Sviluppo

Una famiglia valdostana fa causa all’Europa per i danni subiti dai cambiamenti climatici

Molte famiglie che vedono le proprie vite messe a rischio dagli impatti dei cambiamenti climatici, dentro e fuori dall’Europa, si sono rivolte alla Corte di Giustizia europea contro il Parlamento e il Consiglio europei, per denunciare l’inadeguatezza del target di riduzione delle emissioni che alterano il clima al 2030. Tra le famiglie ricorrenti anche quella italiana di Giorgio Elter, la cui azione legale è sostenuta da Legambiente, che è membro di Climate Action Network Europe.

La famiglia ricorrente italiana vive a Cogne (AO), considerata la piccola capitale del Parco Nazionale del Gran Paradiso nelle Alpi italiane. La famiglia Elter produce alimenti biologici locali e gestisce un piccolo bed & breakfast, completamente dipendente dal turismo e in particolare dalle famose opportunità di arrampicata su ghiaccio della regione.
La famiglia non è solo testimone dello scioglimento dei ghiacci, ma anche di cambiamenti significativi della temperatura. Il padre Giorgio, ingegnere forestale, sta osservando l’aumento della temperatura e spiega che le erbe e le piante regionali esclusive di altitudini superiori ai 1500 metri non fioriscono più o fioriscono troppo presto a causa dell’aumento delle temperature.
Poiché le sementi e le colture locali utilizzate dalla famiglia sono molto sensibili all’aumento della temperatura, la famiglia ha registrato un calo della produzione, oltre a maggiori costi di produzione, quantificabili come una perdita compresa tra il 20 e il 30% delle entrate. Anche la loro attività alberghiera, che dipende dall’arrampicata su ghiaccio, è a rischio, perché qualsiasi alterazione della temperatura rende pericolosa l’arrampicata su ghiaccio.

Le 10 famiglie che stanno facendo causa all’UE provengono da Germania, Portogallo, Romania, Francia, Italia, Svezia e da altri paesi non europei e ritengono che la riduzione delle emissioni nazionali di gas serra di un minimo del 40% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2030 sia inadeguato a far fronte alla concreta necessità di prevenire il rischio climatico e insufficiente a proteggere i loro diritti fondamentali di vita, salute, occupazione e proprietà. Esse sostengono che, a fronte di quanto sancito dal diritto europeo e internazionale, questo obiettivo di riduzione sia troppo basso; sottolineano che l’Unione ha il dovere legale di non causare danni e di proteggere i diritti fondamentali dei suoi cittadini. Nel consentire ulteriori emissioni e non esercitando il proprio potere decisionale al meglio delle possibilità, la Ue sta invece ledendo i loro diritti fondamentali. Chiedono alla Corte di sancire che la questione del cambiamento climatico ricade nella sfera dei diritti umani e che la Ue ha la responsabilità di proteggere i loro diritti, quelli dei loro figli e delle future generazioni.

“L’Italia sta facendo troppo poco, e troppo lentamente, per ridurre le sue emissioni di CO2, come dimostrano i dati che riportano addirittura un aumento nel settore energetico -hanno dichiarato Edoardo Zanchini e Fabio Dovana, rispettivamente vicepresidente nazionale di Legambiente e presidente di Legambiente Piemonte e Valle d’Aosta-. Dobbiamo rafforzare l’azione per il clima e innalzare gli obiettivi UE 2030 in coerenza con l’accordo di Parigi. Legambiente sostiene pienamente l’azione legale della famiglia Elter, che può aiutarci a mobilitare i cittadini e a esercitare una crescente pressione sui governi affinché adottino politiche ambiziose in materia di clima ed energia e perché l’Europa diventi un esempio internazionale. Siamo spesso abituati a pensare alle conseguenze dei cambiamenti climatici come a qualcosa di molto lontano nel tempo e nello spazio, ma le storie di queste famiglie fanno ben comprendere come gli effetti del surriscaldamento del Pianeta siano molto attuali e vicine a noi”.

Le famiglie ricorrenti, le cui condizioni di vita sono tra quelle che gli effetti del cambiamento climatico mettono più a rischio, sono genitori che vivono in piccole isole al largo della costa tedesca del Mare del Nord le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione sono e saranno messe in pericolo dall’innalzamento del livello del mare e dalle mareggiate che raggiungono aree più interne; figli e genitori che vivono nel sud della Francia e nel sud del Portogallo le cui condizioni di salute, proprietà e occupazione (come l’agricoltura) sono messe in pericolo da ondate di calore e siccità; figli e genitori che vivono sulle Alpi italiane le cui proprietà e opportunità occupazionali come i servizi turistici, soffrono per l’assenza di neve e di ghiaccio; figli e genitori che vivono nei Carpazi rumeni, i cui mezzi di sostentamento e la cui occupazione tradizionale, come l’agricoltura e la pastorizia sono messi a repentaglio dalle temperature più elevate e dalla penuria di acqua; figli e genitori che vivono nel Kenya settentrionale, la cui salute e istruzione sono danneggiate da ondate di calore, siccità e desertificazione.


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