Cibo

Più salute con meno antibiotici

Se l’uso dei farmaci antibiotici ha contributo al miglioramento delle condizioni di salute degli allevamenti, al beneficio terapeutico, tuttavia, sono associati potenziali effetti non desiderati tra cui lo sviluppo di resistenze batteriche per le quali sia in medicina umana che veterinaria è ormai accertata l’esistenza di una correlazione positiva con il crescente uso di antibiotici. Nel recente convegno dal titolo “Benessere per tutti, in campo e sullo scaffale” che si è svolto a Torino sono stare affrontate le diverse e complesse sfaccettature dell’argomento sia sul versante tecnico che su quello economico e territoriale.

L’uso di antibiotici in medicina umana e animale, in particolare l’abuso, è stato scientificamente associato con la selezione e la diffusione di ceppi resistenti agli antibiotici negli esseri umani e negli animali. In alcuni Paesi la percentuale di antibiotici utilizzati è allarmante. A guidare la classifica della dozzina dei maggiori consumatori, stilata dall’Ocse, è la Turchia, seguita dalla Grecia, ma il dato più preoccupante è l’aumento generale registrato negli ultimi 10 anni. Anche in Italia nel decennio esaminato 2005-2014 si è avuto un aumento dell’uso di antibiotici del 6%.

L’antibiotico resistenza si è diffusa così rapidamente che è stata identificata dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) come una delle più grandi minacce attuali per la salute globale. Un recente studio della Princeton University, ha presentato la mappa riguardante 228 paesi, relativa al consumo di antibiotici nell’allevamento animale nel mondo. La ricerca ha stabilito che l’uso di antibiotici crescerà fino al 67% entro il 2030, il doppio nei Paesi in via di sviluppo Cina, Brasile, India e Russia e in Sud Africa (cosiddetti BRIC).

La resistenza agli antibiotici associata all’uso scorretto degli antibiotici è responsabile nel mondo di oltre 700.000 decessi ogni anno. Alcune proiezioni rilevano un aumento esponenziale dei decessi con valori superiore a 10 milioni di morti l’anno entro il 2050.
Nel 2016 l’OMS ha stilato una lista dei principali batteri antibiotico resistenti a livello globale. L’obiettivo è aiutare i Paesi a indirizzare le attività nazionali di sorveglianza, controllo, ricerca e sviluppo. Anche l’Europa negli ultimi anni ha assunto una politica attiva rivolta al miglioramento del benessere degli animali e alla lotta contro la minaccia di resistenza anti-microbica.

A fronte di questa situazione c’è chi muove i primi passi per invertire la rotta. E’ il caso della Coop che punta a lavorare sulla filiera “dalla stalla allo scaffale” attraverso i seguenti passi: evitare trattamenti di massa o, comunque, limitarli a casi strettamente necessari, in maniera mirata, in seguito a diagnosi e prescrizione di un veterinario; selezionare gli antibiotici evitando l’utilizzo di quelli particolarmente importanti per la medicina umana al fine di prolungarne l’efficacia; richiedere e favorire buone pratiche di allevamento, basate su principi di benessere animale e biosicurezza, affinché l’utilizzo responsabile e consapevole dei farmaci in zootecnia divenga prassi consolidata, con un approccio integrato e multifattoriale, di tutti i soggetti interessati. In occasione dell’appuntamento torinese, Ernesto dalle Rive Presidente di Nova Coop, ha sottolineato “l’impegno di Coop a perseguire la strada della drastica riduzione degli antibiotici introducendo un uso razionale e un corretto utilizzo dei farmaci, fino ad arrivare ad avere carne e prodotti derivati da animali allevati senza uso di antibiotici”.


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