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Cos’è il Green Deal europeo ?

Parte il Green Deal dell’unione europea che punta a un’azione concreta in materia di cambiamenti climatici per diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l’opportunità più grandi del nostro tempo.

La normativa europea sul clima sancirà per la prima volta nella legge l’obiettivo della neutralità climatica dell’UE entro il 2050. Ciò significa emettere meno biossido di carbonio ed eliminare dall’atmosfera quello emesso. Per riuscirci è necessario estendere ad altri settori il sistema di scambio di quote di emissione che già aiuta l’UE a ridurre le emissioni dei settori energetico e industriale.

Lo sviluppo di fonti di energia più pulite e di tecnologie verdi consentirebbe di produrre, viaggiare, consumare e vivere rispettando di più l’ambiente. Occorre sviluppare un’economia realmente circolare e proteggere la biodiversità.

Il Green Deal europeo: Comunicazione della Commissione dell’11 dicembre 2019 – La tabella di marcia

1.Introduzione – trasformare una sfida pressante in un’opportunità unica

La presente comunicazione illustra un Green Deal per l’Unione europea (UE) e i suoi cittadini. Essa riformula su nuove basi l’impegno della Commissione ad affrontare i problemi legati al clima e all’ambiente, ovvero il compito che definisce la nostra generazione. Ogni anno che passa l’atmosfera si riscalda e il clima cambia. Degli otto milioni di specie presenti sul pianeta un milione è a rischio di estinzione. Assistiamo all’inquinamento e alla distruzione di foreste e oceani 1 .

Il Green Deal europeo è la risposta a queste sfide. Si tratta di una nuova strategia di crescita mirata a trasformare l’UE in una società giusta e prospera, dotata di un’economia moderna, efficiente sotto il profilo delle risorse e competitiva che nel 2050 non genererà emissioni nette di gas a effetto serra e in cui la crescita economica sarà dissociata dall’uso delle risorse.

Essa mira inoltre a proteggere, conservare e migliorare il capitale naturale dell’UE e a proteggere la salute e il benessere dei cittadini dai rischi di natura ambientale e dalle relative conseguenze. Allo stesso tempo, tale transizione deve essere giusta e inclusiva. Deve mettere al primo posto le persone e tributare particolare attenzione alle regioni, alle industrie e ai lavoratori che dovranno affrontare i problemi maggiori. Poiché la transizione determinerà cambiamenti sostanziali, la partecipazione attiva dei cittadini e la fiducia nella transizione sono fondamentali affinché le politiche possano funzionare e siano accettate. È necessario un nuovo patto che riunisca i cittadini, con tutte le loro diversità, le autorità nazionali, regionali, locali, la società civile e l’industria, in stretta collaborazione con le istituzioni e gli organi consultivi dell’UE.

L’UE dispone collettivamente della capacità di trasformare la sua economia e la sua società, indirizzandole su un percorso maggiormente sostenibile. Può fare leva sui suoi punti di forza in quanto leader mondiale nelle misure per il clima e l’ambiente, la protezione dei consumatori e i diritti dei lavoratori. Un’ulteriore riduzione delle emissioni costituisce una sfida che richiederà massicci investimenti pubblici e maggiori sforzi per indirizzare i capitali privati verso interventi a favore del clima e dell’ambiente, evitando nel contempo la dipendenza da pratiche insostenibili. L’UE deve essere in prima linea nel coordinamento degli sforzi internazionali verso la creazione di un sistema finanziario coerente che promuova soluzioni sostenibili. Questo investimento iniziale rappresenta inoltre un’opportunità per avviare stabilmente l’Europa su un nuovo percorso di crescita sostenibile e inclusiva. Il Green Deal europeo permetterà di accelerare e sostenere la transizione necessaria in tutti i settori.

L’ambizione ambientale del Green Deal non potrà essere concretizzata dall’Europa, se essa agirà da sola. I fattori alla base dei cambiamenti climatici e della perdita di biodiversità hanno dimensione mondiale e non si arrestano ai confini nazionali. L’UE può esercitare la sua influenza e le sue competenze e utilizzare le sue risorse finanziarie per mobilitare i paesi vicini e i partner e indurli a percorrere insieme un percorso sostenibile. L’UE continuerà ad essere all’avanguardia negli interventi in questo ambito, cercando di stringere alleanze con chi persegue gli stessi obiettivi, riconoscendo nel contempo la necessità di preservare la propria sicurezza di approvvigionamento e competitività, anche nel caso in cui altri non siano disposti ad agire.

La presente comunicazione definisce una tabella di marcia iniziale delle politiche e misure principali necessarie per realizzare il Green Deal europeo, che sarà aggiornata in funzione delle necessità che dovessero emergere e delle relative risposte strategiche. Tutte le azioni e le politiche dell’UE dovranno contribuire agli obiettivi del Green Deal europeo. Si tratta di problemi complessi e interconnessi. La risposta politica deve essere coraggiosa e completa e cercare di massimizzare i benefici per la salute, la qualità della vita, la resilienza e la competitività. Essa richiederà un intenso coordinamento per valorizzare le sinergie possibili in tutti i settori d’intervento 2 .

Il Green Deal è parte integrante della strategia della Commissione per attuare l’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite 3 nonché le altre priorità annunciate negli orientamenti politici della presidente von der Leyen 4 . Nell’ambito del Green Deal la Commissione intende riorientare il processo di coordinamento macroeconomico del semestre europeo per integrarvi gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, al fine di porre la sostenibilità e il benessere dei cittadini al centro della politica economica e rendere gli obiettivi di sviluppo sostenibile il fulcro della definizione delle politiche e degli interventi dell’UE.

La figura che segue illustra i vari elementi del Green Deal.

Figura 1: Il Green Deal europeo

2.Trasformare l’economia dell’UE per un futuro sostenibile

2.1.Elaborare una serie di politiche profondamente trasformative

Per realizzare il Green Deal europeo è necessario ripensare le politiche per l’approvvigionamento di energia pulita in tutti i settori dell’economia: industria, produzione e consumo, grandi infrastrutture, trasporti, prodotti alimentari e agricoltura, edilizia, tassazione e prestazioni sociali. Per conseguire questi obiettivi è essenziale aumentare il valore attribuito alla protezione e al ripristino degli ecosistemi naturali, all’uso sostenibile delle risorse e al miglioramento della salute umana. È in questo ambito che un cambiamento profondo è più necessario e potenzialmente più benefico per l’economia, la società e l’ambiente naturale dell’UE. L’UE dovrebbe inoltre promuovere, e sostenere con investimenti, la necessaria trasformazione digitale, che offre gli strumenti essenziali per realizzare i cambiamenti.

Se, da un lato, tutti questi settori di intervento sono fortemente interconnessi e si rafforzano reciprocamente, dall’altro è necessario prestare particolare attenzione ai potenziali compromessi tra gli obiettivi di tipo economico, ambientale e sociale. Il Green Deal farà un uso coerente di tutte le leve politiche: regolamentazione e normazione, investimenti e innovazione, riforme nazionali, dialogo con le parti sociali e cooperazione internazionale. Il pilastro europeo dei diritti sociali guiderà gli interventi per garantire che nessuno sia escluso da questo processo.

Nuove misure non saranno sufficienti, da sole, per conseguire gli obiettivi del Green Deal europeo. Oltre ad avviare nuove iniziative, la Commissione collaborerà con gli Stati membri per intensificare gli sforzi dell’UE volti a garantire che la legislazione e le politiche attuali pertinenti ai fini del Green Deal siano attuate e applicate in modo efficace.

2.1.1.Rendere più ambiziosi gli obiettivi dell’UE in materia di clima per il 2030 e il 2050

La Commissione ha già delineato un chiaro programma per conseguire la neutralità climatica entro il 2050 5 , che dovrebbe costituire la base della strategia di lungo termine che l’UE presenterà alla Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici all’inizio del 2020. Entro marzo 2020 la Commissione proporrà la prima “legge per il clima” europea per stabilire in modo chiaro le condizioni di una transizione equa ed efficace, assicurare la prevedibilità agli investitori e garantire che la transizione sia irreversibile. In questo modo l’obiettivo della neutralità climatica entro il 2050 sarà sancito per legge. La legge per il clima garantirà inoltre che tutte le politiche dell’UE contribuiscano all’obiettivo della neutralità climatica e che tutti i settori svolgano la loro parte.

L’UE ha già cominciato a modernizzare e trasformare l’economia con l’obiettivo della neutralità climatica. Tra il 1990 e il 2018 ha ridotto del 23 % le emissioni di gas a effetto serra, mentre l’economia è cresciuta del 61 %. Tuttavia, mantenendo le attuali politiche, la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra sarà limitata al 60 % entro il 2050. Molto resta da fare nel prossimo decennio, a cominciare da un’azione per il clima più ambiziosa.

Entro l’estate del 2020 la Commissione presenterà un piano per la valutazione dell’impatto finalizzato ad aumentare in modo responsabile l’obiettivo dell’UE di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra per il 2030 di almeno il 50-55 % rispetto ai livelli del 1990. Per conseguire tali riduzioni supplementari delle emissioni di gas a effetto serra, entro il giugno 2021 la Commissione riesaminerà tutti gli strumenti pertinenti della politica in materia di clima, e ne proporrà una revisione se necessario. Tra questi figurano il sistema per lo scambio di quote di emissioni 6 , compresa l’eventuale estensione del sistema a nuovi settori, gli obiettivi degli Stati membri di riduzione delle emissioni in settori al di fuori del sistema per lo scambio di quote di emissioni 7 e il regolamento sull’uso del suolo, il cambiamento di uso del suolo e la silvicoltura 8 . La Commissione proporrà di modificare la legge per il clima per aggiornarla di conseguenza.

Queste riforme strategiche contribuiranno a garantire un’efficace fissazione del prezzo del carbonio in tutta l’economia. Ciò incoraggerà i consumatori e le imprese a modificare i propri comportamenti, facilitando un aumento degli investimenti sostenibili, pubblici e privati. I differenti strumenti di fissazione dei prezzi devono integrarsi a vicenda e garantire congiuntamente un quadro strategico coerente. È inoltre essenziale garantire che l’imposizione fiscale sia allineata agli obiettivi climatici. La Commissione proporrà di rivedere la direttiva sulla tassazione dei prodotti energetici 9 , dando rilevanza agli aspetti ambientali e proponendo di utilizzare le disposizioni dei trattati che consentono al Parlamento europeo e al Consiglio di adottare proposte in questo settore mediante la procedura legislativa ordinaria con votazione a maggioranza qualificata anziché all’unanimità.

Fintanto che molti partner internazionali non condivideranno le stesse ambizioni dell’UE, esisterà il rischio di una rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, sia perché la produzione può essere trasferita dall’UE verso altri paesi con ambizioni minori di riduzione delle emissioni, sia perché i prodotti dell’UE possono essere sostituiti da prodotti importati a maggiore intensità di carbonio. Se tale rischio si materializza, non vi sarà alcuna riduzione delle emissioni globali, vanificando gli sforzi dell’UE e delle sue industrie per conseguire gli obiettivi climatici globali dell’accordo di Parigi.

Se dovessero persistere livelli diversi di ambizione su scala mondiale mentre l’UE aumenta le sue ambizioni in campo climatico, la Commissione proporrà, per determinati settori, un meccanismo di adeguamento del carbonio alle frontiere, al fine di ridurre il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio, garantendo, in questo modo, che il prezzo delle importazioni tenga conto più accuratamente del loro tenore di carbonio. Tale misura, che sarà definita in modo da rispettare le norme dell’Organizzazione mondiale del commercio e gli altri obblighi internazionali dell’UE, costituirebbe un’alternativa alle misure 10 per contrastare il rischio di rilocalizzazione delle emissioni di carbonio previste dal sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE.

La Commissione adotterà una nuova e più ambiziosa strategia dell’UE in materia di adattamento ai cambiamenti climatici. Si tratta di un aspetto essenziale in quanto i cambiamenti climatici continueranno a creare problemi significativi in Europa nonostante gli sforzi di mitigazione prodigati. In questo senso è fondamentale intensificare gli sforzi in materia di resistenza ai cambiamenti climatici e per sviluppare la resilienza, la prevenzione e la preparazione. I lavori sull’adattamento ai cambiamenti climatici dovrebbero continuare a influenzare gli investimenti pubblici e privati, anche per quanto riguarda le soluzioni ispirate alla natura. Sarà importante garantire che in tutta l’UE gli investitori, le compagnie di assicurazione, le imprese, le città e i cittadini possano accedere ai dati e mettere a punto strumenti per integrare i cambiamenti climatici nelle loro pratiche di gestione dei rischi.

2.1.2.Garantire l’approvvigionamento di energia pulita, economica e sicura

Un’ulteriore decarbonizzazione del sistema energetico è fondamentale per conseguire gli obiettivi 2030 e 2050 in materia di clima. La produzione e l’uso dell’energia nei diversi settori economici rappresentano oltre il 75 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. La priorità deve essere data all’efficienza energetica. Occorre sviluppare un settore dell’energia basato in larga misura su fonti rinnovabili, con la contestuale rapida eliminazione del carbone e la decarbonizzazione del gas. Nel contempo, l’approvvigionamento energetico dell’UE deve essere sicuro e a prezzi accessibili per i consumatori e le imprese. A tal fine è essenziale garantire che il mercato europeo dell’energia sia pienamente integrato, interconnesso e digitalizzato, nel rispetto della neutralità tecnologica.

Gli Stati membri presenteranno i rispettivi piani nazionali per l’energia e il clima entro la fine del 2019. In linea con il regolamento sulla governance dell’Unione dell’energia e dell’azione per il clima 11 , i piani in questione dovrebbero prevedere contributi nazionali ambiziosi al conseguimento degli obiettivi dell’UE. La Commissione valuterà il livello di ambizione dei piani e la necessità di ulteriori misure, qualora tale livello non sia sufficiente. Ciò contribuirà al processo per rendere più ambiziosi gli obiettivi 2030 in materia di clima, in relazione al quale entro il giugno 2021 la Commissione riesaminerà e, se necessario, proporrà di rivedere la pertinente normativa in materia di energia. L’aggiornamento dei piani nazionali per l’energia e il clima da parte degli Stati membri, il cui avvio è previsto nel 2023, dovrebbe tener conto dei nuovi obiettivi in materia di clima. La Commissione continuerà ad assicurare che tutta la legislazione pertinente sia applicata rigorosamente.

La transizione verso l’energia pulita dovrebbe coinvolgere i consumatori e andare a loro beneficio. Le fonti di energia rinnovabili avranno un ruolo essenziale, come pure l’aumento della produzione eolica offshore, grazie alla cooperazione regionale tra gli Stati membri. L’integrazione intelligente delle energie rinnovabili, l’efficienza energetica e altre soluzioni sostenibili in tutti i settori contribuiranno a conseguire la decarbonizzazione al minor costo possibile. La rapida diminuzione del costo delle energie rinnovabili, unita a una migliore definizione delle politiche di sostegno, ha già ridotto l’impatto delle energie rinnovabili sulle bollette energetiche delle famiglie. Entro la metà del 2020 la Commissione presenterà misure atte a favorire l’integrazione intelligente. Contestualmente sarà facilitata la decarbonizzazione del settore del gas, anche migliorando il sostegno allo sviluppo di gas decarbonizzati grazie a una progettazione lungimirante di un mercato competitivo del gas decarbonizzato e a misure per affrontare il problema delle emissioni di metano connesse all’energia.

È necessario affrontare il rischio della povertà energetica per le famiglie che non possono permettersi i servizi energetici fondamentali in modo da garantire un tenore di vita dignitoso. Programmi efficaci, quali i regimi di finanziamento alle famiglie per la ristrutturazione delle abitazioni, possono ridurre le bollette energetiche tutelando l’ambiente. Nel 2020 la Commissione pubblicherà orientamenti per aiutare gli Stati membri ad affrontare il problema della povertà energetica.

La transizione verso la neutralità climatica richiede inoltre infrastrutture intelligenti. Una maggiore cooperazione transfrontaliera e regionale contribuirà a conseguire i benefici della transizione verso l’energia pulita a prezzi accessibili. Dovrà essere riesaminato il quadro normativo per le infrastrutture energetiche, compreso il regolamento TEN-E 12 , per assicurare la coerenza con l’obiettivo della neutralità climatica. Il quadro rivisto dovrà promuovere la diffusione delle tecnologie e infrastrutture innovative, quali le reti intelligenti, le reti a idrogeno o la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio e lo stoccaggio di energia, consentendo inoltre un’integrazione settoriale. Alcune infrastrutture e risorse esistenti dovranno essere ammodernate per rimanere idonee allo scopo e resilienti ai cambiamenti climatici.

2.1.3.Mobilitare l’industria per un’economia pulita e circolare

Per conseguire gli obiettivi di un’economia circolare e a impatto climatico zero è necessaria la piena mobilitazione dell’industria. Occorrono 25 anni – una generazione – per trasformare un settore industriale e tutte le catene del valore. Per essere pronti nel 2050, le decisioni e le azioni dovranno essere prese nei prossimi cinque anni.

Tra il 1970 e il 2017 l’estrazione di materiali a livello mondiale è triplicata ed è in continua crescita 13 , costituendo fonte di gravi rischi a livello globale. Circa la metà delle emissioni totali di gas a effetto serra e più del 90 % della perdita di biodiversità e dello stress idrico sono determinati dall’estrazione di risorse e dai processi di trasformazione di materiali, combustibili e alimenti. Benché abbia iniziato la transizione, l’industria dell’UE contribuisce tuttavia ancora al 20 % delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE. Essa è ancora troppo “lineare” e dipendente dal flusso di nuovi materiali estratti, scambiati e trasformati in merci e, infine, smaltiti come rifiuti o emissioni. Soltanto il 12 % dei materiali utilizzati proviene dal riciclaggio 14 .

La transizione è un’opportunità per espandere un’attività economica sostenibile e che genera occupazione. Sui mercati mondiali vi è un notevole potenziale per quanto riguarda le tecnologie a basse emissioni e i prodotti e servizi sostenibili. Analogamente, l’economia circolare offre grandi potenzialità per nuove attività e posti di lavoro. La trasformazione, tuttavia, procede troppo a rilento e i progressi non sono né diffusi né uniformi. Il Green Deal europeo sosterrà e accelererà la transizione dell’industria europea verso un modello sostenibile di crescita inclusiva.

Nel marzo 2020, la Commissione adotterà una strategia industriale dell’UE per affrontare la duplice sfida della trasformazione verde e digitale. L’Europa deve fare leva sulle potenzialità della trasformazione digitale, fattore determinante per conseguire gli obiettivi del Green Deal. Assieme alla strategia industriale, un nuovo piano d’azione per l’economia circolare contribuirà a modernizzare l’economia dell’UE e a valorizzare le opportunità dell’economia circolare al livello europeo e mondiale. Il nuovo quadro politico avrà tra i suoi obiettivi principali quello di stimolare lo sviluppo di mercati guida per la neutralità climatica e i prodotti circolari, all’interno come all’esterno dell’UE.

Le industrie ad alta intensità energetica, come quelle dell’acciaio, dei prodotti chimici e del cemento, sono indispensabili per l’economia europea, in quanto alimentano diverse catene del valore. Ma la loro decarbonizzazione e modernizzazione sono essenziali. Le raccomandazioni pubblicate dal gruppo ad alto livello sulle industrie ad alta intensità energetica hanno evidenziato l’impegno dell’industria per conseguire questi obiettivi 15 .

Il piano d’azione per l’economia circolare comprenderà una politica per i “prodotti sostenibili” al fine di sostenere la progettazione circolare di tutti i prodotti sulla base di una metodologia e di principi comuni, dando priorità alla riduzione e al riutilizzo dei materiali prima del loro riciclaggio, promuovendo nuovi modelli di sviluppo e fissando requisiti atti a prevenire l’immissione sul mercato dell’UE di prodotti nocivi per l’ambiente. Anche la responsabilità estesa del produttore sarà rafforzata.

Se, da un lato, il piano per l’economia circolare guiderà la transizione di tutti i settori, dall’altro gli interventi si concentreranno in particolare su settori ad alta intensità di risorse come quelli tessile, dell’edilizia, dell’elettronica e delle materie plastiche. La Commissione valuterà i risultati della strategia sulla plastica del 2018, concentrandosi, tra l’altro, sulle misure per contrastare l’aggiunta intenzionale di microplastiche e le emissioni non intenzionali di materie plastiche, ad esempio dall’abrasione dei tessuti e degli pneumatici. La Commissione metterà a punto requisiti per garantire che, entro il 2030, tutti gli imballaggi presenti sul mercato dell’UE siano riutilizzabili o riciclabili in modo economicamente sostenibile e un quadro normativo per le plastiche biodegradabili e a base biologica, oltre ad attuare misure sulla plastica monouso.

Il piano d’azione per l’economia circolare comprenderà inoltre misure volte a incoraggiare le imprese a offrire, e a consentire ai consumatori di scegliere, prodotti riutilizzabili, durevoli e riparabili. Analizzerà la necessità di un “diritto alla riparazione” e contrasterà l’obsolescenza programmata dei dispositivi, in particolare quelli elettronici. La politica dei consumatori cercherà di responsabilizzare i consumatori a compiere scelte informate e a svolgere un ruolo attivo nella transizione ecologica. Nuovi modelli imprenditoriali, basati sul noleggio e la condivisione di beni e servizi, potranno svolgere un ruolo nella misura in cui siano realmente sostenibili ed economicamente accessibili.

Anche le informazioni, a condizione di essere affidabili, comparabili e verificabili, svolgono un ruolo importante per consentire agli acquirenti di prendere decisioni più sostenibili, riducendo il rischio di un marketing ambientale fuorviante (“green washing”). Le imprese che vantano le caratteristiche ecologiche dei loro prodotti dovrebbero essere in grado di dimostrarle sulla base di una metodologia standard che ne valuti l’impatto sull’ambiente. La Commissione intensificherà gli sforzi regolamentari e non regolamentari per contrastare le false dichiarazioni di ecocompatibilità. Anche la digitalizzazione può contribuire a migliorare la disponibilità di informazioni sulle caratteristiche dei prodotti venduti nell’UE. Ad esempio, il passaporto di un prodotto elettronico potrebbe fornire informazioni sull’origine, la composizione, le possibilità di riparazione e smantellamento del prodotto e la sua gestione alla fine del ciclo di vita. Le autorità pubbliche, comprese le istituzioni dell’UE, dovrebbero dare l’esempio, assicurandosi che i loro appalti si basino su criteri ecologici. La Commissione proporrà ulteriori atti legislativi e documenti orientativi in materia di acquisti pubblici verdi.

Una politica dei prodotti sostenibili ha inoltre il potenziale di ridurre in modo significativo i rifiuti. Laddove non si possa evitare la produzione di rifiuti, se ne deve recuperare il valore economico, azzerandone o minimizzandone l’impatto sull’ambiente e i cambiamenti climatici. A tal fine sono necessarie nuove norme oltre che obiettivi e misure per contrastare gli imballaggi eccessivi e la produzione di rifiuti. In parallelo le imprese dell’UE dovrebbero beneficiare di un mercato unico solido e integrato per le materie prime secondarie e i sottoprodotti. A tal fine è necessario rafforzare la cooperazione tra le catene del valore, come nel caso dell’alleanza circolare sulle materie plastiche. La Commissione valuterà l’opportunità di adottare requisiti giuridicamente vincolanti per dare impulso al mercato delle materie prime secondarie con contenuto riciclato obbligatorio (ad esempio, per gli imballaggi, i veicoli, i materiali da costruzione e le batterie). Per semplificare la gestione dei rifiuti per i cittadini e garantire alle imprese materiali secondari più puliti, la Commissione proporrà anche un modello UE per la raccolta differenziata dei rifiuti. La Commissione è del parere che l’UE dovrebbe cessare di esportare i propri rifiuti al di fuori dell’Unione e intende pertanto riesaminare le norme in materia di spedizioni e esportazioni illegali di rifiuti.

L’accesso alle risorse costituisce inoltre una questione di sicurezza strategica per l’ambizione dell’Europa di realizzare il Green Deal. Garantire l’approvvigionamento di materie prime sostenibili, in particolare di quelle essenziali per le tecnologie pulite e le applicazioni digitali, spaziali e di difesa, diversificando l’offerta da fonti sia primarie che secondarie, è pertanto uno dei prerequisiti per far sì che tale transizione si realizzi.

L’industria dell’UE ha bisogno di “pionieri del clima e delle risorse” per mettere a punto, entro il 2030, le prime applicazioni commerciali delle tecnologie di punta nei principali settori industriali. Tra i settori prioritari figurano l’idrogeno pulito, le celle a combustibile e altri combustibili alternativi, lo stoccaggio di energia e la cattura, lo stoccaggio e l’utilizzo del carbonio. A titolo di esempio, la Commissione sosterrà le tecnologie di punta per la produzione pulita dell’acciaio, al fine di arrivare nel 2030 a una produzione di acciaio a zero emissioni di carbonio e valuterà quale parte dei finanziamenti oggetto di liquidazione nell’ambito della Comunità europea del carbone e dell’acciaio possa essere utilizzata. Più in generale, il fondo per l’innovazione finanziato dal sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE contribuirà alla diffusione di tali progetti innovativi su vasta scala.

È essenziale promuovere nuove forme di collaborazione con l’industria e investimenti nelle catene di valore strategiche. La Commissione continuerà ad attuare il piano d’azione strategico sulle batterie e a sostenere la “European Battery Alliance”. Nel 2020 proporrà norme par garantire una catena del valore delle batterie sicura, circolare e sostenibile per tutte le batterie, anche per rifornire il mercato in crescita dei veicoli elettrici. La Commissione sosterrà anche altre iniziative per la formazione di alleanze e l’aggregazione su vasta scala delle risorse, ad esempio in forma di progetti importanti di comune interesse europeo, in cui aiuti di Stato mirati e vincolati a scadenze precise possano contribuire alla creazione di nuove catene di valore innovative.

Le tecnologie digitali sono un fattore fondamentale per conseguire gli obiettivi di sostenibilità del Green Deal in molti settori diversi. La Commissione esaminerà misure finalizzate a garantire che le tecnologie digitali, quali l’intelligenza artificiale, il G5, il cloud e l’edge computing e l’Internet delle cose possano accelerare e massimizzare l’impatto delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici e proteggere l’ambiente. La digitalizzazione presenta inoltre nuove opportunità per il monitoraggio a distanza dell’inquinamento atmosferico e idrico o per il monitoraggio e l’ottimizzazione delle modalità di utilizzo dell’energia e delle risorse naturali. Nel contempo l’Europa ha bisogno di un settore digitale che ponga al centro la sostenibilità. La Commissione valuterà inoltre misure per migliorare l’efficienza energetica e le prestazioni in termini di economia circolare del settore stesso, dalle reti a banda larga ai centri di dati e ai dispositivi TIC. La Commissione valuterà la necessità di introdurre maggiore trasparenza sull’impatto ambientale dei servizi di comunicazione elettronica, di adottare misure più rigorose in caso di diffusione di nuove reti e di promuovere sistemi di ritiro per incentivare le persone a restituire i loro dispositivi non più utilizzati, come telefoni cellulari, tablet e caricabatteria.

2.1.4.Costruire e ristrutturare in modo efficiente sotto il profilo energetico e delle risorse

La costruzione, l’utilizzo e la ristrutturazione degli edifici assorbono quantità significative di energia e risorse minerarie (come sabbia, ghiaia, cemento). Gli edifici sono inoltre responsabili del 40 % del consumo energetico. Attualmente il tasso annuo di ristrutturazione del parco immobiliare negli Stati membri varia dallo 0,4 all’1,2 %, un ritmo che dovrà essere almeno raddoppiato se vogliamo raggiungere gli obiettivi dell’UE in materia di efficienza energetica e di clima. Al tempo stesso 50 milioni di consumatori hanno difficoltà a riscaldare adeguatamente le loro abitazioni.

Per far fronte alla duplice sfida dell’efficienza energetica e dell’accessibilità economica dell’energia, l’UE e gli Stati membri dovrebbero avviare un'”ondata di ristrutturazioni” di edifici pubblici e privati. È ben vero che è difficile aumentare i tassi di ristrutturazione, ma essa permette di ridurre l’importo delle bollette energetiche e può contrastare la povertà energetica, oltre a dare impulso al settore dell’edilizia, costituendo così un’occasione per sostenere le PMI e i posti di lavoro a livello locale.

La Commissione applicherà rigorosamente la normativa relativa alla prestazione energetica nel settore dell’edilizia, a partire da una valutazione delle strategie nazionali di ristrutturazione a lungo termine degli Stati membri 16 che sarà condotta nel 2020. Nel contesto di un’azione di più ampio respiro intesa a garantire che i prezzi relativi delle diverse fonti di energia forniscano segnali adeguati per l’efficienza energetica, la Commissione comincerà inoltre a lavorare alla possibilità di includere le emissioni degli edifici negli scambi di quote di emissioni. Essa riesaminerà inoltre il regolamento sui prodotti da costruzione 17 che dovrebbe assicurare che tutte le fasi della progettazione di edifici nuovi e ristrutturati siano in linea con le esigenze dell’economia circolare e comportino una maggiore digitalizzazione e un parco immobiliare sempre più resiliente ai cambiamenti climatici.

Parallelamente, la Commissione propone di collaborare con i portatori di interessi a una nuova iniziativa in materia di ristrutturazione nel 2020. L’iniziativa comprenderà una piattaforma aperta che riunirà il settore dell’edilizia e della costruzione, gli architetti e gli ingegneri e le autorità locali per affrontare gli ostacoli alla ristrutturazione. Saranno inoltre previsti regimi di finanziamento innovativi nell’ambito di InvestEU di cui potrebbero giovarsi associazioni edilizie o società di servizi energetici, che potrebbero attuare interventi di ristrutturazione anche attraverso contratti di prestazione energetica. Un obiettivo fondamentale sarebbe quello di organizzare gli sforzi di ristrutturazione in blocchi di dimensioni maggiori affinché possano beneficiare di condizioni di finanziamento più vantaggiose e di economie di scala. La Commissione si adopererà inoltre per rimuovere gli ostacoli normativi nazionali che frenano gli investimenti nell’efficienza energetica negli edifici in locazione e in multiproprietà. Si presterà particolare attenzione alla ristrutturazione dell’edilizia sociale, per aiutare le famiglie che faticano a pagare le bollette energetiche, senza dimenticare anche scuole e ospedali, dal momento che il denaro risparmiato grazie a una maggiore efficienza potrà essere impiegato per sostenere l’istruzione e la sanità pubblica.

2.1.5.Accelerare la transizione verso una mobilità sostenibile e intelligente

I trasporti sono responsabili di un quarto delle emissioni di gas a effetto serra dell’UE e il loro impatto è in continua crescita. Per conseguire la neutralità climatica è necessario ridurre le emissioni prodotte dai trasporti del 90 % entro il 2050 e occorrerà il contributo del trasporto stradale, ferroviario, aereo e per vie navigabili. Raggiungere la sostenibilità nei trasporti significa mettere gli utenti al primo posto e fornire loro alternative più economiche, accessibili, sane e pulite rispetto alle loro attuali abitudini in materia di mobilità. Nel 2020 la Commissione adotterà una strategia per una mobilità intelligente e sostenibile che affronterà questa sfida, senza trascurare alcuna fonte di emissione.

Il trasporto multimodale necessita di un forte impulso che aumenterà l’efficienza del sistema dei trasporti. Una priorità è quella di trasferire una parte sostanziale del 75 % dei trasporti interni di merci che oggi avviene su strada alle ferrovie e alle vie navigabili interne. Le misure necessarie a migliorare la gestione ed aumentare la capacità del sistema ferroviario e delle vie navigabili interne saranno oggetto di una proposta della Commissione entro il 2021. La Commissione valuterà inoltre la possibilità di ritirare l’attuale proposta di revisione della direttiva sui trasporti combinati e di presentarne una nuova 18 perché diventi uno strumento efficace a sostegno delle operazioni di trasporto multimodale di merci che comprenda il trasporto ferroviario e per vie navigabili, compreso il trasporto marittimo a corto raggio. Nel settore dell’aviazione saranno ripresi i lavori per l’adozione della proposta della Commissione relativa a un autentico cielo unico europeo che contribuirà a ridurre in modo significativo le emissioni prodotte dal trasporto aereo.

La mobilità multimodale automatizzata e connessa svolgerà un ruolo sempre più importante, insieme ai sistemi intelligenti di gestione del traffico resi possibili dalla digitalizzazione. Il sistema e l’infrastruttura dei trasporti dell’UE saranno resi idonei a sostenere nuovi servizi di mobilità sostenibile in grado di ridurre il traffico e l’inquinamento, in particolare nelle aree urbane. Attraverso i propri strumenti di finanziamento come il meccanismo per collegare l’Europa, la Commissione contribuirà allo sviluppo di sistemi intelligenti di gestione del traffico e di soluzioni del tipo “mobilità come servizio”.

Il costo dei trasporti deve rispecchiare l’impatto sull’ambiente e sulla salute. Bisognerebbe mettere fine alle sovvenzioni a favore dei combustibili fossili e, nel contesto della revisione della direttiva sulla tassazione dell’energia, la Commissione esaminerà attentamente le attuali esenzioni fiscali, anche per quanto riguarda i combustibili nel settore del trasporto aereo e marittimo, e studierà soluzioni per colmare al meglio eventuali lacune. Analogamente, la Commissione proporrà di estendere il sistema per lo scambio di quote di emissioni al settore marittimo e di ridurre le quote assegnate gratuitamente alle compagnie aeree. Si tratterà di un intervento organico a livello globale, coordinato in particolare con l’Organizzazione per l’aviazione civile internazionale e l’Organizzazione marittima internazionale. La Commissione intende inoltre riflettere nuovamente su come conseguire un’efficace tariffazione della rete stradale nell’UE. L’invito rivolto al Parlamento europeo e al Consiglio è quello di mantenere l’alto livello di ambizione della proposta originaria della Commissione per la direttiva “eurobollo” 19 ed è disposta a ritirarla, se necessario, e a proporre misure alternative.

L’UE dovrebbe parallelamente aumentare la produzione e la diffusione di combustibili alternativi sostenibili per il settore dei trasporti. Entro il 2025 sarà necessario circa 1 milione di stazioni di ricarica e rifornimento pubbliche per i 13 milioni di veicoli a basse e a zero emissioni previsti sulle strade europee. La Commissione sosterrà la diffusione di punti di ricarica e rifornimento pubblici laddove esistono lacune persistenti, in particolare per i viaggi di lunga distanza e nelle zone meno densamente popolate, e avvierà il più rapidamente possibile un nuovo invito a presentare proposte di finanziamento. Tali misure integreranno quelle adottate a livello nazionale. La Commissione prenderà in considerazione le opzioni legislative per promuovere la produzione e l’utilizzo di combustibili alternativi sostenibili per le diverse modalità di trasporto e intende inoltre riesaminare la direttiva relativa all’infrastruttura per i combustibili alternativi 20 e il regolamento TEN-T per accelerare la diffusione dei veicoli e delle imbarcazioni a zero e a basse emissioni.

Occorre ridurre drasticamente l’inquinamento provocato dai trasporti, soprattutto nelle città. Una combinazione di misure dovrebbe vertere sulle emissioni, sulla congestione del traffico urbano e sul miglioramento dei trasporti pubblici. La Commissione proporrà norme più rigorose in materia di emissioni inquinanti nell’atmosfera per i veicoli con motore a combustione interna. Essa proporrà inoltre di rivedere entro giugno 2021 la legislazione in materia di livelli di prestazione di autovetture e furgoni per quanto riguarda le emissioni di CO2, al fine di garantire un percorso chiaro per il periodo post-2025 verso una mobilità a zero emissioni. Parallelamente la Commissione considererà l’eventuale applicazione di un sistema per lo scambio di emissioni al trasporto su strada che integri le norme attuali e future sui livelli di prestazione in materia di emissioni di CO2 per i veicoli. Prenderà provvedimenti in relazione al trasporto marittimo, anche per regolamentare l’accesso delle navi più inquinanti ai porti dell’UE e obbligare quelle ormeggiate a utilizzare l’elettricità erogata da reti elettriche terrestri. Analogamente, la qualità dell’aria dovrebbe essere migliorata in prossimità degli aeroporti facendo fronte alle emissioni di inquinanti prodotte dagli aeromobili e dalle operazioni aeroportuali.

2.1.6.”Dal produttore al consumatore”: progettare un sistema alimentare giusto, sano e rispettoso dell’ambiente

Il cibo europeo è noto per essere sicuro, nutriente e di alta qualità, e dovrebbe ora diventare anche il riferimento mondiale per la sostenibilità. Sebbene la transizione verso sistemi più sostenibili sia iniziata, nutrire una popolazione mondiale in rapida crescita continua a rappresentare una sfida con gli attuali modelli di produzione. La produzione alimentare provoca ancora inquinamento dell’atmosfera, dell’acqua e del suolo, contribuisce alla perdita di biodiversità e ai cambiamenti climatici e consuma quantità eccessive di risorse naturali, mentre una parte importante degli alimenti viene sprecata. Allo stesso tempo, nell’UE come altrove, regimi alimentari di scarsa qualità contribuiscono alla diffusione dell’obesità e di malattie come il cancro.

Vi sono nuove opportunità per tutti gli operatori della catena del valore alimentare. Le nuove tecnologie e scoperte scientifiche, associate a una maggiore sensibilizzazione dell’opinione pubblica e alla domanda di alimenti sostenibili, andranno a vantaggio di tutti i portatori di interessi. Nella primavera del 2020 la Commissione presenterà la strategia “Dal produttore al consumatore” e avvierà un ampio dibattito che coinvolgerà tutti i portatori di interessi, analizzerà tutte le fasi della catena alimentare e preparerà il terreno per la formulazione di una politica alimentare più sostenibile.

Gli agricoltori e i pescatori europei sono fondamentali nella gestione della transizione e la strategia “Dal produttore al consumatore” sosterrà i loro sforzi volti ad affrontare i cambiamenti climatici, proteggere l’ambiente e preservare la biodiversità. La politica agricola comune e la politica comune della pesca continueranno ad essere due strumenti fondamentali per sostenere l’impegno in questa direzione e garantire nel contempo condizioni di vita dignitose agli agricoltori, ai pescatori e alle loro famiglie. Le proposte della Commissione per la politica agricola comune per il periodo 2021-2027 prevedono che almeno il 40 % del bilancio complessivo della politica agricola comune e almeno il 30 % del Fondo per gli affari marittimi e la pesca contribuiscano all’azione per il clima.

La Commissione collaborerà con il Parlamento europeo e il Consiglio per conseguire almeno questo livello di ambizione nelle proposte. Poiché l’avvio della politica agricola comune rivista rischia di essere posticipato all’inizio del 2022, la Commissione collaborerà con gli Stati membri e i portatori di interessi per garantire che fin da subito i piani strategici nazionali per l’agricoltura riflettano pienamente l’ambizione del Green Deal e della strategia “Dal produttore al consumatore”. La Commissione garantirà che tali piani strategici, che dovrebbero portare all’uso di pratiche sostenibili quali l’agricoltura di precisione, l’agricoltura biologica, l’agroecologia, l’agrosilvicoltura, nonché a norme più rigorose in materia di benessere degli animali, siano valutati sulla base di solidi criteri climatici e ambientali. Con lo spostamento del fulcro dell’attenzione dalla conformità alle prestazioni, misure come i regimi ecologici dovrebbe ricompensare gli agricoltori per le migliori prestazioni ambientali e climatiche che includono la gestione e lo stoccaggio del carbonio nel suolo e una gestione più efficace dei nutrienti per migliorare la qualità dell’acqua e ridurre le emissioni. La Commissione collaborerà con gli Stati membri per sviluppare il potenziale dei prodotti ittici sostenibili come fonte di alimenti a basso tenore di carbonio.

I piani strategici dovranno riflettere un maggiore livello di ambizione per ridurre significativamente l’uso di pesticidi chimici e i rischi connessi, nonché l’uso di fertilizzanti e antibiotici. La Commissione individuerà le misure, anche a livello legislativo, necessarie per realizzare tali riduzioni sulla base di un dialogo con i portatori di interessi. Anche i terreni coltivati ad agricoltura biologica dovranno aumentare in Europa. Occorre che l’UE sviluppi metodi innovativi per proteggere i raccolti da organismi nocivi e malattie e consideri il ruolo che nuove tecniche innovative possono potenzialmente rivestire nel migliorare la sostenibilità del sistema alimentare e garantirne al tempo stesso la sicurezza.

La strategia “Dal produttore al consumatore” contribuirà inoltre a realizzare un’economia circolare e perseguirà l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale dei settori della trasformazione alimentare e del commercio al dettaglio intervenendo sui trasporti, lo stoccaggio, l’imballaggio e i rifiuti alimentari. L’azione si articolerà nel contrasto alle frodi alimentari, che comprende il rafforzamento dell’applicazione della legge e della capacità investigativa a livello di UE, nonché nell’avvio di un processo volto a individuare nuovi prodotti alimentari e mangimi innovativi, come i prodotti ittici a base di alghe.

La strategia “Dal produttore al consumatore” mirerà infine a stimolare un consumo alimentare sostenibile e promuovere alimenti sani a prezzi accessibili per tutti. I prodotti alimentari importati che non sono conformi alle pertinenti norme europee in materia ambientale non saranno autorizzati sui mercati dell’UE. La Commissione proporrà azioni per sostenere i consumatori nella scelta a favore di un’alimentazione sana e sostenibile e di una riduzione degli sprechi alimentari ed esplorerà nuove modalità per informarli meglio, anche attraverso strumenti digitali, fornendo loro dettagli ad esempio sulla provenienza, il valore nutritivo e l’impronta ambientale degli alimenti. Detta strategia conterrà inoltre proposte per migliorare la posizione degli agricoltori nella catena del valore.

2.1.7.Preservare e ripristinare gli ecosistemi e la biodiversità

Gli ecosistemi forniscono servizi essenziali quali cibo, acqua dolce, aria pulita e riparo. Attenuano le catastrofi naturali, contrastano parassiti e malattie e contribuiscono alla regolazione del clima. Tuttavia, l’UE rischia di non conseguire alcuni dei suoi obiettivi ambientali più importanti per il 2020, come gli obiettivi di Aichi stabiliti nell’ambito della convenzione sulla diversità biologica. L’UE e i suoi partner mondiali devono arrestare la perdita di biodiversità. La reazione di valutazione globale della piattaforma intergovernativa di politica scientifica per la biodiversità e i servizi ecosistemici del 2019 21 ha evidenziato l’erosione della biodiversità a livello mondiale, dovuta principalmente a mutamenti delle modalità di utilizzo dei terreni e del mare, allo sfruttamento diretto delle risorse naturali e ai cambiamenti climatici, che sono stati identificati come la terza causa all’origine della perdita della biodiversità.

Nell’ottobre 2020 la conferenza delle parti della convenzione sulla diversità biologica a Kunming, in Cina, offrirà al mondo l’opportunità di adottare un solido quadro globale per arrestare la perdita di biodiversità. Per assicurare che l’UE svolga un ruolo fondamentale, la Commissione presenterà una strategia sulla biodiversità entro marzo 2020, cui faranno seguito azioni specifiche nel 2021. La strategia delineerà la posizione dell’UE per la conferenza delle parti, prevedrà obiettivi globali di tutela della biodiversità oltre a impegni per affrontare le principali cause della sua erosione nell’Unione, sostenuti da traguardi misurabili.

La strategia sulla biodiversità individuerà misure specifiche per conseguire tali obiettivi che potrebbero includere traguardi quantificabili come l’estensione della copertura di aree terrestri e marittime ricche di biodiversità protette partendo dalla rete Natura 2000. Gli Stati membri dovrebbero inoltre rafforzare la cooperazione transfrontaliera per tutelare e ripristinare più efficacemente le aree coperte dalla rete Natura 2000. La Commissione individuerà le misure, incluso a livello normativo, che aiuterebbero gli Stati membri a migliorare e ripristinare gli ecosistemi danneggiati, compresi gli ecosistemi ricchi di carbonio, portandoli a un buono stato ecologico. La strategia sulla biodiversità comprenderà altresì proposte per rendere più verdi le città europee e aumentare la biodiversità negli spazi urbani. La Commissione valuterà l’opportunità di elaborare un piano di ripristino della natura e valuterà in che modo fornire finanziamenti per aiutare gli Stati membri a raggiungere tale obiettivo.

Tutte le politiche dell’UE dovrebbero contribuire a preservare e ripristinare il capitale naturale europeo 22 . La strategia “Dal produttore al consumatore”, illustrata nella sezione 2.1.6, affronterà la questione dell’uso di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura. Nell’ambito della politica comune della pesca proseguiranno i lavori per ridurre gli effetti negativi che la pesca può avere sugli ecosistemi, in particolare nelle aree sensibili. La Commissione si adopererà inoltre a favore di aree marine protette più connesse e gestite correttamente.

Gli ecosistemi forestali subiscono sempre maggiori pressioni a causa dei cambiamenti climatici. Le aree boschive dell’Unione devono migliorare, sia qualitativamente che quantitativamente, affinché l’Europa possa raggiungere la neutralità climatica e sviluppare un ambiente sano. L’imboschimento e il rimboschimento sostenibili, nonché il ripristino delle foreste degradate, possono aumentare l’assorbimento di CO2 migliorando nel contempo la resilienza delle foreste e promuovendo una bioeconomia circolare. Sulla base della strategia sulla biodiversità del 2030, la Commissione elaborerà una nuova strategia forestale dell’UE che copra l’intero ciclo forestale e promuova i numerosi servizi offerti da questi ecosistemi.

La nuova strategia forestale dell’UE avrà come obiettivi principali l’effettivo imboschimento e la conservazione e il ripristino delle foreste in Europa, per contribuire ad aumentare l’assorbimento di CO2, ridurre l’impatto e l’estensione degli incedi boschivi e promuovere la bioeconomia, nel pieno rispetto dei principi ecologici che favoriscono la biodiversità. I piani strategici nazionali nell’ambito della politica agricola comune dovrebbero incentivare i responsabili della gestione delle foreste a preservare, far crescere e gestire le foreste in modo sostenibile. Prendendo le mosse dalla comunicazione “Intensificare l’azione dell’UE per proteggere e ripristinare le foreste del pianeta” 23 , la Commissione adotterà misure sia di regolamentazione che di altro tipo per promuovere i prodotti importati e le catene del valore che non comportano la deforestazione e il degrado delle foreste.

Un'”economia blu” sostenibile dovrà svolgere un ruolo centrale nell’alleviare la domanda pressante di risorse terrestri dell’UE e nell’affrontare i cambiamenti climatici. Il ruolo degli oceani nella mitigazione dei cambiamenti climatici e nell’adattamento ad essi trova sempre maggiore riconoscimento e il settore può contribuire migliorando l’uso delle risorse acquatiche e marine, ad esempio promuovendo la produzione e l’uso di nuove fonti di proteine che possono alleviare la pressione sui terreni agricoli. Più in generale, soluzioni durature ai cambiamenti climatici richiedono una maggiore attenzione a soluzioni basate sulla natura che comprendano mari e oceani sani e resilienti. La Commissione analizzerà le conclusioni della relazione speciale sugli oceani del gruppo di esperti internazionali sui cambiamenti climatici 24 e proporrà misure da applicare al settore marittimo. Saranno incluse le modalità per gestire lo spazio marittimo in modo più sostenibile, in particolare per contribuire a sfruttare il potenziale in crescita delle energie rinnovabili offshore. La Commissione adotterà inoltre una politica di tolleranza zero nei confronti della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata. La conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani che si svolgerà in Portogallo nel 2020 offrirà all’UE l’opportunità di mettere in evidenza l’importanza di agire per affrontare le problematiche connesse agli oceani.

2.1.8.Obiettivo “inquinamento zero” per un ambiente privo di sostanze tossiche

La creazione di un ambiente privo di sostanze tossiche richiede un’azione più incisiva per prevenire l’inquinamento, nonché misure per pulire e porre rimedio a tale inquinamento. Per proteggere i cittadini e gli ecosistemi europei, l’UE deve essere più efficace nel monitorare, segnalare, prevenire e porre rimedio all’inquinamento atmosferico, idrico, del suolo e dei prodotti di consumo. A tal fine dovrà esaminare insieme agli Stati membri tutte le politiche e i regolamenti in modo più sistematico. Per far fronte a queste sfide interconnesse la Commissione adotterà nel 2021 un piano d’azione per l’inquinamento zero di aria, acqua e suolo.

Occorre ripristinare le funzioni naturali delle acque sotterranee e di superficie, un passaggio fondamentale per preservare e ripristinare la biodiversità nei laghi, nei fiumi, nelle zone umide e negli estuari e prevenire e limitare i danni provocati dalle inondazioni. L’attuazione della strategia “Dal produttore al consumatore” consentirà di ridurre l’inquinamento causato dall’eccesso di nutrienti. Inoltre, la Commissione proporrà misure per affrontare l’inquinamento causato dal deflusso urbano e dalle fonti di inquinamento nuove o particolarmente nocive, come le microplastiche e i prodotti farmaceutici. Occorre altresì affrontare gli effetti combinati dei diversi inquinanti.

La Commissione si baserà sugli insegnamenti tratti dalla valutazione dell’attuale legislazione sulla qualità dell’aria 25 e proporrà inoltre di rafforzare le disposizioni in materia di monitoraggio 26 , modellizzazione e piani per la qualità dell’aria, al fine di aiutare le autorità locali a conseguire un’aria più pulita. Nello specifico verrà proposto di rivedere le norme sulla qualità dell’aria per allinearle maggiormente alle raccomandazioni dell’Organizzazione mondiale della sanità.

La Commissione riesaminerà le misure dell’UE volte a combattere l’inquinamento provocato dai grandi impianti industriali. Prenderà in analisi l’ambito di applicazione settoriale della legislazione e le modalità per renderlo pienamente coerente con le politiche in materia di clima, energia ed economia circolare. La Commissione collaborerà poi con gli Stati membri per migliorare la prevenzione degli incidenti industriali.

Per garantire un ambiente privo di sostanze tossiche, la Commissione presenterà una strategia in materia di sostanze chimiche per la sostenibilità. In questo modo si contribuirà a proteggere meglio dalle sostanze chimiche pericolose sia i cittadini che l’ambiente e si favorirà l’innovazione per lo sviluppo di alternative sicure e sostenibili. Tutte le parti, compresa l’industria, dovrebbero collaborare per coniugare una migliore tutela della salute e dell’ambiente con una maggiore competitività a livello mondiale, un obiettivo che può essere raggiunto semplificando e rafforzando il quadro giuridico. La Commissione esaminerà in che modo è possibile utilizzare al meglio gli organismi scientifici e le agenzie dell’UE per progredire verso un processo riassumibile in “una sostanza — una valutazione” e garantire una maggiore trasparenza nel dare priorità alle azioni che riguardano le sostanze chimiche. Parallelamente il quadro normativo dovrà rispecchiare rapidamente le prove scientifiche del rischio costituito dagli interferenti endocrini, dalle sostanze chimiche pericolose contenute nei prodotti, anche di importazione, dagli effetti combinati di diverse sostanze chimiche e dalle sostanze chimiche molto persistenti.

2.2.Integrare la sostenibilità in tutte le politiche dell’UE

2.2.1.Perseguire i finanziamenti e gli investimenti verdi e garantire una transizione giusta

Le ambizioni del Green Deal europeo comportano un ingente fabbisogno di investimenti. Secondo le stime della Commissione per conseguire gli obiettivi 2030 in materia di clima ed energia serviranno investimenti supplementari dell’ordine di 260 miliardi di euro l’anno 27 , equivalenti a circa l’1,5 % del PIL 2018 28 , il cui flusso dovrà essere mantenuto costante nel tempo. Una sfida di tale portata richiede la mobilitazione sia del settore pubblico sia di quello privato.

La Commissione presenterà un piano di investimenti per un’Europa sostenibile inteso a sopperire a questo fabbisogno supplementare, che combinerà finanziamenti specifici per incentivare gli investimenti sostenibili e proposte volte a creare un contesto più favorevole agli investimenti verdi. In parallelo sarà essenziale predisporre una riserva di progetti sostenibili da cui attingere. L’assistenza tecnica e i servizi di consulenza aiuteranno i promotori a individuarli, svilupparli e accedere alle fonti di finanziamento.

Il bilancio dell’UE rivestirà un’importanza fondamentale. La Commissione ha proposto di portare al 25 % l’obiettivo di integrazione degli aspetti climatici in tutti i programmi dell’UE. Il bilancio contribuirà alla realizzazione degli obiettivi climatici dell’UE anche sul piano delle entrate: tra i nuovi flussi di entrate (“risorse proprie”) proposti dalla Commissione, uno è basato sui rifiuti non riciclati degli imballaggi in plastica e un altro potrebbe scaturire dall’assegnazione al bilancio del 20 % dei proventi delle aste nell’ambito del sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE.

Almeno il 30 % del Fondo InvestEU sarà destinato alla lotta contro i cambiamenti climatici. Inoltre, i progetti saranno oggetto di una verifica della sostenibilità che ne valuterà l’apporto al raggiungimento degli obiettivi climatici, ambientali e sociali. InvestEU offre anche agli Stati membri la possibilità di avvalersi di una garanzia di bilancio dell’UE – ad esempio per realizzare gli obiettivi della politica di coesione connessi al clima nei rispettivi territori e regioni – e rafforza la cooperazione con le banche e gli istituti nazionali di promozione, il che può incoraggiarli a imprimere una svolta ecosostenibile alla propria attività al fine di conseguire gli obiettivi politici dell’UE. Nel contesto della revisione del sistema per lo scambio di quote di emissioni dell’UE, la Commissione riesaminerà anche la funzione dei fondi per l’innovazione e la modernizzazione, che non sono finanziati dal bilancio a lungo termine dell’UE: l’intenzione è potenziarne il ruolo e l’efficacia nel diffondere in tutta l’UE soluzioni innovative e neutre dal punto di vista climatico. L’esercizio di revisione contemplerà anche la possibilità di destinare al bilancio dell’UE ulteriori introiti provenienti dalla messa all’asta delle quote, al fine di migliorare il finanziamento della transizione giusta.

La Commissione collaborerà inoltre con il gruppo Banca europea per gli investimenti (BEI), con le banche e gli istituti nazionali di promozione e con altre istituzioni finanziarie internazionali. La BEI si è prefissata di raddoppiare il proprio obiettivo climatico, portandolo dal 25 % al 50 % entro il 2025 e diventando così la banca europea per il clima.

Nel quadro del piano di investimenti per un’Europa sostenibile la Commissione proporrà un meccanismo e un fondo per una transizione giusta, volti a non lasciare indietro nessuno. La transizione, infatti, può avere esito positivo solo se avviene in modo equo e inclusivo, in particolare nei confronti dei gruppi più vulnerabili perché maggiormente esposti agli effetti nocivi dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale. Nel contempo, l’esigenza di gestire la transizione comporterà profonde modifiche strutturali dei modelli d’impresa, delle competenze richieste e dei relativi prezzi, le cui ripercussioni sui cittadini varieranno in funzione della situazione sociale e geografica. Il punto di partenza non è lo stesso per tutti gli Stati membri, le regioni e le città coinvolte nella transizione, così come diverse sono le loro capacità di reazione. Di fronte a queste sfide serve una risposta politica decisa a tutti i livelli.

Il meccanismo per una transizione giusta si concentrerà sulle regioni e sui settori maggiormente colpiti dalla transizione a causa della loro dipendenza dai combustibili fossili o da processi ad alta intensità di carbonio. Attingerà a fonti di finanziamento provenienti dal bilancio dell’UE e dal gruppo BEI per mobilitare le risorse pubbliche e private necessarie, fornendo sostegno a chi promuove la transizione verso attività a basse emissioni di carbonio e resilienti ai cambiamenti climatici. Il meccanismo mira anche a tutelare i cittadini e i lavoratori più vulnerabili di fronte alla transizione, cui offrirà accesso a programmi di riqualificazione professionale, posti di lavoro in nuovi settori economici o alloggi efficienti sotto il profilo energetico. La Commissione collaborerà con gli Stati membri e le regioni per aiutarli a dotarsi di piani di transizione locali.

Il meccanismo si aggiungerà al sostanzioso contributo fornito dal bilancio dell’UE tramite tutti i programmi direttamente attinenti alla transizione, nonché tramite fondi quali il Fondo europeo di sviluppo regionale e il Fondo sociale europeo Plus.

Per soddisfare il fabbisogno di finanziamenti a lungo termine riconducibile alla transizione, la Commissione, di concerto con i partner interessati, continuerà a sondare possibili fonti di finanziamento e modalità innovative per mobilitarle nel quadro del piano di investimenti per un’Europa sostenibile.

La necessità di garantire una transizione socialmente giusta deve trovare riscontro anche nelle politiche a livello dell’UE e dei singoli Stati. Ciò significa ad esempio favorire gli investimenti volti ad offrire soluzioni economicamente accessibili, quali i trasporti pubblici, a coloro che risentono delle politiche di fissazione dei prezzi del carbonio, nonché le misure intese a contrastare la povertà energetica e a promuovere la riqualificazione professionale. Come ha dimostrato il dibattito sulla tassazione di vari modi di trasporto, la coerenza e un approccio olistico sono spesso imprescindibili affinché le politiche in materia di clima e di ambiente siano percepite come eque. Per quanto riguarda le aziende e i loro dipendenti, un dialogo sociale attivo aiuta ad anticipare e gestire con successo il cambiamento. Il processo di coordinamento macroeconomico del semestre europeo sosterrà le politiche nazionali al riguardo.

Il settore privato sarà determinante per finanziare la transizione verde. Servono segnali sul lungo periodo per indirizzare i flussi finanziari e di capitale verso gli investimenti verdi ed evitare gli attivi non recuperabili. Nel terzo trimestre del 2020 la Commissione presenterà una strategia rinnovata in materia di finanza sostenibile, incentrata su una serie di azioni.

Questa strategia consoliderà innanzitutto le basi su cui poggiano gli investimenti sostenibili. Parlamento europeo e Consiglio dovranno segnatamente adottare la tassonomia per la classificazione delle attività ecosostenibili. La sostenibilità dovrebbe essere integrata in modo più sistematico nella governance societaria: molte imprese si concentrano ancora troppo sui risultati finanziari a breve termine a scapito dello sviluppo a lungo termine e degli aspetti connessi alla sostenibilità. Imprese e istituzioni finanziarie dovranno anche migliorare la trasparenza dei dati relativi al clima e all’ambiente, in modo che gli investitori siano pienamente informati circa la sostenibilità dei loro investimenti. A tal fine la Commissione rivedrà la direttiva sulla comunicazione di informazioni di carattere non finanziario. Per garantire una gestione adeguata dei rischi ambientali e delle opportunità di mitigazione e per ridurre i relativi costi di transazione, inoltre, la Commissione coadiuverà le imprese e altri portatori di interessi nell’elaborazione di pratiche contabili standardizzate per il capitale naturale, nell’UE e a livello internazionale.

In secondo luogo, la strategia punta a offrire maggiori opportunità agli investitori e alle imprese agevolando l’individuazione degli investimenti sostenibili e garantendone la credibilità. Tra le possibilità al vaglio ci sono un’etichettatura chiara dei prodotti di investimento al dettaglio e la definizione di una norma UE per le obbligazioni verdi che favorisca gli investimenti sostenibili nel modo più appropriato.

In terzo luogo, i rischi climatici e ambientali diventeranno parte integrante e saranno gestiti all’interno del sistema finanziario. Sarà quindi necessario integrarli meglio nel quadro prudenziale dell’UE e valutare l’adeguatezza degli attuali requisiti patrimoniali per le attività “verdi”. Esamineremo anche i modi in cui il nostro sistema finanziario può concorrere a migliorare la resilienza a tali rischi, in particolare quelli fisici e i danni causati dalle catastrofi naturali.

2.2.2.”Inverdire” i bilanci nazionali e inviare i giusti segnali di prezzo

I bilanci nazionali svolgono un ruolo chiave nella transizione. Un maggior ricorso a strumenti di bilancio verdi aiuterà a riorientare gli investimenti pubblici, i consumi e la tassazione verso le priorità verdi, abbandonando le sovvenzioni dannose. La Commissione, in collaborazione con gli Stati membri, individuerà ed effettuerà un’analisi comparativa delle pratiche di bilancio che vanno in questa direzione: sarà quindi più facile valutare in che misura i bilanci annuali e i piani di bilancio a medio termine tengano conto delle considerazioni e dei rischi ambientali, come pure imparare dalle migliori pratiche. La revisione del quadro di governance economica europea includerà un riferimento agli investimenti pubblici verdi nel contesto della qualità delle finanze pubbliche, che servirà da spunto per un dibattito su come migliorare la governance di bilancio dell’UE. Dall’esito di questo dibattito dipenderanno eventuali misure future, comprese quelle relative al trattamento da riservare agli investimenti verdi nell’ambito delle norme di bilancio dell’UE, che deve mantenere tutte le garanzie contro i rischi per la sostenibilità del debito.

Riforme fiscali ben concepite possono stimolare la crescita economica, migliorare la resilienza agli shock climatici, contribuire a una società più equa e sostenere una transizione giusta, inviando i giusti segnali di prezzo e incentivando produttori, utenti e consumatori ad assumere comportamenti sostenibili. A livello nazionale il Green Deal europeo creerà un contesto adatto a riforme fiscali su larga scala che aboliscano le sovvenzioni ai combustibili fossili, allentino la pressione fiscale sul lavoro per trasferirla sull’inquinamento e tengano conto degli aspetti sociali. Occorre garantire la rapida adozione della proposta della Commissione sulle aliquote dell’imposta sul valore aggiunto (IVA), attualmente all’esame del Consiglio, che consentirà agli Stati membri di fare un uso più mirato delle aliquote IVA per riflettere la maggiore ambizione dei traguardi ambientali, ad esempio sostenendo i prodotti ortofrutticoli biologici.

Sono in corso valutazioni dei pertinenti orientamenti sugli aiuti di Stato, compresi quelli nei settori dell’ambiente e dell’energia. I documenti saranno rivisti entro il 2021 alla luce degli obiettivi politici del Green Deal europeo per sostenere il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 con efficienza di costo e faciliteranno l’eliminazione graduale dei combustibili fossili, in particolare quelli più inquinanti, garantendo così condizioni di parità sul mercato interno. La revisione rappresenterà anche un’occasione per abbattere le barriere di mercato che ostacolano la diffusione dei prodotti “puliti”.

2.2.3.Stimolare la ricerca e l’innovazione

Nuove tecnologie, soluzioni sostenibili e innovazione radicale sono essenziali per realizzare gli obiettivi del Green Deal europeo. Per mantenere il suo vantaggio competitivo sul fronte delle tecnologie pulite, l’UE deve aumentare notevolmente la dimostrazione e la diffusione su larga scala di nuove tecnologie a livello intersettoriale e in tutto il mercato unico, creando catene del valore nuove e innovative. Si tratta di una sfida al di là delle possibilità dei singoli Stati membri. Orizzonte Europa, in sinergia con altri programmi dell’UE, sarà cruciale per mobilitare investimenti nazionali pubblici e privati: almeno il 35 % del suo bilancio servirà a finanziare nuove soluzioni climatiche utili all’attuazione del Green Deal.

L’intera gamma degli strumenti disponibili nel quadro di Orizzonte Europa sosterrà gli sforzi necessari in termini di ricerca e innovazione. Quattro “missioni Green Deal” aiuteranno a produrre mutamenti su larga scala in ambiti quali l’adattamento ai cambiamenti climatici, gli oceani, le città e il suolo e riuniranno un’ampia gamma di portatori di interessi, tra cui le regioni e i cittadini. I partenariati con l’industria e gli Stati membri catalizzeranno la ricerca e l’innovazione nel settore dei trasporti, tra le altre cose per quanto riguarda le batterie, l’idrogeno pulito, la produzione di acciaio a basse emissioni di carbonio, la bioindustria circolare e l’ambiente edificato. Le comunità della conoscenza e dell’innovazione gestite dall’Istituto europeo di innovazione e tecnologia continueranno a promuovere la cooperazione tra istituti di istruzione superiore, istituti di ricerca e imprese che si occupano di cambiamenti climatici, energia sostenibile, alimenti per il futuro e trasporti urbani intelligenti, integrati e rispettosi dell’ambiente. Start-up e PMI ad alto potenziale potranno contare su fondi, investimenti azionari e servizi di accelerazione d’impresa offerti dal Consiglio europeo per l’innovazione per metterle nelle condizioni di perseguire innovazioni pionieristiche, adatte a essere estese rapidamente ai mercati mondiali nell’interesse del Green Deal.

Limitarsi agli approcci tradizionali non sarà sufficiente. L’agenda dell’UE in materia di ricerca e innovazione adotterà l’impostazione sistemica indispensabile per raggiungere gli obiettivi del Green Deal, ponendo l’accento sulla sperimentazione e chiamando in causa tutti i settori e le discipline. Grazie a iniziative che combinano l’effetto trainante della società e la spinta tecnologica, il programma Orizzonte Europa coinvolgerà anche le comunità locali negli sforzi tesi a costruire un futuro più sostenibile.

L’accessibilità e l’interoperabilità sono due pilastri dell’innovazione guidata dai dati. Insieme all’infrastruttura digitale (ad esempio supercomputer, cloud e reti ultraveloci) e alle soluzioni di intelligenza artificiale, dati accessibili e interoperativi semplificano le decisioni basate su evidenze empiriche e migliorano la capacità di comprendere e affrontare le sfide ambientali. La Commissione appoggerà le iniziative finalizzate a sfruttare al meglio il potenziale della trasformazione digitale per sostenere la transizione ecologica. Una delle priorità più urgenti consiste nel rafforzare la capacità dell’UE di prevedere e gestire i disastri ecologici. In quest’ottica la Commissione radunerà le eccellenze scientifiche e industriali europee al fine di elaborare un modello digitale ad altissima precisione della Terra.

2.2.4.Fare leva sull’istruzione e la formazione

Scuole, istituti di formazione e università si trovano in una posizione privilegiata per intavolare con gli alunni, i genitori e la comunità in generale un dialogo sui cambiamenti necessari per il successo della transizione. La Commissione definirà un quadro europeo delle competenze che aiuti a coltivare e valutare conoscenze, abilità e attitudini connesse ai cambiamenti climatici e allo sviluppo sostenibile. Fornirà inoltre materiali complementari e agevolerà lo scambio di buone pratiche grazie alle reti dell’UE di programmi di formazione rivolti agli insegnanti.

La Commissione si sta adoperando per fornire agli Stati membri nuove risorse finanziarie con cui rendere più sostenibili le attività e gli edifici scolastici. Ha approfondito la collaborazione con la Banca europea per gli investimenti e instaurato collegamenti più saldi tra i fondi strutturali e i nuovi strumenti finanziari allo scopo di mobilitare 3 miliardi di euro di investimenti destinati alle infrastrutture scolastiche nel 2020.

Per cogliere i benefici della transizione ecologica è fondamentale dedicarsi proattivamente alla riqualificazione e al miglioramento delle competenze. Il Fondo sociale europeo Plus proposto sarà un valido strumento per aiutare la forza lavoro europea ad acquisire le competenze di cui ha bisogno per passare dai settori in declino a quelli in espansione e adattarsi a nuovi processi. L’agenda per le competenze e la garanzia per i giovani saranno aggiornate per incrementare l’occupabilità nell’economia verde.

2.2.5.Un impegno a favore dell’ambiente: “non nuocere”

Tutte le azioni e le politiche dell’UE dovrebbero convergere per consentire all’Unione di realizzare la transizione giusta verso un futuro sostenibile. Gli strumenti di cui la Commissione dispone per legiferare meglio rappresentano un ottimo punto di partenza. Basandosi sulle consultazioni pubbliche, sulle previsioni degli effetti ambientali, sociali ed economici e su analisi che evidenziano le ripercussioni per le PMI e le implicazioni in termini di promozione o rallentamento dell’innovazione, le valutazioni d’impatto aiutano a prendere decisioni politiche efficaci mantenendo i costi al minimo, in linea con gli obiettivi del Green Deal. Le valutazioni analizzano sistematicamente anche la coerenza tra la normativa attuale e le nuove priorità.

A sostegno dei suoi sforzi per individuare e porre rimedio alle incongruenze nell’acquis vigente, la Commissione invita i portatori di interessi ad avvalersi delle piattaforme a loro disposizione 29 per semplificare la normativa e segnalare i casi problematici. La Commissione terrà conto di questi suggerimenti al momento di elaborare valutazioni, valutazioni d’impatto e proposte legislative nell’ambito del Green Deal europeo.

Prendendo le mosse dal recente bilancio della campagna “Legiferare meglio” la Commissione intende migliorare il modo in cui affronta le questioni connesse alla sostenibilità e all’innovazione negli orientamenti per legiferare meglio e nei relativi strumenti. Lo scopo è garantire che tutte le iniziative del Green Deal centrino i propri obiettivi nel modo più efficace e meno oneroso possibile e che l’UE tenga fede in ogni momento all’impegno di non nuocere all’ambiente. A tal fine le relazioni che accompagnano tutte le proposte legislative e gli atti delegati includeranno una sezione specifica che illustra come viene garantito il rispetto di tale principio.

3.L’UE come leader mondiale

I cambiamenti climatici e il degrado ambientale sono sfide mondiali che richiedono una risposta mondiale. L’UE continuerà a promuovere e attuare in tutto il mondo politiche ambiziose in materia di ambiente, clima ed energia. Dispiegherà una “diplomazia del Green Deal” più energica, mirata a persuadere gli altri attori a fare la propria parte nella promozione di uno sviluppo più sostenibile e ad appoggiarli nei loro propositi. Offrire un esempio credibile e dare prova di coerenza nella diplomazia, nella politica commerciale, nel sostegno allo sviluppo e nelle altre politiche esterne: è così che l’UE può perorare la sua causa. La Commissione e l’alto rappresentante lavoreranno in stretta collaborazione con gli Stati membri per attivare tutti i canali diplomatici bilaterali e multilaterali, comprese le Nazioni Unite, il G7, il G20, l’Organizzazione mondiale del commercio e gli altri consessi internazionali pertinenti.

L’UE continuerà a prodigarsi affinché l’accordo multilaterale di Parigi resti il caposaldo della lotta ai cambiamenti climatici. A mano a mano che la quota di emissioni globali dell’UE diminuisce, per far fronte in modo incisivo alla sfida climatica mondiale serviranno azioni analoghe e maggiori sforzi da parte delle altre regioni. Nei prossimi mesi il dibattito sul livello di ambizione climatica si farà più serrato, in linea con quanto disposto dall’accordo di Parigi in materia di bilanci e aggiornamenti periodici. La conferenza delle parti che si terrà a Glasgow nel 2020 rappresenta una tappa importante in vista del bilancio globale del 2023 e sarà l’occasione per valutare i progressi compiuti verso il raggiungimento degli obiettivi a lungo termine. Allo stato attuale delle cose è evidente che il livello di ambizione mondiale non è sufficiente 30 . L’Unione rilancerà il dialogo con tutti i partner nell’intento di intensificare gli sforzi collettivi, nonché di aiutarli a rivedere e attuare i contributi determinati a livello nazionale e a mettere a punto ambiziose strategie a lungo termine sulla scorta del maggior livello di ambizione dell’UE stessa, descritto nella sezione 2.

In parallelo, l’UE rafforzerà il dialogo bilaterale con i paesi partner, instaurando ove necessario meccanismi di collaborazione innovativi, e continuerà a confrontarsi con le economie del G20 responsabili dell’80 % delle emissioni globali di gas a effetto serra. Innalzare il livello di azione per il clima dei partner internazionali richiede strategie geografiche su misura che rispecchino i diversi contesti e le molteplici esigenze locali, tenendo conto ad esempio delle differenze tra i grandi emettitori attuali e futuri, i paesi meno sviluppati e i piccoli Stati insulari in via di sviluppo. L’UE sta anche lavorando a fianco dei partner globali per potenziare i mercati internazionali del carbonio, uno strumento chiave per incentivare l’azione per il clima sul piano economico.

L’UE intende focalizzarsi sul sostegno ai paesi limitrofi, poiché la transizione ecologica in Europa può riuscire davvero solo se anche i paesi dell’immediato vicinato adottano misure efficaci. È in fase di definizione un’agenda verde per i Balcani occidentali, mentre la Commissione e l’alto rappresentante prevedono una serie di partenariati ambientali, energetici e climatici con il vicinato meridionale e nell’ambito del partenariato orientale.

I summit tra l’UE e la Cina in programma nel 2020 a Pechino e a Lipsia saranno l’occasione per rinsaldare il partenariato sul fronte delle questioni ambientali e climatiche, segnatamente in vista della conferenza di Kunming sulla biodiversità e della conferenza delle parti a Glasgow.

Analogamente, l’imminente strategia globale per i rapporti con l’Africa e il summit del 2020 tra l’Unione africana e l’UE dovrebbero decretare la centralità degli aspetti legati al clima e all’ambiente nelle relazioni tra i due continenti. L’alleanza Africa-Europa per gli investimenti sostenibili e l’occupazione, in particolare, cercherà di sbloccare il potenziale del continente africano per consentirgli di compiere rapidi progressi verso un’economia verde e circolare, caratterizzata da fonti energetiche e sistemi alimentari sostenibili e da città intelligenti. L’UE consoliderà l’impegno preso nei confronti dell’Africa a favore di una maggiore diffusione e di scambi più ampi dell’energia pulita e sostenibile. Le energie rinnovabili e l’efficienza energetica, applicate ad esempio ai metodi puliti di cottura degli alimenti, sono fondamentali per colmare le lacune che persistono in Africa in termini di accesso all’energia, realizzando nel contempo la necessaria riduzione delle emissioni di CO2. L’UE avvierà l’iniziativa “NaturAfrica” per contrastare la perdita di biodiversità tramite la creazione di una rete di aree protette, che offriranno rifugio alla fauna selvatica e opportunità lavorative nei settori verdi alle popolazioni locali.

Più in generale l’UE sfrutterà gli strumenti diplomatici e finanziari a sua disposizione per far sì che le alleanze verdi diventino parte integrante delle sue relazioni con l’Africa e con gli altri paesi e regioni partner, in particolare l’America latina, i Caraibi, l’Asia e il Pacifico.

L’UE dovrebbe anche potenziare le iniziative in corso e dialogare con i paesi terzi su questioni trasversali legate al clima e all’ambiente, tra cui l’abolizione globale delle sovvenzioni ai combustibili fossili in linea con gli impegni del G20 e la progressiva eliminazione dei finanziamenti concessi alle relative infrastrutture dalle istituzioni multilaterali; il rafforzamento dei finanziamenti sostenibili; il blocco graduale della costruzione di nuove centrali a carbone e le misure per ridurre le emissioni di metano.

L’UE riconosce che le sfide climatiche e ambientali mondiali rappresentano un notevole fattore di moltiplicazione delle minacce e sono fonte di instabilità. La transizione ecologica inciderà profondamente sull’assetto geopolitico – ivi compresi gli interessi economici, commerciali e di sicurezza a livello globale – configurando scenari complessi per numerosi paesi e società. L’UE opererà in sinergia con tutti i suoi partner per migliorare la resilienza ai cambiamenti climatici e ambientali ed evitare che questi scenari siano causa di conflitti, insicurezza alimentare, spostamenti delle popolazioni e migrazioni forzate, nonché per sostenere una transizione giusta a livello globale. Le implicazioni della politica climatica dovrebbero diventare un elemento centrale della riflessione e dell’azione dell’UE sul fronte esterno, ivi compresa la politica di sicurezza e di difesa comune.

La politica commerciale può agevolare la transizione ecologica dell’UE. Fornisce infatti una piattaforma per confrontarsi con i partner commerciali sull’azione per il clima e l’ambiente. L’impegno a favore della sostenibilità è sancito sempre più chiaramente negli accordi commerciali dell’UE, soprattutto per quanto concerne il rafforzamento dell’azione di contrasto ai cambiamenti climatici. La Commissione è sempre più solerte anche nell’attuare e far rispettare gli impegni in materia di sviluppo sostenibile previsti dagli accordi commerciali dell’UE, su cui vigilerà anche una nuova figura preposta alla loro esecuzione. Con riguardo ai cambiamenti climatici, in particolare, tutti gli accordi conclusi di recente dall’UE vincolano le parti a ratificare e attuare efficacemente l’accordo di Parigi. La Commissione proporrà di inserire questa clausola in tutti i futuri accordi commerciali globali. La politica commerciale dell’UE favorisce gli scambi e gli investimenti in beni e servizi verdi e promuove gli appalti pubblici rispettosi del clima. Nel contempo, deve garantire l’equità e prevenire la distorsione degli scambi e degli investimenti nelle materie prime di cui l’UE ha bisogno per la transizione verde. Può contribuire a eradicare pratiche dannose come il disboscamento illegale, migliorare la cooperazione normativa, promuovere gli standard dell’UE ed eliminare gli ostacoli non tariffari nel settore dell’energia rinnovabile. Tutte le sostanze chimiche, i materiali, i prodotti alimentari e di altro tipo immessi sul mercato europeo devono essere pienamente conformi alle norme e agli standard pertinenti dell’UE. L’Unione dovrebbe servirsi della propria esperienza in materia di legislazione verde per incoraggiare i paesi partner a dotarsi di norme altrettanto ambiziose, agevolando così gli scambi e migliorando la tutela dell’ambiente e la mitigazione climatica in questi paesi.

L’UE è il più grande mercato unico al mondo e in quanto tale può fissare norme che si applicano a tutte le catene del valore globali. La Commissione continuerà a lavorare a nuovi standard di crescita sostenibile e ad esercitare la sua influenza economica per allineare quelli mondiali alle ambizioni dell’UE in materia di clima e ambiente. Si impegnerà nelle sedi bilaterali e multilaterali per agevolare il commercio di beni e servizi ambientali, come pure per promuovere mercati aperti e attraenti per i prodotti sostenibili nell’UE e nel mondo. Collaborerà inoltre con i partner mondiali per garantire all’Unione la sicurezza delle risorse e un accesso affidabile alle materie prime strategiche.

La politica di partenariato e cooperazione internazionale dell’UE dovrebbe contribuire a mobilitare i fondi pubblici e privati necessari alla transizione. Oltre ad essere il primo donatore al mondo in termini di aiuto allo sviluppo, l’UE e i suoi Stati membri stanziano più del 40 % dei finanziamenti pubblici mondiali a sostegno del clima. Vista l’insufficienza dei fondi pubblici, tuttavia, coordineranno la loro azione per coinvolgere partner in grado di colmare il deficit di finanziamento mediante la mobilitazione di capitali privati. Nella sua proposta relativa a uno strumento di vicinato, cooperazione allo sviluppo e cooperazione internazionale, la Commissione ha avanzato l’ipotesi di destinare il 25 % della dotazione finanziaria agli obiettivi in materia di clima. Appoggerà anche l’impegno delle risorse finanziarie nazionali pubbliche al fine di creare condizioni più favorevoli agli investimenti e raccogliere contributi dal settore privato. A queste iniziative dovrà aggiungersi la possibilità di ridurre il rischio degli investimenti nello sviluppo sostenibile tramite strumenti quali le garanzie di finanziamento e i finanziamenti misti.

Per mobilitare gli investitori internazionali l’UE continuerà a guidare gli sforzi intesi a plasmare un sistema finanziario che promuova la crescita sostenibile a livello mondiale. A tal fine farà affidamento sulla piattaforma internazionale sulla finanza sostenibile istituita di recente per coordinare le iniziative nel settore della finanza ecosostenibile, tra cui tassonomie, obblighi d’informativa, norme e marchi. La Commissione incoraggerà anche il dialogo in altre sedi internazionali, in particolare il G7 e il G20.

4.Il momento di agire insieme: un patto europeo per il clima

La partecipazione e l’impegno del pubblico e di tutti i portatori di interessi sono cruciali per il successo del Green Deal europeo. I recenti avvenimenti politici hanno dimostrato che le politiche più audaci funzionano solo se i cittadini sono stati pienamente coinvolti nella loro elaborazione. Il posto di lavoro, riscaldare la propria abitazione, far quadrare i conti: sono queste le loro preoccupazioni. Se vuole garantire il successo del Green Deal e determinare cambiamenti duraturi, la Commissione deve dare ascolto alle istanze dei cittadini, che sono e dovrebbero rimanere il motore della transizione.

Entro marzo 2020 la Commissione varerà un patto europeo per il clima che contempla tre modi di coinvolgere il pubblico nell’azione per il clima. In primo luogo promuoverà la condivisione delle informazioni, l’ispirazione e la comprensione delle minacce e delle sfide rappresentate dai cambiamenti climatici e dal degrado ambientale, così come delle soluzioni per affrontarle. Ciò avverrà attraverso diversi canali e strumenti, tra cui eventi organizzati negli Stati membri sul modello dei “dialoghi con i cittadini” della Commissione. In secondo luogo allestirà spazi fisici e virtuali in cui i cittadini possano esprimere le proprie idee e la propria creatività, collaborando a iniziative ambiziose a livello sia individuale che collettivo. I partecipanti dovrebbero essere incoraggiati ad assumersi impegni specifici connessi all’azione per il clima. Infine, la Commissione provvederà allo sviluppo delle capacità per favorire le iniziative dal basso in materia di cambiamenti climatici e tutela dell’ambiente. Informazioni, orientamenti e moduli di insegnamento potrebbero agevolare lo scambio di buone pratiche. La Commissione intende fare in modo che la transizione verde occupi un posto di primo piano nel dibattito sul futuro dell’Europa.

Il patto per il clima farà tesoro dell’esperienza dei dialoghi con i cittadini patrocinati dalla Commissione e delle assemblee dei cittadini in tutta l’UE, nonché del ruolo dei comitati per il dialogo sociale. Proseguirà gli sforzi tesi a responsabilizzare le comunità regionali e locali, comprese le comunità dell’energia, e valorizzerà la dimensione urbana della politica di coesione. L’iniziativa urbana europea è stata proposta per fornire assistenza alle città che vogliono approfittare delle opportunità di elaborare strategie di sviluppo urbano sostenibile. Continuerà a esercitare una funzione importante anche il patto dei sindaci dell’UE, con cui la Commissione proseguirà la collaborazione per affiancare le città e le regioni decise a sottoscrivere impegni ambiziosi in materia di politiche climatiche ed energetiche. Il patto dei sindaci resta una piattaforma ideale per condividere le buone pratiche di attuazione del cambiamento a livello locale.

La Commissione ambisce anche a ridurre il suo impatto ambientale in quanto istituzione e datore di lavoro. Nel 2020 presenterà un piano d’azione globale in cui illustrerà come essa stessa intende attuare gli obiettivi del Green Deal e raggiungere la neutralità climatica entro il 2030. Chiede la collaborazione di tutte le altre istituzioni, gli organi e le agenzie dell’UE e li esorta a presentare misure ugualmente ambiziose.

Oltre a impegnarsi per il patto per il clima, la Commissione e gli Stati membri dovrebbero garantire un uso coerente di tutti gli strumenti di pianificazione disponibili nell’ambito del Green Deal europeo. Tra questi spiccano i piani nazionali per l’energia e il clima e i piani strategici nazionali proposti ai fini dell’attuazione della politica agricola comune. La Commissione, servendosi all’occorrenza di meccanismi quali il semestre europeo, si assicurerà che siano adatti allo scopo e che gli Stati membri li attuino in modo efficace.

I fondi europei, compreso quello per lo sviluppo rurale, aiuteranno le zone rurali a cogliere le opportunità offerte dall’economia circolare e dalla bioeconomia. La Commissione terrà conto di tali aspetti nella sua visione a lungo termine per le zone rurali. Presterà inoltre particolare attenzione al ruolo delle regioni ultraperiferiche nel Green Deal europeo, prendendo in considerazione non solo la loro vulnerabilità ai cambiamenti climatici e ai disastri naturali, ma anche i loro punti di forza: la biodiversità e le fonti di energia rinnovabile. La Commissione porterà avanti i lavori nell’ambito dell’iniziativa “Energia pulita per le isole dell’UE”, che punta a instaurare un quadro a lungo termine in grado di accelerare la transizione all’energia pulita nelle isole dell’UE.

La Commissione e gli Stati membri devono inoltre garantire che le politiche e la normativa siano applicate correttamente e producano risultati. Il riesame dell’attuazione delle politiche ambientali sarà fondamentale per fotografare la situazione in ciascuno Stato membro. La Commissione presenterà anche un nuovo programma d’azione per l’ambiente, complementare al Green Deal, che introduce tra le altre cose un meccanismo di monitoraggio volto a garantire che l’UE non devii dalla traiettoria di avvicinamento ai suoi traguardi ambientali. La Commissione creerà un quadro di controllo per tenere sotto controllo i progressi compiuti verso tutti gli obiettivi del Green Deal europeo.

La Commissione prenderà in considerazione la possibilità di rivedere il regolamento di Aarhus affinché i cittadini e le ONG che nutrono dubbi circa la legalità di decisioni che hanno effetti sull’ambiente possano accedere più facilmente al riesame amministrativo o giudiziario a livello dell’UE. Adotterà anche misure per migliorare l’accesso alla giustizia nazionale in tutti gli Stati membri. Infine, la Commissione promuoverà interventi più decisi da parte dell’UE, dei suoi Stati membri e della comunità internazionale per contrastare la criminalità ambientale.

Il Green Deal europeo segna il debutto di una nuova strategia di crescita dell’UE. Sostiene la sua transizione verso una società equa e prospera, capace di reagire alle sfide legate ai cambiamenti climatici e al degrado ambientale migliorando la qualità della vita delle generazioni presenti e future. La Commissione invita il Parlamento europeo e il Consiglio ad approvare il Green Deal europeo e ad appoggiare pienamente le misure ivi contenute.


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