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Difesa Ambiente

La storia di Guido Valcanover, che in quarant’anni ha messo a dimora oltre mezzo milione di abeti

Questa è la storia di Guido Valcanover, che in quarant’anni ha messo a dimora oltre mezzo milione di abeti nella Valle dei Mocheni, conosciuta  come “la valle Incantata” nel racconto di Hfarmer

Guido vive sulle montagne del Trentino Alto Adige, in una baita protetta dai faggi sotto la cima del Fravòrt, lungo un costone conosciuto come “la Mala”. Oggi, a 73 anni, continua a prodigarsi per piantare le foreste degli alberi di Natale, che ormai circondano la zona.

Durante la sua vita è andato via della sua terra per poi ritornarci assecondando il richiamo profondo che sentiva dentro di sé. Ha fatto il cuoco in alberghi di lusso e per anni ha lavorato nel manicomio di Pergine. Ha assistito individui meravigliosi, chiusi in prigione per nascondere a tutti la verità, come spesso ripete con amarezza. Dopo questo lungo tragitto è tornato a casa è ha dato vita a un vero e proprio esercito di conifere.

Il suo business green nasce nel 1973. In quegli anni la sua famiglia possedeva pezzi di bosco sopra i ciliegi e i castagni del villaggio di Viarago. Una ricchezza che Guido capisce di poter sfruttare: gli italiani, infatti, proprio all’inizio degli anni Settanta cominciano ad aver voglia di portare un ambasciatore dell’inverno in casa per festeggiare degnamente il Natale. Così pianta i primi 200 semi di abete rosso che crescono in sette anni ma vengono subito saccheggiati dai cervi.

Con gli anni impara a proteggere le sue creature e nei successivi 43 riesce a piantare tra i 10 e i 15 mila alberi all’anno. Oggi coltiva 20 boschi, oltre 5 ettari sparsi sui due versanti della valle, gestendoli seguendo il naturale ciclo della vita: per ogni albero che taglia ne pianta un altro. In questo modo ha dato vita a una miniera di ossigeno che, con le sue radici, tiene ferma le terra. Dopo tutti questi anni di attività le sue piante sono tra gli alberi di Natale più belli e più ricercati d’Italia e finiscono nei negozi, negli hotel, nei ministeri ma anche nelle case di tante famiglie. Il segreto di tanta bellezza è semplice: Guido taglia solo nelle notti fredde con luna crescente, quando circola più linfa, in questo modo rimangono vivi e verdi più a lungo.


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Ambiente

Alta Quota: montagna e crisi climatica da un punto di vista cinematograficamente inedito

Si intitola “Alta Quota”, il nuovo documentario dei registi Fabio Mancari, Giacomo Piumatti e Stefano Scarafia, frutto di una co-produzione italo-francese, in corso di realizzazione durante il 2024 in diverse località dell’arco alpino. Il film vuole mostrare la situazione odierna e le condizioni di vita in alta montagna, partendo dal punto di vista, cinematograficamente inedito, di chi gestisce rifugi oltre i tremila metri di altitudine (i cosiddetti “rifugisti”), donne e uomini alle prese ogni giorno con nuove sfide: da quelle ambientali e logistiche fino alla gestione delle diversi tipologie di turismo che si sovrappongono in quota, con differenti necessità e visioni.

«Si tratta di un documentario dal taglio osservativo autoriale, che affronta il tema della montagna mettendone in luce alcuni aspetti-chiave, a partire dagli effetti del cambiamento climatico -spiegano i registi- L’idea è di raccontare, senza pregiudizi, uno spaccato di questo mondo di frontiera tra uomo e natura, con le connessioni tra chi vive in alta quota, a volte in condizioni estreme, chi fa dell’alpinismo una ragione di vita e chi frequenta questi territori anche in modo occasionale e, a volte, più inconsapevole. Un mondo dove tradizione e modernità vengono a contatto e spesso si scontrano».

“Alta Quota” sviluppa, in particolare, le storie di quattro rifugi (in Italia, Francia e Svizzera) e di chi li gestisce, due donne e due uomini (e una bambina): professionisti dell’ospitalità montana, al servizio di alpinisti esperti e di turisti avventurosi; persone che si trovano ad affrontare una natura potente, a volte ostile e oggi sempre più minacciata dal cambiamento climatico. Qui la sopravvivenza dipende, oggi più che mai, dalla loro capacità di adattarsi alle condizioni climatiche e al territorio.

«Salvo rare eccezioni, finora l’alta montagna è stata raccontata, tanto nel cinema quanto nella letteratura, attraverso grandi imprese, avventure mitiche o sfide estreme di alpinisti eroici -proseguono Mancari, Piumatti e Scarafia- Nel nostro film, di eroi, non ce ne sono. Il punto di vista è quello di personaggi da sempre ai margini di quest’epica: i rifugisti. Anello di congiunzione tra gli eterogenei frequentatori di un mondo in bilico tra l’immaginario romantico di un tempo, quando le Alpi sembravano eterne e immutabili, da esplorare e conquistare con sacrificio e a sprezzo della vita, e la realtà di oggi, turistica e pop, in cui da scoprire è rimasto poco o niente, e che rappresenta un importante indotto economico a cui è difficile rinunciare. I nostri protagonisti sono persone normali che gestiscono situazioni straordinarie, tentando ostinatamente di mandare avanti le loro vite e le loro attività, confrontandosi con i propri limiti e le proprie (e altrui) ambizioni. Il tutto in un luogo pieno di conflitti estetici e narrativi, che gli si sta letteralmente sfaldando intorno, tra ghiacciai che scompaiono, interi pendii che si sgretolano e rifugi che crollano».

E così “Alta Quota” diventa un documentario che fotografa un mondo destinato a mutare inesorabilmente e che necessita -urgentemente- di un cambio di paradigma da parte di chi lo frequenta e di chi ci lavora. Un documentario che racconta il presente (in qualche modo forse già la memoria), ma parla anche di futuro.

“Le Alpi si stanno sgretolando a causa della crisi climatica. Le conseguenze dell’aumento delle temperature sono ovunque sotto gli occhi di tutti, ma le montagne si stanno surriscaldando a velocità doppia rispetto al resto: per questo, in alta quota, l’impatto risulta ancora più devastante. I ghiacciai stanno sparendo, il permafrost si scioglie… vivere lì diventa sempre più estremo”

“Alta Quota” (Italia – Francia, 80’, colore, in lavorazione) è prodotto da Stuffilm, Pulp Films e L’Eubage; ha già ricevuto il contributo allo sviluppo da parte della Film Commission Torino Piemonte e il sostegno alla produzione da parte della Film Commission Valle d’Aosta; è inoltre sostenuto dal Club Alpino Svizzero e dal Club Alpino Francese, che ne garantiscono la distribuzione capillare nei rispettivi territori nazionali, con un pubblico potenziale di centinaia di migliaia di soci interessati ai temi del film.

I registi hanno una vasta esperienza nella realizzazione di documentari di montagna e hanno partecipato a importanti Festival internazionali (Berlinale, Locarno, Trento Film Festival, Pakistan International Mountain Film Festival, Cinemambiente e Cervino Mountain Film Festival). I loro film sono stati trasmessi in televisione (Sky e Rai), proiettati nei cinema italiani e sono disponibili in streaming su piattaforme come Amazon Prime Video, Netflix e Rakuten Tv.

Rispetto al tema del cambiamento climatico in montagna è inoltre prevista una prestigiosa collaborazione con Ice Memory, iniziativa scientifica internazionale riconosciuta dall’UNESCO, e in particolare con i co-fondatori italiani della Fondazione Ice Memory: l’Istituto di Scienze Polari del Consiglio Nazionale delle Ricerche e l’Università Ca’ Foscari Venezia. Ice Memory si pone l’obiettivo di raccogliere e conservare campioni prelevati dai ghiacciai di tutto il mondo che potrebbero scomparire o ridursi a causa del riscaldamento globale, per metterli a disposizione delle future generazioni di scienziati.


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Difesa Ambiente

11 dicembre è la Giornata Internazionale della Montagna

La Giornata Internazionale della Montagna è stata creata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 2003 il giorno 11 dicembre, con eventi per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza dello sviluppo sostenibile e della preservazione dei territori montani, intesi come sistemi economici, sociali, culturali e identitari unici, da cogliere in positivo come punto di partenza per ripensare un modello globale. (altro…)


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Difesa Ambiente

Roma. Mosaico Verde: riqualificati oltre 3 milioni di mq di aree verdi

Rendere più verdi e resilienti le città, ripristinare parchi e boschi in condizioni di abbandono, ricreare oasi naturali di biodiversità andate perdute, nutrire e ospitare api e gli altri insetti impollinatori: sono questi alcuni degli importanti obiettivi raggiunti da Mosaico Verde, la Campagna nazionale per la riqualificazione delle aree urbane ed extraurbane e la tutela dei boschi esistenti, promossa da AzzeroCO2 e Legambiente. (altro…)


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