Donne

Giornata Internazionale della donne e delle ragazze nella Scienza. Un’occasione per impegni concreti da non accantonare

L’11 febbraio si celebra la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza. Istituita nel 2015 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la ricorrenza ha lo scopo di riconoscere il ruolo fondamentale che le donne e le ragazze hanno nell’ambito della scienza e della tecnologia e quindi promuovere un accesso e una partecipazione equi nelle relative discipline. L’evento principale organizzato dalle Nazioni Unite si tiene quest’anno all’EXPO Dubai 2020 e si concentrerà su scienze spaziali, cambiamenti climatici, energia e informatica.

La Giornata è anche però un’occasione per adottare uno sguardo critico sull’argomento. In Italia, nonostante numerosi esempi di grandi donne di scienza, come Rita Levi Montalcini – insignita del premio Nobel per la medicina nel 1986 – o come la senatrice a vita Elena Cattaneo, c’è ancora un grande divario di genere all’interno dei settori lavorativi e accademici delle discipline scientifiche.

I dati sulle carriere femminili elaborati dall’Ufficio VI Gestione patrimonio informativo e statistica del MIUR evidenziano infatti come nel 2021 la percentuale delle studentesse iscritte a corsi di laurea in discipline scientifiche – le cosiddette discipline STEM – sia stata nettamente inferiore rispetto a quella maschile. Nonostante la percentuale di immatricolazione femminile sia del 56,4%, quindi più della metà di tutte le immatricolazioni, in area STEM vi è una grande discrepanza. Soltanto il 21% delle studentesse ha scelto di intraprendere una carriera universitaria in queste discipline, a fronte di un 42% degli studenti maschi immatricolati.

Dal rapporto emerge inoltre come per le donne vi sia una sorta di collo di bottiglia in caso di prosecuzione della carriera accademica. Se la quota di dottoresse di ricerca in area STEM è superiore alla media europea (41% contro 38%), nel momento in cui si intraprende un percorso lavorativo accademico si evidenziano crescenti disparità. Secondo i dati del 2019, nelle discipline scientifiche – anche se è una tendenza riscontrabile in maniera differente in tutti i settori del contesto accademico – le donne sono circa il 36% tra docenti, ricercatrici e ricercatori.

Fonte: Elaborazioni su banche dati MIUR, DGSIS – Ufficio VI Gestione patrimonio informativo e statistica

Nello specifico l’indagine individua quattro “grade” (Classificazione adottata dal Manuale di Frascati): il Grade D che corrisponde a coloro a cui è stato destinato un assegno di ricerca; il Grade C a cui appartengono ricercatori e ricercatrici universitari; il Grade B di cui fanno parte i professori e le professoresse associati; il Grade A per i professori e le professoresse ordinari. La percentuale delle titolari di un assegno di ricerca si attesta al 41%. Percentuale che sale al 43% per le ricercatrici universitarie, per poi scendere al 38% e addirittura al 21% nei Grade B e A.

È perciò necessario fare ancora molti passi avanti, prima di tutto a livello culturale. Ricorrenze come la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella Scienza possono essere però utili per portare alla luce queste problematiche, che tuttavia non devono essere successivamente accantonate.

 


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