Massa Critica
Telegram apre alla pubblicità sui canali pubblici. Le chat resteranno per sempre senza adv

Pavel Durov, fondatore di Telegram, con un lungo messaggio sul suo Durov’s Channel dopo aver raccontato che l’app di messaggistica è molto cresciuta fino a quasi 500 milioni di utenti attivi. Durov però ha precisato anche che i costi sono molto cresciuti e che non è in grado di finanziare con i suoi denari l’operazione. Per questo ci si trova a un bivio: vendere l’azienda o introdurre nel servizio la pubblicità e nuove funzioni a pagamento per gli utenti Premium. È quest’ultima la strada che ha scelto di percorrere
Durov precisa : “Non abbiamo intenzione di vendere l’azienda come hanno fatto i fondatori di WhatsApp. Il suo obiettivo è tutelare l’indipendenza e la qualità del servizio e l’unico modo per continuare a farlo è rendere l’app una fonte di ricavi. Ciò avverrà introducendo la pubblicità nei canali pubblici di Telegram, dove talvolta il numero di utenti supera il milione, e mettendo a disposizione degli utenti Premium alcune funzioni nuove a pagamento. Gli utenti standard potranno continuare a godersi Telegram gratuitamente, per sempre”.
Secondo Durov i ricavi pubblicitari permetteranno all’azienda di coprire i costi di gestione della piattaforma e i proprietari dei canali pubblici otterranno più traffico e i creatori dei contenuti a pagamento riceveranno una parte dei ricavi. Telegram nelle su ultime versioni permette di creare una chat vocale di gruppo sempre attiva simile a una chiamata di gruppo con la possibilità di inviare dei messaggi testuali.
Il messaggio di Pavel Durov
As Telegram approaches 500 million active users, many of you are asking the question – who is going to pay to support this growth? After all, more users mean more expenses for traffic and servers. A project of our size needs at least a few hundred million dollars per year to keep going.
For most of Telegram’s history, I paid for the expenses of the company from my personal savings. However, with its current growth Telegram is on track to reach billions of users and to require appropriate funding. When a tech project reaches this scale, typically there are two options – start earning money to cover the costs, or sell the company.
Hence the question – which path will Telegram take? I’d like to make a few points to clarify our plan:
1. We are not going to sell the company like the founders of Whatsapp. The world needs Telegram to stay independent as a place where users are respected and high-quality service is ensured. Telegram must continue to serve the world as an example of a tech company that strives for perfection and integrity. And, as the sad examples of our predecessors show, that is impossible if you become part of a corporation.
2. Telegram is here to stay for a long time. We began developing our apps for our personal use over 8 years ago and have come a long way since then. In the process, Telegram changed the way people communicate in several aspects – encryption, functionality, simplicity, design, speed. This journey has just started. There’s much more we can – and will – bring to the world.
3. In order to make points 1 and 2 possible, Telegram will begin to generate revenue, starting next year. We will do it in accordance with our values and the pledges we have made over the last 7 years. Thanks to our current scale, we will be able to do it in a non-intrusive way. Most users will hardly notice any change.
4. All the features that are currently free will stay free. We will add some new features for business teams or power users. Some of these features will require more resources and will be paid for by these premium users. Regular users will be able to keep enjoying Telegram – for free, forever.
5. All parts of Telegram devoted to messaging will remain ad-free. We think that displaying ads in private 1-to-1 chats or group chats is a bad idea. Communication between people should be free of advertising of any sort.
6. In addition to its messaging component, Telegram has a social networking dimension. Our massive public one-to-many channels can have millions of subscribers each and are more like Twitter feeds. In many markets the owners of such channels display ads to earn money, sometimes using third-party ad platforms. The ads they post look like regular messages, and are often intrusive. We will fix this by introducing our own Ad Platform for public one-to-many channels – one that is user-friendly, respects privacy and allows us to cover the costs of servers and traffic.
7. If Telegram starts earning money, the community should also benefit. For example, If we monetize large public one-to-many channels via the Ad Platform, the owners of these channels will receive free traffic in proportion to their size. Or, if Telegram introduces premium stickers with additional expressive features, the artists who make stickers of this new type will also get a part of the profit. We want millions of Telegram-based creators and small businesses to thrive, enriching the experience of all our users.
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Innovazione
Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori a Torino e in Piemonte è UNIGHT

Venerdì 29 settembre e sabato 30 settembre 2023 si svolgerà la Notte Europea delle Ricercatrici e dei Ricercatori, l’iniziativa promossa dalla Commissione Europea che coinvolge ogni anno migliaia di ricercatori e istituzioni di ricerca in tutti i Paesi europei. (altro…)
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Cibo
29 settembre è la Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla perdita e sullo spreco alimentare

Il 29 settembre è la Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla perdita e sullo spreco alimentare – The International Day of Awareness of Food Loss and Waste.
L’iniziativa, proclamata dalle Nazioni Unite, rappresenta un chiaro invito all’azione per sensibilizzare il mondo intero, cittadini e Istituzioni, sulla centralità della questione delle perdite e dello spreco di cibo e sulle sfide più rilevanti da affrontare per favorire un’economia sostenibile e circolare per il futuro del Pianeta.
Agenzia per la Coesione Territoriale
L’impegno contro gli sprechi alimentari dev’essere una priorità globale: il risparmio del cibo, infatti, non è solo un problema etico ma determina anche effetti sui piani economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Affrontare la perdita e lo spreco di cibo è fondamentale per aumentare l’efficienza nel modo in cui il nostro cibo viene prodotto, distribuito e consumato.
Ogni anno un terzo del cibo sulla terra, 1,3 miliardi circa di tonnellate, viene sprecato senza neanche arrivare in tavola, che fanno ottenere a loro volta 4,4 miliardi di tonnellate di CO2 emessa nell’atmosfera e un consumo di acqua pari a 170 miliardi di metri cubi. Intanto, oltre 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame: è il 10,8% della popolazione, ovvero 1 persona su 10 che abita il pianeta. C’è poi lo spreco alimentare legato alla gestione e fruizione del cibo nelle nostre case.
Solo in Italia, lo spreco alimentare domestico pesa 529,9 grammi ogni settimana per ciascun cittadino, pari a oltre 25 kg di cibo gettati ogni anno. Considerando l’intera popolazione italiana si arriva a un dato vertiginoso: 1.526400 tonnellate di cibo ogni anno sprecate in Italia, nelle sole dinamiche di fruizione domestica del cibo”.
Per spingere verso comportamenti più responsabili bisogna fare fronte comune. Ci sono, infatti, termini internazionali che servono a raccontare e smuovere la lotta allo spreco alimentare.
Food Loss: espressione selezionata dalla FAO per indicare lo spreco alimentare che avviene all’inizio della filiera, da distinguersi da “food waste” che si riferisce a quello che avviene durante la distribuzione e dopo la vendita.
Pre-Consumer Waste: indica lo spreco che si verifica prima dell’acquisto, durante la produzione. A questo segue il “Post-Consumer Waste“, ovvero lo spreco dopo la vendita.
FLW: sigla per “Food Loss and Waste Protocol”, il protocollo internazionale contro lo spreco di cibo. Nello specifico, è uno standard che permette di calcolare quanto spreco alimentare si genera a livello globale.
Close the Loop: espressione che indica la fine del processo di riciclaggio, quando il consumatore finale acquista un prodotto riciclato. Letteralmente significa “chiudere il cerchio” e allude a un processo che potenzialmente, essendo circolare, potrebbe non interrompersi mai.
Minimization: racchiude tutti gli sforzi (tra cui il riciclaggio) per ridurre la quantità di rifiuti e si ottiene attraverso la riprogettazione dei prodotti o dei modelli di produzione e di consumo.
Spazio all’azione
A volte basterebbe davvero poco per evitare lo spreco alimentare: pochi e semplici comportamenti per vivere in maniera più sostenibile.
Three R’s: dall’inglese letteralmente “le tre erre”, è la triade di azioni per evitare lo spreco, ovvero “ridurre, riusare e riciclare”. Anche in campo alimentare, infatti, un acquisto consapevole e un utilizzo (e riutilizzo) adeguato possono contribuire a ridurre la quantità di cibo scartato.
Meal planning: termine inglese che si riferisce alla creazione di un calendario dei pasti. Oltre ad essere utile per la vita di tutti i giorni, questo strumento può essere un buon alleato contro lo spreco casalingo: una buona pianificazione dei pasti, infatti, permette un acquisto ed un uso consapevole del cibo.
Doggy bag: farsi preparare una “doggy bag”, ovvero un contenitore per gli avanzi del cibo al ristorante, è sempre un buon modo per evitare gli sprechi. Questa pratica è già molto diffusa all’estero e fortunatamente sta prendendo sempre più piede anche in Italia.
Natmad: anche i danesi hanno una parole per indicare la “doggy bag”, anche dopo una cena tra le quattro mura di casa. “Natmad”, in particolare, è la pratica di lasciare ai propri ospiti gli avanzi della cena per uno spuntino notturno.
Bokashi (ぼかし): letteralmente “miscuglio organico“, è un particolare metodo di fermentazione giapponese di compostaggio adatto anche per carne, latticini, ossa e frutti di mare. Questa tecnica permette di prendersi cura del proprio suolo con del compost fermentato autoprodotto. In questo modo si può fertilizzare la terra sfruttando gli scarti domestici che normalmente andrebbero buttati e quindi sprecati.
La parola alle culture
Le parole possono anche raccontare bisogni sentiti dalle società e volti ad evitare lo spreco.
Mottainai (もったいない): in Giappone viene solitamente utilizzata per esprimere disappunto per qualcosa che viene sprecato per niente. Non è, infatti, raro che chi lascia molto cibo nel piatto venga redarguito con un “mottainai!“.
Itadakimasu (いただきます): tradotta generalmente come “buon appetito”, in realtà l’espressione giapponese “itadakimasu” si ferisce a un rituale di gratitudine e di riflessione. L’idea alla base di questo rituale è che il cibo che si sta per mangiare è di grande importanza e non può essere sprecato.
Lagom: termine svedese non del tutto traducibile in italiano. Indica un concetto di misura riassumibile con “non troppo, non troppo poco”. L’espressione “lagom” sottintende l’idea che non esista una misura comune a tutti: ogni persona deve trovare il suo equilibrio.
Resfest: parola svedese che indica un pasto a base di avanzi, rielaborato per essere gustoso e diverso. Ad esempio una pasta gratinata a base di polpette e spaghetti avanzati dalla cena del giorno prima. In tedesco questo concetto si esprime con la parola “resteverwertung“.
Kutt-matsvinn uke: è la settimana norvegese contro lo spreco alimentare, un periodo per aumentare la consapevolezza sullo spreco e su ciò che l’industria alimentare e della ristorazione può fare, nonché per mostrare come ogni singolo individui giochi un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questi obiettivi. Da considerare inoltre che uno degli obiettivi della Norvegia è dimezzare il food waste entro il 2030.
Se, lukt, smak: letteralmente “guarda, annusa, assaggia”, è invece un’espressione norvegese per incoraggiare i consumatori a non affidarsi solo alla data di scadenza di un prodotto. Proprio per questo la data di scadenza dei prodotti in Norvegia è indicata con “Best før, ofte god etter”, ovvero “Da consumarsi preferibilmente entro – Anche se potrebbe essere ancora buono dopo”. Qualcosa di simile avviene anche in Svezia con la dicitura “Bäst före, ofta bra efter”.
Containern: in tedesco l’azione di salvare del cibo ancora commestibile, ma scartato dai supermercati per motivi estetici.
Pfandflaschen: parola tedesca per indicare il vuoto a rendere. In Germania, infatti, quella del vuoto a rendere è una pratica molto comune: le bottiglie costano 25 centesimi in più, ma si può riavere questa differenza di costo restituendo successivamente la bottiglia in negozio per farla riutilizzare.
Weiterverwertung von Lebensmittelresten: letteralmente “riutilizzo dei residui alimentari”, in tedesco si riferisce al riuso di scarti alimentari per creare qualcosa di nuovo – ad esempio produrre un prodotto per la pulizia a partire dalla buccia di limoni o arance oppure utilizzare i fondi di caffè per realizzare cosmetici.
Come lo que compras y compra lo que necesitas: proverbio spagnolo letteralmente traducibile in “mangia quello che compri e compra quello che ti serve”.
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Google Podcast chiude entro il 2024, gli utenti indirizzati su Google Music

Google ha annunciato la chiusura di Google Podcasts entro il 2024, nel contesto dell-operazione per concentrarsi su YouTube Music che appare sempre piú anche un competitor di Spotify. (altro…)
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