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A Torino un Master in Intelligenza Artificiale realizzato con le aziende

E’ nato a Torino un Master di II livello in Intelligenza Artificiale, grazie all’interazione fra Università di Torino, Unione Industriale e Regione Piemonte, finanziato con fondi europei. Per due anni, 15 laureati saranno assunti dalle aziende con il contratto di Apprendistato come studenti-lavoratori che cercheranno di raggiungere un’eccellenza formativa, ma anche rispondere alle esigenze dell’azienda che li ha assunti. 

Il Piemonte è depositario di una lunga tradizione in ambito AI, che parte con il gruppo di Intelligenza artificiale dell’Olivetti negli anni ’90 e prosegue ancor oggi con la nuova laurea in “Intelligenza Artificiale e sistemi” del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino, che ospita uno dei più numerosi gruppi di ricerca in AI in Italia.

l master inizierà nell’autunno 2017 e durerà 2 anni, ed è rivolto a studenti con laurea magistrale, non solo in informatica, ma anche di ingegneria, fisica, matematica, economia, ecc. Nei due anni, i lavoratori assunti con contratto di apprendistato, mentre lavorano, frequenteranno 400 ore di lezione, tenute da docenti universitari ed esperti dal mondo dell’industria, e faranno 800 ore di tirocinio in azienda seguiti da tutor universitari. Gli studenti seguiranno corsi su Human Language Technologies, Deep Learning, Machine Learning, Neural Network, Big Data Analytics, Multi-agent Systems, ma anche su Information Ethics per prendere consapevolezza dei rischi portati da tali tecnologie.

La formazione di esperti in Intelligenza Artificiale è una delle necessità più forti sentite dalle aziende di tutto il mondo, destinata ad aumentare in modo esponenziale. L’Intelligenza Artificiale, dopo la crisi degli anni ’80, è diventata una delle tecnologie d’avanguardia e più promettenti in molti settori: dai social network alla fabbrica intelligente, dai personal assistant alle selfdriving cars, tanto da diventare anche fonte di preoccupazioni per i cambiamenti che porterà nella società.

I motivi del nuovo successo dell’AI sono l’enorme disponibilità di dati, messi dagli utenti sul web o raccolti tramite sensori collegati a Internet, nuovi algoritmi di apprendimento automatico non supervisionato e l’aumento delle capacità di calcolo grazie all’High performance computing.  La richiesta di professionalità con competenze in AI è crescente a livello mondiale: il mercato dell’AI raggiungerà nel 2022 il valore di 16 miliardi di dollari .

Il responsabile del master è la prof.ssa Cristina Baroglio mentre il coordinatore generale è il Prof Matteo Baldoni entrambi del Dipartimento di Informatica dell’Università di Torino.  Per informazioni scrivere a: master-ai chiocciola di.unito.it


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Dal 4 dicembre 2024 i cittadini possono caricare sulla App IO carta di identità, patente di guida e tessera Sanitaria

Dal 4 dicembre 2024 tutti i cittadini potranno attivare la Carta di identità elettronica, Patente di guida e Tessera Sanitaria sulla app IO del proprio smartphone .

I Documenti personali identificativi presenti su IO hanno lo stesso valore legale dei documenti rilasciati su card o in forma cartacea. Si possono usare facilmente in contesti di verifica dal vivo e, quando possibile, anche online.

L’attivazione dei Documenti personali su IO avviene autenticandosi con SPID o CIE.


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Digitale

Intersections raduna a Milano il mondo del marketing, della comunicazione e della creatività

Dall’unione di IAB Forum e IF! Italians Festival nasce Intersections, il più grande evento in Italia dedicato al mondo del marketing, della comunicazione e della creatività che si svolge a Allianz Mico a Milano il 29 ec 30 ottobre 2024.

IAB Italia, ADCI e UNA hanno deciso di realizzare il primo grande evento sistemico per rispondere in modo compatto all’evoluzione e alle sfide della industry in questo particolare momento storico, guidato anche dalla grande discontinuità dell’Intelligenza Artificiale.


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Digitale

Google è monopolista secondo il Dipartimento di giustizia USA. Ora potrebbe esserci il suo spezzatino

Un documento presentato al giudice federale degli USA Amit Mehta ha portato alla decisione di sanzionare Google per attività monopolistiche. La causa, promossa dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e diversi stati, sostiene che Google abbia usato il proprio potere di mercato in modo anticompetitivo, impedendo ad altre aziende di competere nel settore della ricerca online e dei servizi digitali.

Il giudice Mehta ha valutato le prove contro Google riguardo a vari accordi esclusivi con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser che garantiscono a Google di essere il motore di ricerca predefinito su milioni di dispositivi. Questa esclusività ha reso quasi impossibile per i rivali ottenere una significativa quota di mercato, contribuendo a consolidare il monopolio di Google. Il DOJ, insieme agli avvocati generali di diversi stati, ha contestato che Google abbia illegalmente monopolizzato il mercato della ricerca e della pubblicità online attraverso accordi con aziende come Apple e Samsung per mantenere il proprio motore di ricerca come opzione predefinita su diversi dispositivi.

Il cuore dell’accusa riguarda gli “accordi esclusivi” di Google, che hanno portato all’accumulo di circa il 90% delle ricerche online e all’88% del mercato della pubblicità testuale, ostacolando i concorrenti dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione. Il DOJ ha dimostrato che Google paga ingenti somme per diventare il motore di ricerca predefinito, ad esempio su dispositivi Apple, scoraggiando il cambiamento di provider da parte degli utenti e limitando le scelte disponibili al consumatore.

La sentenza non prevede danni economici, ma un’ingiunzione che potrebbe includere misure per impedire a Google di continuare accordi esclusivi di default o addirittura obbligare l’azienda a separare il business della ricerca da altre operazioni come Android e Chrome.

Questo caso rappresenta un passo storico per l’antitrust negli Stati Uniti, simile al processo Microsoft degli anni ‘90, e potrebbe aprire la strada a nuove regolamentazioni per altri giganti della tecnologia, tra cui Apple e Amazon, anch’essi sotto scrutinio legale per pratiche anti-competitive.

Il Governo ha raccomandato che Google deve cambiare il suo modello per riaprire il mercato dei motori di ricerca e dei servizi digitali alla concorrenza con possibili cambiamenti strutturali, un termine che molti osservatori intendono con una scissione ovvero con uno spezzatino.

Un team legale specializzato del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ), affiancato da esperti in regolamentazione antitrust e tecnologia, sta lavorando a una serie di raccomandazioni per il giudice federale Amit Mehta. La proposta del DOJ include sia rimedi comportamentali che strutturali per affrontare l’impatto monopolistico di Google. I rimedi in valutazione spaziano da restrizioni su accordi preinstallati con produttori di dispositivi, all’accesso dei concorrenti ai dati di ricerca, fino alla potenziale separazione di parti dell’azienda per ripristinare la concorrenza nel settore dividendo Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android dal search.

Questa prima versione delinea una serie di strade per la riforma, tra cui l’obbligo per Google di rendere accessibili i dati e i modelli di programmazione utilizzati per generare risultati tramite il suo motore di ricerca. Il Dipartimento di Giustizia sta anche valutando la possibilità di chiedere al giudice di vietare a Google di utilizzare o conservare i dati che si rifiuta di condividere con società terze.

Google ha dichiarato che intende appellarsi alla decisione, sottolineando che le accuse ignorano i benefici offerti ai consumatori dal loro motore di ricerca. Le fasi successive del processo potrebbero determinare cambiamenti significativi non solo per Google ma per l’intera industria tecnologica, influenzando l’accessibilità e la concorrenza nei mercati digitali anche in Europa e negli altri continenti.

Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea che  riguardano tra gli altri il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense.


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