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Cibo

Ragù, Reti e Archivi del Gusto , per salvare i quaderni delle ricette di famiglia

Ragù, Reti e Archivi del Gusto è un archivio di ricette italiane di famiglia, coorindato dalla storica Mila Fumini. E’ un progetto scientifico di ricerca e di condivisione con lo scopo di non perdere i ricordi e i contenuti dei quaderni di ricette familiari, fonti che ogni famiglia italiana possiede

RAGU-Reti e Archivi del gusto si propone di essere un portale in cui raccogliere le immagini in formato digitale e di disporre di una sezione video di interviste a chi condividerà le ricette della sua famiglia.

L’idea è della storica riminese Mila Fumini che nel 2017 quando sistemando una cantina trovò una scatola piena di appunti e ricette scritte a mano. Mila Fumini esperta di digital humanities, le discipline umanistiche e digitali, per distribuire attraverso il web documenti antichi. La ricercatrice riminese ha iniziato allora a sensibilizzare le persone e a raccogliere materiale. che nei secoli è stato raccolto e catalogato soprattutto da donne: “I ricettari domestici sono fonti povere, matrilineari, e come tali non schiacciate da istituzionalità o ritualità, una specie di storia al contrario. Fonti sottostimate, spesso scritte da illetterati, ad alto rischio di essere disperse.


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Anti-spreco

Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo

Il 18 marzo si celebra il Global Recycling Day, la Giornata Mondiale del Riciclo con l’obiettivo di aumentare la consape
volezza dei cittadini sul cambiamento che il mondo deve intraprendere per assicurare un futuro al pianeta. La giornata si celebra dal 2018, quando la Global Recycling Foundation, l’ha istituito. Successivamente l’evento è stato riconosciuto dalle Nazioni Unite. (altro…)


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Agricoltura

Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.

Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.

Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.

Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.

Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.

Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.

La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.

Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.

Perché è necessaria una transizione agroecologica

I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.

Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.

CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.


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Cibo

Pesticidi nella Val Venosta delle mele: uno studio rivela la diffusione oltre le coltivazioni

Un’indagine pubblicata su Nature condotta da esperti dell’Università di Kaiserslautern-Landau e dell’Università di Risorse Naturali e Scienze della Vita di Vienna ha evidenziato la presenza diffusa di pesticidi non solo nelle aree coltivate, ma in tutta la Val Venosta fino a quote elevate.

La Val Venosta, con la sua vasta estensione di coltivazioni di mele, è stata oggetto di questa ricerca. Le mele provenienti da questa regione sono rinomate per la loro perfezione estetica, spesso ottenuta tramite un intenso impiego di pesticidi durante il processo produttivo. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che questi agenti chimici non restano confinati alle sole zone di coltivazione, ma si diffondono lungo l’intera valle e fino alle quote più alte, con potenziali effetti nocivi sull’ambiente.

L’analisi condotta ha coinvolto undici transetti altitudinali che coprono l’intera estensione della valle, dai fondovalle fino alle cime montuose oltre i 2.300 metri. I ricercatori hanno prelevato campioni di suolo e vegetazione lungo questi transetti ogni 300 metri, totalizzando 53 zone di campionamento.

I risultati hanno indicato una diminuzione complessiva dei pesticidi ad altitudini superiori e con la distanza dai terreni coltivati, tuttavia, sono state individuate diverse sostanze sia nel suolo che nella vegetazione anche in zone dove la coltivazione di mele è scarsa o addirittura assente, come nell’alta Val Venosta.

Questa ricerca sottolinea la necessità di un monitoraggio attento e di misure di gestione più efficaci per limitare la diffusione e gli impatti dei pesticidi nell’ambiente, oltre a sollecitare una riflessione sulle pratiche agricole sostenibili in questa importante regione europea.


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