittura la prima scelta quando si acquistano prodotti con confezioni sostenibili.

“Il green packaging sta diventando sempre più determinante nelle decisioni di acquisto alimentare degli italiani: negli ultimi 12 mesi il 54% dei nostri connazionali ha acquistato una marca diversa dal solito perché aveva una confezione più sostenibile e il 18% ha smesso di acquistare un prodotto a causa della sua confezione non ritenuta sostenibile – commenta Emanuele Di Faustino, Responsabile Industria, Retail e Servizi di Nomisma – . Si tratta di un fenomeno destinato a non arrestarti nel prossimo futuro visto che il 40% degli italiani dichiara che nel 2024 aumenterà gli acquisti di prodotti alimentari e bevande con packaging sostenibile, una quota che sale ulteriormente tra le famiglie con figli piccoli e la generazione Z, ossia i target più attenti alle tematiche legate alla sostenibilità ambientale”.


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