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Cibo

Exica vuole rilanciare la coltivazione delle arachidi in Piemonte

In Piemonte si possono coltivare arachidi gustose e sostenibili, riducendo la dipendenza dalle importazioni e valorizzando un prodotto locale, oggi quasi dimenticato, ma con alle spalle una lunga storia. A questa ipotesi sta lavorando una ricerca messa in campo da Exica, noto brand piemontese di frutta secca e disidratata, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Agrarie, Forestali e Alimentari dell’Università degli Studi di Torino.

Il progetto, coordinato dal prof. Massimo Blandino, è nato dalla volontà di Exica di investire su prodotti sostenibili, Made in Italy e a km. 0, sull’onda del crescente interesse per la frutta secca autoctona; ha l’obiettivo di verificare la possibilità di coltivare su larga scala l’arachide piemontese, attraverso una filiera tacciabile 100% italiana, per ottenere un prodotto sostenibile e allo stesso tempo in linea con il gusto dei consumatori. Non solo: a fine sperimentazione verrà stilato un disciplinare produttivo per la coltivazione dell’arachide piemontese che integrerà i punti di riferimento esistenti.

La prima fase del progetto ha preso il via esattamente un anno fa, a maggio 2021, con la semina di ben 7 varietà di arachidi in due aree distinte del Piemonte, a Crescentino (VC) e Carignano (TO), per valutare le prestazioni di ogni varietà in ambienti di semina distinti. I primi dati sono stati incoraggianti anche per quanto riguarda le tempistiche. Sembra infatti che la strada della semina a maggio sia percorribile. Se confermato, questo permetterà di anticipare questa fase allungando l’intero ciclo e aumentando così le garanzie di produzione.

A fine luglio è avvenuta la fioritura. Si tratta di un momento delicato per l’evoluzione delle piante di arachidi, perché in questa fase, attraverso un fenomeno ormonale detto geotropismo positivo, il fiore tende a spostarsi verso il basso portando il frutto che sta sviluppando nel terreno. Le arachidi, infatti, crescono sotto terra. In questo periodo le piante sono state supportate e aiutate dal team guidato dal prof. Blandino, composto da tecnici esperti e da alcuni studenti universitari che hanno fatto dell’avventura dell’arachide piemontese l’oggetto della loro tesi di laurea.

Attorno alla fine di settembre si è proceduto alla raccolta in modo completamente naturale. Anche qui i risultati sono stati soddisfacenti e hanno rivelato che alcune varietà si sono dimostrate più produttive di altre. Inoltre, l’esperimento sul campo ha permesso di studiare il momento più opportuno estrarre il frutto dal terreno mantenendo un giusto equilibrio tra umidità ed essiccazione del frutto.

Dopo la raccolta, i campioni sono stati analizzati secondo diversi parametri, valutando ad esempio le caratteristiche morfologiche, come il numero dei baccelli, la dimensione dei semi, il colore e gli aspetti chimici e organolettici, oltre a rilevare l’eventuale presenza di meta tossine.

Nel 2022 è già stato realizzato un panel test con 60 candidati, che hanno assaggiato e dimostrato di apprezzare le arachidi coltivate in Piemonte. Il risultato di questi test permetterà di comprendere quale varietà rappresenta il miglior compromesso tra qualità e quantità del prodotto, facilità di coltivazione e gusto.

Nel frattempo, è ripartita in questi giorni l’attività di semina che porterà nuovamente alla produzione e alla realizzazione di nuovi test per migliorare ulteriormente qualità, produttività e sostenibilità dell’Arachide Piemontese.


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Cibo

29 settembre è la Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla perdita e sullo spreco alimentare

Il 29 settembre è la Giornata internazionale di sensibilizzazione sulla perdita e sullo spreco alimentare – The International Day of Awareness of Food Loss and Waste.

L’iniziativa, proclamata dalle Nazioni Unite, rappresenta un chiaro invito all’azione per sensibilizzare il mondo intero, cittadini e Istituzioni, sulla centralità della questione delle perdite e dello spreco di cibo e sulle sfide più rilevanti da affrontare per favorire un’economia sostenibile e circolare per il futuro del Pianeta.
Agenzia per la Coesione Territoriale
L’impegno contro gli sprechi alimentari dev’essere una priorità globale: il risparmio del cibo, infatti, non è solo un problema etico ma determina anche effetti sui piani economico e ambientale per l’impatto negativo sul dispendio energetico e sullo smaltimento dei rifiuti. Affrontare la perdita e lo spreco di cibo è fondamentale per aumentare l’efficienza nel modo in cui il nostro cibo viene prodotto, distribuito e consumato.

Ogni anno un terzo del cibo sulla terra, 1,3 miliardi circa di tonnellate, viene sprecato senza neanche arrivare in tavola, che fanno ottenere a loro volta 4,4 miliardi di tonnellate di CO2 emessa nell’atmosfera e un consumo di acqua pari a 170 miliardi di metri cubi. Intanto, oltre 820 milioni di persone nel mondo soffrono la fame: è il 10,8% della popolazione, ovvero 1 persona su 10 che abita il pianeta. C’è poi lo spreco alimentare legato alla gestione e fruizione del cibo nelle nostre case.
Solo in Italia, lo spreco alimentare domestico pesa 529,9 grammi ogni settimana per ciascun cittadino, pari a oltre 25 kg di cibo gettati ogni anno. Considerando l’intera popolazione italiana si arriva a un dato vertiginoso: 1.526400 tonnellate di cibo ogni anno sprecate in Italia, nelle sole dinamiche di fruizione domestica del cibo”.

Per spingere verso comportamenti più responsabili bisogna fare fronte comune. Ci sono, infatti, termini internazionali che servono a raccontare e smuovere la lotta allo spreco alimentare.

Food Loss: espressione selezionata dalla FAO per indicare lo spreco alimentare che avviene all’inizio della filiera, da distinguersi da “food waste” che si riferisce a quello che avviene durante la distribuzione e dopo la vendita.
Pre-Consumer Waste: indica lo spreco che si verifica prima dell’acquisto, durante la produzione. A questo segue il “Post-Consumer Waste“, ovvero lo spreco dopo la vendita.
FLW: sigla per “Food Loss and Waste Protocol”, il protocollo internazionale contro lo spreco di cibo. Nello specifico, è uno standard che permette di calcolare quanto spreco alimentare si genera a livello globale.
Close the Loop: espressione che indica la fine del processo di riciclaggio, quando il consumatore finale acquista un prodotto riciclato. Letteralmente significa “chiudere il cerchio” e allude a un processo che potenzialmente, essendo circolare, potrebbe non interrompersi mai.
Minimization: racchiude tutti gli sforzi (tra cui il riciclaggio) per ridurre la quantità di rifiuti e si ottiene attraverso la riprogettazione dei prodotti o dei modelli di produzione e di consumo.
Spazio all’azione

A volte basterebbe davvero poco per evitare lo spreco alimentare: pochi e semplici comportamenti per vivere in maniera più sostenibile.

Three R’s: dall’inglese letteralmente “le tre erre”, è la triade di azioni per evitare lo spreco, ovvero “ridurre, riusare e riciclare”. Anche in campo alimentare, infatti, un acquisto consapevole e un utilizzo (e riutilizzo) adeguato possono contribuire a ridurre la quantità di cibo scartato.
Meal planning: termine inglese che si riferisce alla creazione di un calendario dei pasti. Oltre ad essere utile per la vita di tutti i giorni, questo strumento può essere un buon alleato contro lo spreco casalingo: una buona pianificazione dei pasti, infatti, permette un acquisto ed un uso consapevole del cibo.
Doggy bag: farsi preparare una “doggy bag”, ovvero un contenitore per gli avanzi del cibo al ristorante, è sempre un buon modo per evitare gli sprechi. Questa pratica è già molto diffusa all’estero e fortunatamente sta prendendo sempre più piede anche in Italia.
Natmad: anche i danesi hanno una parole per indicare la “doggy bag”, anche dopo una cena tra le quattro mura di casa. “Natmad”, in particolare, è la pratica di lasciare ai propri ospiti gli avanzi della cena per uno spuntino notturno.
Bokashi (ぼかし): letteralmente “miscuglio organico“, è un particolare metodo di fermentazione giapponese di compostaggio adatto anche per carne, latticini, ossa e frutti di mare. Questa tecnica permette di prendersi cura del proprio suolo con del compost fermentato autoprodotto. In questo modo si può fertilizzare la terra sfruttando gli scarti domestici che normalmente andrebbero buttati e quindi sprecati.
La parola alle culture

Le parole possono anche raccontare bisogni sentiti dalle società e volti ad evitare lo spreco.

Mottainai (もったいない): in Giappone viene solitamente utilizzata per esprimere disappunto per qualcosa che viene sprecato per niente. Non è, infatti, raro che chi lascia molto cibo nel piatto venga redarguito con un “mottainai!“.
Itadakimasu (いただきます): tradotta generalmente come “buon appetito”, in realtà l’espressione giapponese “itadakimasu” si ferisce a un rituale di gratitudine e di riflessione. L’idea alla base di questo rituale è che il cibo che si sta per mangiare è di grande importanza e non può essere sprecato.
Lagom: termine svedese non del tutto traducibile in italiano. Indica un concetto di misura riassumibile con “non troppo, non troppo poco”. L’espressione “lagom” sottintende l’idea che non esista una misura comune a tutti: ogni persona deve trovare il suo equilibrio.
Resfest: parola svedese che indica un pasto a base di avanzi, rielaborato per essere gustoso e diverso. Ad esempio una pasta gratinata a base di polpette e spaghetti avanzati dalla cena del giorno prima. In tedesco questo concetto si esprime con la parola “resteverwertung“.
Kutt-matsvinn uke: è la settimana norvegese contro lo spreco alimentare, un periodo per aumentare la consapevolezza sullo spreco e su ciò che l’industria alimentare e della ristorazione può fare, nonché per mostrare come ogni singolo individui giochi un ruolo fondamentale nel raggiungimento di questi obiettivi. Da considerare inoltre che uno degli obiettivi della Norvegia è dimezzare il food waste entro il 2030.
Se, lukt, smak: letteralmente “guarda, annusa, assaggia”, è invece un’espressione norvegese per incoraggiare i consumatori a non affidarsi solo alla data di scadenza di un prodotto. Proprio per questo la data di scadenza dei prodotti in Norvegia è indicata con “Best før, ofte god etter”, ovvero “Da consumarsi preferibilmente entro – Anche se potrebbe essere ancora buono dopo”. Qualcosa di simile avviene anche in Svezia con la dicitura “Bäst före, ofta bra efter”.
Containern: in tedesco l’azione di salvare del cibo ancora commestibile, ma scartato dai supermercati per motivi estetici.
Pfandflaschen: parola tedesca per indicare il vuoto a rendere. In Germania, infatti, quella del vuoto a rendere è una pratica molto comune: le bottiglie costano 25 centesimi in più, ma si può riavere questa differenza di costo restituendo successivamente la bottiglia in negozio per farla riutilizzare.
Weiterverwertung von Lebensmittelresten: letteralmente “riutilizzo dei residui alimentari”, in tedesco si riferisce al riuso di scarti alimentari per creare qualcosa di nuovo – ad esempio produrre un prodotto per la pulizia a partire dalla buccia di limoni o arance oppure utilizzare i fondi di caffè per realizzare cosmetici.
Come lo que compras y compra lo que necesitas: proverbio spagnolo letteralmente traducibile in “mangia quello che compri e compra quello che ti serve”.


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La plastica continua ad inquinare. Occorre insiste su riciclo e soprattutto eliminarla secondo Inger Andersen, direttore dell’Unep

La produzione di plastica non si riduce nel mondo e  continua ad inquinare ogni giorno il nostro pianeta senza sosta. (altro…)


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Cibo

Mercato Itinerante, Verdessenza e Birrificio Pinerolese si presentano venerdî 22 settembre

Venerdî 22 settembre alle 18.00 presso Verdessenza Società Cooperativa in Via San Pio V 20/F, 10125 Torino Mercato Itinerante racconterà il suo progetto, la rete e le azioni sostenibili in (altro…)


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