Formazione
Il progetto Una rete per l’inclusione avvicina 215 ragazzi in stato di detenzione al mondo del lavoro
Si sono conclusi il 17 aprile, dopo 15 mesi, con ottimi risultati i progetti di inclusione sociale rivolti a 215 ragazzi in stato di detenzione portati avanti fra Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia.
Si è trattato di progetti personalizzati volti al reinserimento sociale di ragazzi con un’età compresa fra i 16 e i 24 anni affidati ai servizi della Giustizia minorile.
“Una rete per l’inclusione” il nome del progetto, rete che si è effettivamente creata e che ha permesso a ragazze e ragazzi in stato di detenzione di essere coinvolti in percorsi di apprendimento e inserimento professionale in diversi ambiti, supportati da tutor della Giustizia, operatori sociali e tutor aziendali.
Gli ambiti professionali in cui sono stati coinvolti questi ragazzi spaziano dalla meccanica, ai servizi, alla ristorazione e alla cura del verde, uno spettro “totale” che si è tradotto in un favorevole ingresso nel mondo del lavoro.
«Questo progetto ha offerto un’importante opportunità innanzitutto ai giovani beneficiari, che hanno potuto sviluppare competenze professionali e relazionali. Allo stesso tempo, il Dipartimento ha rafforzato un ruolo di snodo fra Giustizia minorile e società civile» ha detto Antonio Sangermano, capo Dipartimento per la Giustizia Minorile e di Comunità del ministero della Giustizia.
La necessità di seguire percorsi di lavoro in carcere in modo da evitare recidive dopo la scarcerazione è quindi molto sentita e sottolineata anche in altre parti d’Italia come ad esempio in Piemonte, dove Monica Cristina Gallo, garante dei detenuti della città di Torino si muove da anni in questa direzione ed è riuscita a raggiungere la firma di un protocollo d’intesa fra il Comune e il Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria del Ministero della Giustizia per l’inclusione lavorativa e sociale di detenuti condannati in via definitiva, con percorsi di riabilitazione che prevedono attività svolte all’esterno del carcere.
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