Intelligenza Artificiale

Intelligenza artificiale: il Garante blocca ChatGPT per raccolta illecita di dati personali. Il sito bloccato per gli utenti dall’Italia

Stop a ChatGPT finché non rispetterà la disciplina privacy. Il Garante per la protezione dei dati personali ha disposto, con effetto immediato, la limitazione provvisoria del trattamento dei dati degli utenti italiani nei confronti di OpenAI, la società statunitense che ha sviluppato e gestisce la piattaforma. L’Autorità ha contestualmente aperto un’istruttoria.

Aggiornamento di sabato 1 aprile.

Open AI ha bloccato l’accesso a ChatGPT dopo la comunicazione del Garante. Sul sito di Chat GPT si trova un comunicato intitolato: ChatGPT disabilitato per gli utenti in Italia

Caro utente ChatGPT,
Ci dispiace informarti che abbiamo disabilitato ChatGPT per gli utenti in Italia su richiesta del Garante italiano.
Stiamo emettendo rimborsi a tutti gli utenti in Italia che hanno acquistato un abbonamento ChatGPT Plus a marzo. Stiamo anche sospendendo temporaneamente i rinnovi degli abbonamenti in Italia in modo che gli utenti non verranno addebitati mentre ChatGPT è sospeso.
Siamo impegnati a proteggere la privacy delle persone e riteniamo di offrire ChatGPT in conformità con il GDPR e altre leggi sulla privacy. Lavoreremo con il Garante con l’obiettivo di ripristinare l’accesso il prima possibile.
Molti di voi ci hanno detto che trovate ChatGPT utile per i compiti quotidiani, e non vediamo l’ora di renderlo di nuovo disponibile presto.
Se avete domande o dubbi riguardanti ChatGPT o il processo di rimborso, abbiamo preparato un elenco di Domande frequenti per affrontarli.

ChatGPT, il più noto tra i software di intelligenza artificiale relazionale in grado di simulare ed elaborare le conversazioni umane, lo scorso 20 marzo aveva subito una perdita di dati (data breach) riguardanti le conversazioni degli utenti e le informazioni relative al pagamento degli abbonati al servizio a pagamento.
Nel provvedimento, il Garante privacy rileva la mancanza di una informativa agli utenti e a tutti gli interessati i cui dati vengono raccolti da OpenAI, ma soprattutto l’assenza di una base giuridica che giustifichi la raccolta e la conservazione massiccia di dati personali, allo scopo di “addestrare” gli algoritmi sottesi al funzionamento della piattaforma.
Come peraltro testimoniato dalle verifiche effettuate, le informazioni fornite da ChatGPT non sempre corrispondono al dato reale, determinando quindi un trattamento di dati personali inesatto.

Da ultimo, nonostante – secondo i termini pubblicati da OpenAI – il servizio sia rivolto ai maggiori di 13 anni, l’Autorità evidenzia come l’assenza di qualsivoglia filtro per la verifica dell’età degli utenti esponga i minori a risposte assolutamente inidonee rispetto al loro grado di sviluppo e autoconsapevolezza.

OpenAI, che non ha una sede nell’Unione ma ha designato un rappresentante nello Spazio economico europeo, deve comunicare entro 20 giorni le misure intraprese in attuazione di quanto richiesto dal Garante, pena una sanzione fino a 20 milioni di euro o fino al 4% del fatturato globale annuo.


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