Cooperazione

Le periferie dimenticate dall’informazione nel rapporto Illuminare le periferie del mondo

E’ stato presentato da COSPE onlus, l’Osservatorio di Pavia, Usigrai e FNSI il rapporto “Illuminare le periferie del mondo”,  uno strumento pensato per i giornalisti e le redazioni, ma anche per i cittadini.

Le periferie, intese come geografiche e tematiche, sono  il fanalino di coda dell’informazione negli anni presi in considerazione dalla ricerca (2012- 2017) con l’1% di visibilità (492 notizie totali per una media di 7 notizie al mese per tutti i telegiornali) con un lieve ma ulteriore peggioramento nel primo semestre di quest’anno (79 notizie dal 2015 al primo semestre del 2017; 24 nel 2017).

Ma a sparire non sono tutti gli esteri. Tant’è che questo settore, che dal 2012 al 2017 si è attestato su una visibilità media del 19%, è addirittura in aumento continuo e nel semestre preso in esame del 2017 si registrano già punte del 24% .

Ma di cosa si parla? A tenere banco in particolare due fenomeni: il terrorismo e le migrazioni. Dal 2015 questi due temi insieme alla politica ad essi legata, costituiscono il 70% dell’agenda degli esteri (rispettivamente 25%, 15% e 30%).

Come se ne parla? Sono i paesi del mondo occidentale i protagonisti dell’agenda degli esteri: il 63% delle notizie riguarda Europa e Nord America (rispettivamente 43% e 20%). Seguono l’Asia (12%), il Medioriente (11%); rimangono marginali: l’Africa (9%), e il Centro-Sud America (5%).

I paesi non europei che si collocano in posizione “alta” della classifica lo sono sempre in relazione ai conflitti (e alle conseguenti migrazioni, quale il caso della Siria e della Libia), o al terrorismo (il caso della Turchia per esempio). Vi sono paesi con meno di dieci notizie in due anni e mezzo, come il Vietnam, la Repubblica Centrafricana e la Mauritania; altri, come il Burundi, l’Algeria e la Sierra Leone presenti in un solo servizio.

Tra i criteri che sembrano guidare la selezione delle notizie degli esteri ci sono la prossimità, l’eccezionalità, la minaccia, la semplicità del frame narrativo, il coinvolgimento di occidentali, la presenza di testimonial, prediligendo quelli di matrice cattolica.

Il numero delle vittime, a parità degli altri elementi, non sembra invece essere tra i criteri che guidano la copertura: la strage di civili in Yemen nel 2015 è stata raccontata in 5 notizie, quella in Burkina Faso in 6 servizi.

Per quanto riguarda il fenomeno migratorio, le notizie nel 2016 sono aumentate di oltre il 70% rispetto al 2014. Ma la genesi delle migrazioni, le ragioni che spingono le persone a partire o a scappare restano nell’oscurità (mediatica).

La ricerca mette a confronto con i nostri anche i principali telegiornali pubblici europei (di Francia, Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna) per scoprire che hanno un tratto in comune: l’eurocentrismo. Nel complesso, i cinque notiziari europei dedicano il 45% delle notizie della pagina esteri all’Europa a seguire, a molti punti di distanza, Asia, America settentrionale, l’Africa, l’America meridionale e l’Oceania.

 

 


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