Cibo

CETA, in migliaia in piazza a Roma per ribadire ‘secco no’ alla ratifica dell’accordo con il Canada

Acli Terra, Arci, Cgil, Coldiretti, Fairwatch, Greenpeace, Legambiente, Slow Food e le principali organizzazioni dei consumatori si sono date appuntamento il 5 luglio davanti a Montecitorio per ribadire “un secco no” alla ratifica del CETA (trattato di libero scambio tra Canada e Unione europea) e per “chiedere un confronto ampio e pubblico con cittadini e parti sociali”. Migliaia gli allevatori, agricoltori, consumatori, sindacalisti, ambientalisti, rappresentanti della società civile e cittadini hanno risposto all’appello degli organizzatori. Sul palco si sono alternati esponenti delle istituzioni, della società civile e di ogni colore politico.

«Questo trattato non è buono – ha sottolineato Cinzia Scaffidi, vice presidente di Slow Food Italia – perché fa arrivare sui nostri mercati cibo di peggiore qualità che altrimenti non avrebbe bisogno di nascondersi dietro a nomi simili agli originali; non è pulito perché troppo spesso in Nord America si ricorre a prodotti chimici da noi proibiti per tutelare ambiente e salute; e non è giusto perché quando il confronto si concentra solo sui prezzi più bassi, allora prima o poi si finisce per risparmiare sui diritti: il diritto a un lavoro dignitoso, alla salute, all’informazione. Vorremmo – ha aggiunto Cinzia Scaffidi – che la politica imparasse da questa piazza con chi si dovrebbero stringere le alleanze e per quale motivo. È fondamentale coinvolgere la società civile tutta, e costruire una classe politica più preparata, onesta, che dia un freno alle bugie, e che davvero si impegni a difendere gli interessi di tutti, per il bene comune, di cui è chiamata a occuparsi».

La mobilitazione contro il CETA si incrocia con la campagna Stop Ttip Italia contro il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti: «La fretta che governo e maggioranza stanno imprimendo al percorso di approvazione del Ceta è immotivata. Il trattato – Monica di Sisto, portavoce della campagna Stop Ttip Italia – contiene imprecisioni tecniche che ne stanno influenzando i tempi di implementazione. Per questo prima del 2018 né l’Italia né altri paesi europei potranno utilizzarlo per le loro esportazioni. Perché non prendersi questo tempo per riaprire una discussione seria in Europa sul commercio che davvero possa portare benefici a produttori e consumatori? I potenziali impatti di un simile trattato, che apre le porte alle imprese statunitensi sebbene il Ttip sia stato congelato, vanno approfonditi e le stime di impatto calcolate seriamente. Per questo chiediamo con forza che si sospenda il processo di ratifica e si riapra una consultazione nazionale e a livello europeo che è mancata in questi anni per la scarsa trasparenza dei negoziati».


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