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Spazio

La capsula cargo Dragon di SpaceX si è agganciata alla Stazione Spaziale Internazionale

La capsula cargo Dragon di SpaceX ha completato con successo il proprio volo, agganciandosi alla Stazione Spaziale Internazionale con il suo carico di 2,5 tonnellate con materiali di ricambio per l’equipaggio della struttura orbitante, rifornimenti e strumenti utili a nuovi esperimenti scientifici.

La collaborazione tra la Nasa e l’azienda aerospaziale di Elon Musk era partita il 4 maggio da Cape Canaveral e giunta a destinazione circa due giorni dopo con l’aiuto degli astronauti David Saint-Jacques e Nick Hague, che hanno attivato il braccio robotico dell’ISS per consentire al velivolo di SpaceX di agganciarsi correttamente.

Tra il materiale trasportato gli strumenti per l’Orbit Carbon Observatory 3 (OCO-3), che si propone di analizzare il comportamento dell’anidride carbonica nell’atmosfera terrestre dallo spazio, e i mini organi umani su chip tridimensionali che permetteranno di studiare le malattie in condizioni di microgravità, con un decorso della patologia più rapido che rappresenta dunque il terreno ideale per la sperimentazione di nuovi farmaci.

A bordo anche l’esperimento, portato avanti dall’Istituto di Tecnologia di Genova, il Nano Antioxidans. Questa ricerca ha come obiettivo la stimolazione delle cellule alla reazione contro l’invecchiamento ed alcuni suoi effetti tipici come i problemi cardiaci, le malattie neurodegenerative e la perdita di tono muscolare. L’esperimento Nano Antioxidans sarà effettuato nel modulo Columbus che appartiene all’Agenzia Spaziale Europea.

La Dragon rimarrà agganciata a ISS per circa un mese prima di rientrare sulla Terra con un atterraggio in mare nell’Oceano Pacifico.

https://www.youtube.com/watch?v=YWRN32r-EOQ

Parallelamente al lancio della capsula cargo, proseguono gli sforzi di Nasa e SpaceX per rendere possibile il primo viaggio di un equipaggio umano della navicella Crew Dragon, che in futuro dovrebbe essere utilizzata proprio per il trasporto di astronauti verso la Stazione Spaziale Internazionale.

A marzo era stato completato con successo il primo volo senza equipaggio, con a bordo soltanto il manichino Ripley, con la funzione di fare da ‘cavia’ per capire a quali pressioni saranno sottoposti i corpi umani durante il lancio del razzo Falcon 9. Il viaggio dei cosmonauti Bob Behnken e Doug Hurley dovrebbe avvenire in estate, ma le tempistiche potrebbero essere riviste in seguito all’anomalia che si è verificata durante alcuni recenti test dei motori di Crew Dragon, con una cortina di fumo sollevatasi sopra Cape Canaveral.


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Futuri possibili

La NASA ha prodotto ossigeno estraendolo dall’atmosfera di Marte

Una grande notizia arriva dalla NASA. L’agenzia spaziale americana ha infatti annunciato di essere riuscita ad estrarre ossigeno dall’atmosfera di Marte. L’operazione è stata resa possibile da MOXIE, uno strumento che ha generato un totale di 122 grammi di ossigeno da quando la missione Rover è sbarcata sul pianeta rosso nel 2021.

MOXIE ha completato con successo tutti i test e nella sua performance migliore è riuscito a produrre 12 grammi di ossigeno all’ora, il doppio degli obiettivi originali della NASA per lo strumento, con una purezza del 98% o migliore.

Come funziona MOXIE

MOXIE produce ossigeno molecolare attraverso un processo elettrochimico che separa un atomo di ossigeno da ciascuna molecola di anidride carbonica. I gas vengono ovviamente estratti dall’atmosfera di Marte e passando attraverso il sistema vengono analizzati per verificare la purezza e la quantità di ossigeno prodotto.

A cosa serve produrre ossigeno su Marte

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la produzione di ossigeno su Marte non sarebbe utile in prima battuta per permettere agli astronauti di respirare ma servirebbe soprattutto come fonte di propellente per razzi, necessario in grandi quantità per permettere il ritorno a casa degli astronauti.

Foto Credit: NASA/JPL-Caltech


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In Evidenza

Il lander Odysseus di IntuitiveMachines è atterrato sulla Luna

Odysseus, dell’azienda texana Intuitive Machine, ha segnato una pietra miliare senza precedenti nell’era spaziale, riportando un veicolo americano sulla Luna dopo ben 52 anni dall’ultima missione del programma Apollo. Il lancio avvenuto lo scorso 15 febbraio ha portato il lander a percorrere un milione di chilometri prima di entrare nell’orbita lunare il 21 febbraio.

Nonostante momenti di tensione dovuti alla difficoltà di ricevere il segnale, la delicata manovra di atterraggio si è conclusa con successo. È stato solo dopo vari tentativi, sfruttando diverse antenne terrestri, che il segnale di conferma è finalmente giunto, un “bip” che ha risuonato come un applauso di sollievo e fiducia sempre crescente.

“La conferma del nostro veicolo sulla superficie lunare è giunta senza ombra di dubbio”, ha dichiarato il direttore di volo Tim Crain, annunciando il successo della missione. Attualmente, l’attenzione è rivolta agli aggiornamenti sullo stato del lander, mentre la missione IM-1 raggiunge il suo obiettivo, portando con sé implicazioni cruciali per i futuri programmi lunari e per l’economia spaziale lunare.

Il successo di Odysseus, appartenente alla classe Nova-C di Intuitive Machine, segna il primo trionfo di una missione privata dopo i recenti fallimenti dei lander Peregrine dell’azienda americana Astrobotic, nonché di quelli della giapponese ispace e dell’israeliana SpaceIL. Mentre gli Stati Uniti celebrano questo traguardo, quattro nazioni precedono l’America nell’atterraggio lunare: Russia, Cina, India e Giappone.

L’ultimo veicolo statunitense a toccare il suolo lunare risaliva all’11 dicembre 1972. L’impresa di Houston ha così compiuto un passo da gigante per l’esplorazione privata, come sottolineato dalla stessa Intuitive Machine su Twitter: “Odysseus ha trovato una nuova dimora”, si legge, riferendosi al sito di atterraggio vicino al cratere Malapert A, a circa 300 chilometri dal polo Sud lunare.

Questo sito di atterraggio è strategico, trovandosi nei pressi del massiccio di Malapert, uno dei 13 siti prescelti per la missione Artemis III della NASA. Finanziato in parte dal programma Commercial Lunar Payload Services della NASA, Odysseus trasporta sei strumenti dell’agenzia spaziale americana, mirati a raccogliere dati cruciali per le future missioni del programma Artemis, il cui scopo è portare nuovamente gli astronauti sulla Luna. Con questo atterraggio storico, il futuro dell’esplorazione spaziale privata si presenta luminoso e pieno di promesse.


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Spazio

Spacewear la startup italiana che realizza gli abiti per lo spazio

Spacewear è una startup italiana attiva nel campo della ricerca e dello sviluppo per il settore tessile e dell’abbigliamento aerospaziale, che ha fornito la nuova tuta interattiva SFS2, testata da Walter Villadei sulla ISS con l’equipaggio di Ax-3. (altro…)


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