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La necessità di combattere il Coronavirus porta al più grande esperimento di smart working in Italia

La diffusione del coronavirus e le successive azioni messe in atto al Governo e dagli enti pubblici per arginarlo hanno costretto molte aziende a decidere di far lavorare da casa i lavoratori portando a realizzare un gigantesco esperimento globale di smart working. La situazione ha permesso di agire senza tutti gli adempimenti previsti dalla legge grazie ai decreti attuativi del dl 23 febbraio 2020 n. 6 -misure urgenti sul coronavirus dato che in condizioni normali occorre sottoscrivere un accordo individuale con l’azienda e comunicazioni al ministero del Lavoro e all’Inail. In condizioni di emergenza come quelle per coronavirus  le aziende possono attuarlo immediatamente, per non bloccare il lavoro.

La necessitò di combattere il Coronavirus sta portando al più grande esperimento di smart working in Italia proprio nelle regioni più economicamente dinamiche del paese. Analoga situazione è già in essere in Cina  dove da settimane è in atto “il più grande esperimento di smartworking mai messo in atto” con milioni di lavoratori a casa per la quarantena obbligatoria stabilita dal governo per tutti i cittadini e  le scuole che lavorano a distanza con i loro allievi.

Normalmente per l’avvio del lavoro agile o smart working, il buon vecchio telelavoro, occorre, secondo la legge 81/2017, un accordo individuale lavoratore-aziende, che va registrato sul portale del ministero del Lavoro, che specifichi nel dettaglio tempi e modi di utilizzo degli strumenti che permettono di lavorare da remoto, ovvero pc portatili, tablet e smartphone. La legge garantisce ai lavoratori agili parità di trattamento economico e normativo rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie e la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali.

Dal sito del ministero del Lavoro 

“Il lavoro agile (o smart working) è una modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato caratterizzato dall’assenza di vincoli orari o spaziali e un’organizzazione per fasi, cicli e obiettivi, stabilita mediante accordo tra dipendente e datore di lavoro; una modalità che aiuta il lavoratore a conciliare i tempi di vita e lavoro e, al contempo, favorire la crescita della sua produttività.

La definizione di smart working, contenuta nella Legge n. 81/2017, pone l’accento sulla flessibilità organizzativa, sulla volontarietà delle parti che sottoscrivono l’accordo individuale e sull’utilizzo di strumentazioni che consentano di lavorare da remoto (come ad esempio: pc portatili, tablet e smartphone).

Ai lavoratori agili viene garantita la parità di trattamento – economico e normativo – rispetto ai loro colleghi che eseguono la prestazione con modalità ordinarie. È, quindi, prevista la loro tutela in caso di infortuni e malattie professionali, secondo le modalità illustrate dall’INAIL nella Circolare n. 48/2017.

A partire dal 15 novembre 2017, le aziende sottoscrittrici di accordi individuali di smart working potranno procedere al loro invio attraverso l’apposita piattaforma informatica messa a disposizione sul portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.

Per accedervi, sarà necessario possedere SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale); per tutti i soggetti già in possesso delle credenziali di accesso al portale dei servizi del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, si potrà utilizzare l’applicativo anche senza SPID.

Nell’invio dell’accordo individuale dovranno essere indicati i dati del datore di lavoro, del lavoratore, della tipologia di lavoro agile (tempo determinato o indeterminato) e della sua durata. Sarà, inoltre, possibile modificare i dati già inseriti a sistema o procedere all’annullamento dell’invio. Le aziende che sottoscrivono un numero di accordi individuali elevato potranno effettuare la comunicazione in forma massiva.”


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