Difesa Ambiente

Il ruolo fondamentale delle comunità energetiche nella transizione ecologica

“Le comunità energetiche emergono come un nuovo paradigma energetico rispetto al quale si ripongono molte speranze ai fini del raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione”. Lo dice Marco Merlo, professore del Politecnico di Milano, in occasione del convegno “Le nuove comunità energetiche rinnovabili”, organizzato da Energia Italia news.

“Come in tutte le evoluzioni- spiega il professore- emerge chiaramente la necessità di una corretta puntualizzazione degli obiettivi, delle ipotesi, delle modalità di implementazione“. Nella presentazione del professor Merlo si sono affrontati quattro aspetti. Il primo ci ricorda da dove nascono le Comunità Energetiche, ovvero dalle Direttive Europee REDII ed EMDII, nate a loro volta dai pacchetti 20-20-20 e dal CEP (Clean Energy Package). “È rilevante evidenziare come più recentemente, in ambito Europeo, si sono definite le strategie European Green Deal (2019), Fit for 55, REPowerEU, ovvero il quadro ad oggi in analisi deve essere visto come uno step importante di un processo ancora in evoluzione”, sottolinea il docente. Inoltre, prosegue Merlo, “l’impatto sulla rete delle Comunità Energetiche non è necessariamente positivo, ovvero è rilevante (in tale ottica) vincolarne il perimetro geografico rispetto alla struttura del sistema e promuovere una massimizzazione dell’autoconsumo – temi sui quali sono stati presentati degli esempi quantitativi”.

In merito alla progettazione di una Comunità Energetica, si è posta l’accento sulla necessità di andare a valutare “non solo il comportamento storico (le famose bollette dell’anno passato) ma, in ragione della struttura ventennale degli incentivi, è indispensabile una progettazione energetica più approfondita, diversamente emergerebbero rischi commerciali sia rispetto all’utente finale che rispetto a chi avrà la responsabilità di amministrare le Comunità”. Da ultimo, “si è investigato il ruolo sociale, con riferimento alla povertà energetica, che le Comunità possono, e forse devono, ricoprire. Nel dettaglio si è fornito un esempio quantitativo proposto per le amministrazioni politiche, regionale e nazionali, con la finalità di indirizzare in modo ragionato, appunto rispetto alla povertà energetica, gli incentivi che il Pnrr, o altra risorsa, stanno mettendo a disposizione”.

“I target su rinnovabili e decarbonizzazione sono molto ambiziosi”, spiega Merlo. “Gli obiettivi che abbiamo non sono banali- continua – non si tratta solo di installare pannelli fotovoltaici, stiamo cercando di cambiare il nostro modo di generare energia e utilizzarla. Le comunità sono un primo passo per far capire ed educare tutti su come bisogna generare energia e utilizzarla, per rendere tutti co-partecipi e responsabili del processo”.

“Se, come si auspica almeno in Europa, il 20% dell’energia consumata nelle città fosse fornito dalle comunità energetiche, traguardo ragionevolmente raggiungibile per il 2030, ne discende che il contributo delle comunità energetiche ai fabbisogni nazionali sarebbe dell’ordine del 15%”. Lo evidenza Carlo Alberto Nucci, professore dell’Università di Bologna e rappresentante Mission EU Climate Neutral and Smart Cities, intervenendo al convegno ‘Le nuove comunità energetiche rinnovabili’.

“In Europa- spiega- le città mediamente assorbono infatti il 65-70% dei fabbisogni energetici nazionali. La transizione ecologica non si realizzerà quindi puntando esclusivamente sulle comunità energetiche, ma è ragionevole ritenere che non si realizzerà neanche senza il loro contributo, fondamentale, nel quadro della auspicabile differenziazione delle fonti primarie di energia e delle soluzioni tecniche”. I numeri sono tali da “non dover impensierire i player del settore”, sottolinea Nucci, “ma dovrebbero servire da sprone al maggior coinvolgimento di amministrazioni locali, cittadini, e soprattutto piccole e medie industrie. Senza contare gli indubbi benefici in termini di autonomia energetica, di benessere sociale, di lotta alla povertà energetica, di consapevolezza del valore dell’energia che utilizziamo”.

“La transizione non si fa con le comunità energetiche, ma non si fa neanche senza. Sappiamo che la transizione non si realizzerà in cinque anni, ma non sarà solo a carico del nucleare, ognuna delle fonti energetiche primarie ha un ruolo importante: eolioco, idroelettrico, solare, biomasse fotovoltaico“, spiega il professore dell’Università di Bologna. “Abbiamo bisogno di una rete ancora più smart- aggiunge- e poi occorre lo snellimento delle procedure burocratiche, ma anche l’entusiasmo è fondamentale in questo momento”.

“Utilitalia, la Federazione delle imprese di servizi pubblici locali, sta operando per il sostegno delle sviluppo delle Comunità Energiche Rinnovabili sin dall’avvio della normativa”. Lo assicura Mattia Sica, direttore Settore Energia di Utilitalia, durante il convegno. Con la nuova normativa sulle Comunità Energiche Rinnovabili, spiega, “è cominciata una nuova fase che è carica di moltissime aspettative da parte dei cittadini, delle imprese e del sistema energetico in generale”. “I distributori di energia elettrica associati a Utilitalia – con il supporto della Federazione – hanno realizzato nei tempi previsti dalla regolazione la mappatura del territorio di competenza, strumentale alla costituzione delle Comunità ai fini della possibilità di acquisire gli incentivi”, continua Sica. Inoltre, le imprese associate “stanno elaborando differenti modelli di Cer, in grado di massimizzare l’utilità per i cittadini, la capacità per l’ente locale di offrire un sostegno alla popolazione in maggiore disagio, la possibilità di realizzare nuovi impianti Fer. La Federazione vuole affiancare le associate in tale attività intervenendo dove e quando la normativa o le disposizioni locali facessero emergere ostacoli alla realizzazione delle Comunità”.


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