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Google Cloud apre a Torino la seconda region in Italia

Google Cloud apre a Torino la seconda region in Italia per supportare la digitalizzazione delle aziende locali e delle amministrazioni pubbliche. Sono in tutto 36 le region nel mondo con l’obiettivo di offrire un accesso più rapido alla rete globale di infrastrutture di Google Cloud permettendo alle aziende di avere i dati ‘fisicamente’ vicini.

Uno studio indipendente sull’impatto economico realizzato dall’Università di Torino evidenzia che le due region italiane potranno produrre nuova ricchezza fino a 3,3 miliardi di euro in Piemonte e Lombardia entro il 2025 e contribuire a creare fino a 65.000 nuovi posti di lavoro.

“Come i grandi investimenti nelle infrastrutture autostradali sono stati alla base del miracolo economico italiano degli anni ’50, le regioni cloud possono essere l’abilitatore per un nuovo miracolo economico. L’Italia negli ultimi vent’anni non è stato un leader nella trasformazione digitale in Europa, ma ora sta recuperando questo gap ed è quindi il momento giusto per avere questa infrastruttura ad alta affidabilità e alta performance” sottolinea Fabio Fregi, country manager Italia. Fregi ricorda che “l’investimento rientra nel piano da oltre 900 milioni di dollari nel quinquennio 2020-2025 annunciato nel 2019” e che “Google è l’unico cloud provider ad avere fatto l’investimento su due regioni”.

I datacenter sono tre in provincia di Torino, ma non vengono resi noti i luoghi esatti. Il partner è Tim, mentre per le iniziative di formazione ha avuto un ruolo importante anche Intesa Sanpaolo. “I benefici per le aziende – spiega Fregi – sono diversi: diventare più smart riuscendo ad analizzare volumi di dati crescenti per prendere decisioni consapevoli in tempo reale; memorizzare i dati dove ha più senso sfruttando anche la rete globale di Google; collegarsi dal luogo più congeniale; rendere sicuro l’utilizzo dei dati; la sostenibilità”.


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Dal 4 dicembre 2024 i cittadini possono caricare sulla App IO carta di identità, patente di guida e tessera Sanitaria

Dal 4 dicembre 2024 tutti i cittadini potranno attivare la Carta di identità elettronica, Patente di guida e Tessera Sanitaria sulla app IO del proprio smartphone .

I Documenti personali identificativi presenti su IO hanno lo stesso valore legale dei documenti rilasciati su card o in forma cartacea. Si possono usare facilmente in contesti di verifica dal vivo e, quando possibile, anche online.

L’attivazione dei Documenti personali su IO avviene autenticandosi con SPID o CIE.


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Digitale

Intersections raduna a Milano il mondo del marketing, della comunicazione e della creatività

Dall’unione di IAB Forum e IF! Italians Festival nasce Intersections, il più grande evento in Italia dedicato al mondo del marketing, della comunicazione e della creatività che si svolge a Allianz Mico a Milano il 29 ec 30 ottobre 2024.

IAB Italia, ADCI e UNA hanno deciso di realizzare il primo grande evento sistemico per rispondere in modo compatto all’evoluzione e alle sfide della industry in questo particolare momento storico, guidato anche dalla grande discontinuità dell’Intelligenza Artificiale.


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Digitale

Google è monopolista secondo il Dipartimento di giustizia USA. Ora potrebbe esserci il suo spezzatino

Un documento presentato al giudice federale degli USA Amit Mehta ha portato alla decisione di sanzionare Google per attività monopolistiche. La causa, promossa dal Dipartimento di Giustizia (DOJ) e diversi stati, sostiene che Google abbia usato il proprio potere di mercato in modo anticompetitivo, impedendo ad altre aziende di competere nel settore della ricerca online e dei servizi digitali.

Il giudice Mehta ha valutato le prove contro Google riguardo a vari accordi esclusivi con produttori di dispositivi e sviluppatori di browser che garantiscono a Google di essere il motore di ricerca predefinito su milioni di dispositivi. Questa esclusività ha reso quasi impossibile per i rivali ottenere una significativa quota di mercato, contribuendo a consolidare il monopolio di Google. Il DOJ, insieme agli avvocati generali di diversi stati, ha contestato che Google abbia illegalmente monopolizzato il mercato della ricerca e della pubblicità online attraverso accordi con aziende come Apple e Samsung per mantenere il proprio motore di ricerca come opzione predefinita su diversi dispositivi.

Il cuore dell’accusa riguarda gli “accordi esclusivi” di Google, che hanno portato all’accumulo di circa il 90% delle ricerche online e all’88% del mercato della pubblicità testuale, ostacolando i concorrenti dal punto di vista degli investimenti e dell’innovazione. Il DOJ ha dimostrato che Google paga ingenti somme per diventare il motore di ricerca predefinito, ad esempio su dispositivi Apple, scoraggiando il cambiamento di provider da parte degli utenti e limitando le scelte disponibili al consumatore.

La sentenza non prevede danni economici, ma un’ingiunzione che potrebbe includere misure per impedire a Google di continuare accordi esclusivi di default o addirittura obbligare l’azienda a separare il business della ricerca da altre operazioni come Android e Chrome.

Questo caso rappresenta un passo storico per l’antitrust negli Stati Uniti, simile al processo Microsoft degli anni ‘90, e potrebbe aprire la strada a nuove regolamentazioni per altri giganti della tecnologia, tra cui Apple e Amazon, anch’essi sotto scrutinio legale per pratiche anti-competitive.

Il Governo ha raccomandato che Google deve cambiare il suo modello per riaprire il mercato dei motori di ricerca e dei servizi digitali alla concorrenza con possibili cambiamenti strutturali, un termine che molti osservatori intendono con una scissione ovvero con uno spezzatino.

Un team legale specializzato del Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti (DOJ), affiancato da esperti in regolamentazione antitrust e tecnologia, sta lavorando a una serie di raccomandazioni per il giudice federale Amit Mehta. La proposta del DOJ include sia rimedi comportamentali che strutturali per affrontare l’impatto monopolistico di Google. I rimedi in valutazione spaziano da restrizioni su accordi preinstallati con produttori di dispositivi, all’accesso dei concorrenti ai dati di ricerca, fino alla potenziale separazione di parti dell’azienda per ripristinare la concorrenza nel settore dividendo Chrome, Google Play Store e il sistema operativo mobile Android dal search.

Questa prima versione delinea una serie di strade per la riforma, tra cui l’obbligo per Google di rendere accessibili i dati e i modelli di programmazione utilizzati per generare risultati tramite il suo motore di ricerca. Il Dipartimento di Giustizia sta anche valutando la possibilità di chiedere al giudice di vietare a Google di utilizzare o conservare i dati che si rifiuta di condividere con società terze.

Google ha dichiarato che intende appellarsi alla decisione, sottolineando che le accuse ignorano i benefici offerti ai consumatori dal loro motore di ricerca. Le fasi successive del processo potrebbero determinare cambiamenti significativi non solo per Google ma per l’intera industria tecnologica, influenzando l’accessibilità e la concorrenza nei mercati digitali anche in Europa e negli altri continenti.

Negli ultimi dieci anni, Google ha accumulato 8,25 miliardi di euro di multe dalle istituzioni antitrust dell’Unione europea che  riguardano tra gli altri il suo sistema operativo mobile Android e il servizio pubblicitario AdSense.


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