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Agricoltura

Sabato 27 gennaio a Torino la grande Festa Contadina per gli 11 anni di Eataly Lingotto

Il 2018 si apre all’insegna di valori come biodiversità, stagionalità, democraticità del buon cibo, convivialità, benessere animale e tutela delle produzioni di piccola scala e dell’ambiente. Sabato 27 gennaio, infatti, Eataly Lingotto (Torino) festeggia con una giornata dedicata al mondo rurale e organizza, con la collaborazione di Slow Food Italia, una grande Festa Contadina per raccontare la ricchezza del patrimonio gastronomico italiano. La Festa Contadina sarà l’occasione per ricordare che il 2018 è l’anno di Terra Madre Salone del Gusto. Inoltre 1 euro per ogni piatto venduto sarà donato a Menu for Change, la campagna internazionale di Slow Food che mette in relazione il cambiamento climatico con la produzione e il consumo del cibo.

La Festa Contadina di Torino è solo il primo appuntamento di questo nuovo anno in cui Eataly cercherà ancora di più di mettere al centro del suo agire la terra, l’ambiente e le persone. Nel 2018 prosegue e rafforza l’iniziativa legata alla salvaguardia e promozione delle sementi autoctone Seminiamo la Biodiversità, realizzata nel 2017 con Slow Food, Università degli Studi di Palermo e Arcoiris, e continuano i Mercati dei Produttori, presenti nei principali punti vendita italiani.

Si rinnova anche il supporto di Eataly ai 10.000 Orti in Africa di Slow Food e ad altri progetti incentrati sulla tutela dell’ambiente che verranno lanciati nei prossimi mesi.

La grande Festa Contadina
Dal mattino Eataly Lingotto si trasformerà nel palcoscenico di un grande mercato contadino diffuso, durante il quale sarà possibile comprare dal produttore, senza alcuna intermediazione. Dalle ore 14 nella Sala Punt & Mes (al primo piano) si terranno incontri aperti a tutti per approfondire temi quali la filiera corta e un approccio sostenibile alla produzione agricola, alla pesca e all’allevamento. In serata, a partire dalle ore 19, le cucine dei ristoranti ospiteranno ai fornelli 10 osterie chiocchiolate della guida Osterie d’Italia di Slow Food Editore (Osteria del Boccondivino, Bra – Cn; Osteria della Villetta, Palazzolo sull’Oglio – Bs; Lago Scuro, Stagno Lombardo – Cr; A Viassa, Dolceacqua – Im; Da Ö Colla, Genova; Laghi, Campogalliano – Mo; La Campanara, Galeata – Fc; Mangiando Mangiando, Greve in Chianti – Fi; Zenobi, Colonnella – Te; Lilith Masseria Copertini, Vernole – Le) e una pizzeria gourmet: due proposte gastronomiche per ogni punto per un viaggio tra le ricette simbolo della tradizione locale italiana. Tutti gli osti saranno accompagnati dal contadino/artigiano dal quale si riforniscono abitualmente e potranno raccontare così non solo il piatto ma anche il lavoro e la passione che c’è dietro a un prodotto. I ticket per ogni piatto sono acquistabili presso i singoli ristoranti, mentre c’è la possibilità di munirsi di un carnet per poter assaggiare più proposte. La serata sarà accompagnata dalla musica live itinerante dei Magicaboola Brass Band, un gruppo toscano di 11 elementi tra fiati e percussioni.

Il taglio della torta
Come tutti gli anni non mancherà il tradizionale appuntamento con 3.000 porzioni di torta e il brindisi con bollicine, diventato un rito dei festeggiamenti di Eataly con la Città di Torino, che è previsto per domenica 28 gennaio alle ore 16.

L’avventura di Eataly è partita da Torino 11 anni fa e oggi sono 39 i punti vendita in tutto il mondo, con 5.000 addetti e circa 470 milioni di euro di fatturato nel 2017. Crescita sancita, anche, da un impegnativo programma di aperture in previsione nei prossimi mesi (e anni): Stoccolma, a febbraio, il secondo negozio a Istanbul e a San Paolo e poi San Francisco, Las Vegas, Toronto, Hong Kong e più in là Verona, Madrid, Londra, Parigi…


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Agricoltura

I fiori amici delle api per conoscere le piante che attirano le api e aiutano la biodiversità

I fiori forniscono alle api e agli altri insetti impollinatori una fonte di cibo essenziale sotto forma di nettare e polline. Il nettare è la sostanza zuccherina che costituisce una delle principali fonti di nutrimento per le api; il polline invece procura loro sostanze altrettanto importanti come proteine, lipidi e carboidrati. In poche parole, senza un’abbondanza di fiori le api e gli altri insetti impollinatori avrebbero difficoltà a nutrirsi.

Le api, soprattutto quelle selvatiche, e gli altri insetti impollinatori oggi sono minacciati da pratiche agricole distruttive, uso massiccio di pesticidi chimici, monocolture, perdita di biodiversità e cambiamenti climatici.

La crisi climatica sta modificando il ciclo naturale degli ecosistemi, rendendo le api e gli altri impollinatori sempre più vulnerabili.
Le api e altri insetti come farfalle e bombi sono molto importanti , perché è l’impollinazione che consente ai fiori di fecondarsi e quindi di produrre frutti e semi.

Greenepace ha realizzato una guida gratuita ai fiori amici delle api per aiutare a progettare uno spazio verde per le api e per diffondere informazioni utili per la futura vita delle stesse.


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Agricoltura

Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.

Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.

Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.

Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.

Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.

Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.

La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.

Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.

Perché è necessaria una transizione agroecologica

I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.

Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.

CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.


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Agricoltura

Nel 2024 il via alla funivia delle mele in Val di Non. Un progetto che mira alla sostenibilità

Il progetto recentemente presentato dal consorzio Melinda è un’iniziativa senza precedenti a livello mondiale che contribuirà in modo sostenibile al trasporto delle mele della Val di Non. (altro…)


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