Cibo

Italia a rischio land grabbing: occorre proteggere i piccoli agricoltori

Hilal Elver, la relatrice speciale Onu sul diritto all’alimentazione ha svolto una missione in Italia: ”L’obiettivo della mia missione era di individuare sia le pratiche virtuose sia le sfide ancora irrisolte e fornire al governo e ad altri attori della società civile raccomandazioni utili.

Il mio programma era di valutare il ruolo che il settore agricolo e il sistema alimentare esercitano sull’accesso delle persone a una nutrizione adeguata; il ruolo delle autorità locali; l’accesso alla terra per i giovani e i gruppi vulnerabili; organizzazioni e comunità di fattorie urbane; l’uso di pesticidi e agenti chimici in agricoltura; il ruolo delle attività illecite nel sistema alimentare e l’impatto all’estero dei gruppi alimentari italiani”.
Nella sua missione la relatrice speciale ha visitato Roma e altre città di Lazio, Lombardia, Toscana, Piemonte, Puglia e Sicilia, incontrando funzionari pubblici a livello centrale e locale, membri del Parlamento, rappresentanti di organizzazioni della società civile, lavoratori migranti, agricoltori, attivisti e accademici.
La situazione secondo Hilal Elver è decisamente migliorabile

Sono molto sorpresa di scoprire che il land grabbing sta avvenendo anche in Italia, uno dei principali Paesi di produzione di cibo sano e di qualità. Un Paese in cui i piccoli agricoltori rappresentano ancora il modello agricolo più diffuso e virtuoso. A loro, prima di tutto, dovrebbe essere rivolta l’attenzione politica Se si va a vedere nei paesi sviluppati l’80% del cibo prodotto dai contadini noi lo mangiamo ogni giorno. L’agricoltura industriale forse ha un altro ruolo ma di sicuro quando si parla di cibo questo arriva dai piccoli agricoltori. E dovremmo proteggerli se davvero vogliamo una società sana I piccoli agricoltori svolgono un ruolo fondamentale nell’economia urbana e rurale, contribuiscono alla sicurezza alimentare e al dinamismo dell’economia rurale, forniscono molti prodotti di alta qualità, preservano i beni locali e migliorano la cura dell’ambiente.
Anche se si stanno sviluppando iniziative per accedere al cibo locale, i piccoli agricoltori affrontano una realtà complicata Si trovano di fronte a un aumento dell’agricoltura intensiva, al controllo del mercato agroalimentare da parte delle principali catene di distribuzione e alla creazione di grandi centri di acquisto, che aumentano la pressione sugli agricoltori che impongono prezzi molto bassi e quindi non hanno altra scelta che assumere lavoratori a basso costo.
Il sud soprattutto soffre per le condizioni economiche, le persone sono stanche e per questo provono a vendere le loro terre, soprattutto se ci sono “incidenti” che portano gli agricoltori alla disperazione come nel caso della Xylella.
Quello che la politica e le amministrazioni dovrebbero fare è aiutare questi agricoltori a non svendere le loro terre a grandi organizzazioni per cui la terra è solo un affare questo è business non agricoltura. Parliamo di sei grandi industrie del cibo, fuse tra loro che controllano i semi, i fertilizzanti, i pesticidi e tramite la Grande Distribuzione Organizzata, controllano la produzione e la distribuzione del cibo. C’è un grande oligopolio nell’industria del cibo. E questo deve essere controllato dai governi che oggi però non sono abbastanza influenti nel merito.
Migranti, poveri urbani e rurali, rifugiati, rom e piccoli agricoltori scontano in maniera sproporzionata le violazioni del diritto all’alimentazione.


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