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Mobilità sostenibile

Risultati dell’indagine MobilitaUnito su oltre 17 mila studenti, docenti e personale

Presentati i risultati dell’indagine MobilitaUniTo, che ha visto coinvolte 17.500 persone tra studenti, docenti e personale tecnico-amministrativo. Il sondaggio è stato condotto dal Green Office di UniTo, la struttura creata con l’obiettivo di monitorare e migliorare la sostenibilità ambientale in Ateneo.

“L’Università di Torino, un mega-Ateneo forte di una comunità di oltre 70000 persone ha un impatto rilevante sulla città che lo ospita anche in termini di mobilità e traffico. Ogni giorno, infatti, buona parte di tale collettività si sposta da casa per recarsi presso una delle 120 sedi di un ateneo che è per giunta fortemente distribuito sul territorio metropolitano.” dichiara Egidio Dansero, Delegato del Rettore alla Sostenibilità ambientale “ Per l’Ateneo è indispensabile conoscere a fondo la geografia e le modalità degli spostamenti casa-Università della comunità dell’Ateneo (oltre 70.000 persone), motivazioni, aspettative, preferenze, disponibilità per progettare le proprie strategie di mobilità. Attraverso il gruppo mobilità del Green Office UniToGO ha aderito, insieme a 40 atenei del Coordinamento Nazionale dei Mobility Manager delle Università, alla prima indagine nazionale sugli spostamenti casa-università raggiungendo un quadro conoscitivo in termini quali-quantitativi mai così approfondito nel contesto dell’ateneo torinese. Su questa base conoscitiva sarà possibile intervenire direttamente progettando e attuando iniziative di miglioramento della mobilità verso una maggiore sostenibilità negli spazi di competenza e di azione dell’Università e in collaborazione con gli attori del territorio (Comune e Circoscrizioni, Città Metropolitana, Regione, GTT, servizi di car e bike sharing e associazionismo)”.

L’indagine ha coinvolto un campione di quasi un quarto dell’intera popolazione universitaria, e descrive gli spostamenti casa-università con precisione in termini di modalità di spostamento singole o combinate e tempi di viaggio, facendo attenzione alla stagionalità estate-inverno e alle differenze tra le componenti della comunità.
Solo la metà dei tragitti casa-università sono uni-modali, compiuti cioè con un’unica modalità di spostamento: sempre più, infatti, la mobilità diviene intermodale, combinando in modo efficiente e potenzialmente rispettoso per l’ambiente e la qualità della vita diversi sistemi di trasporto

Come modalità principale del viaggio (in termini di tempo di uso), eventualmente combinata con altre modalità, l’auto privata è scelta solo nel 16% dei casi, a fronte di un 25% del trasporto pubblico urbano e di un 18% della ferrovia. La bicicletta è il mezzo prevalente solo nel 4,2% dei casi, ma nella stagione più estiva la quota raddoppia arrivando quasi all’8%, affiancata dal bike sharing che aggiunge un 0,6% d’inverno e quasi un 2% d’estate.

Rilevante anche la quota che va prevalentemente a piedi in università, pari al 12%. Distinguendo per ruolo tra studenti, docenti e personale tecnico, tuttavia, si evidenziano differenza significative, laddove i docenti usano l’auto molto di più, con punte oltre il 40% d’inverno, e molto poco il TPL. Per converso tra i docenti vi è anche una rilevante quota di ciclisti (12-13%), superiore alle altre categorie, laddove gli studenti sono più assidui utilizzatori di bus, tram e metropolitana (utilizzati in modo prevalente dal 50% di essi).

In ogni caso, la percezione soggettiva di soddisfazione per come si svolge il proprio tragitto casa-università è migliore per ciclisti e pedoni (con un voto intono a 8/10), con a seguire il bike sharing (voto 7), l’auto privata solo 6° con voto di 6,5. Insoddisfazione è invece segnalata da chi ha treno o autobus come modalità prevalenti di viaggio.

Considerando l’intero spettro di modalità di viaggio combinate e raggruppando quelle ad elevato grado di sostenibilità (in sostanza tutte le combinazioni tra TPL e la cosiddetta active mobility, a piedi ed in bici), i dati premiano gli studenti, con oltre l’80 di spostamenti pienamente sostenibili, mentre i docenti si fermano al 55% e il personale tecnico al 60%.

Considerando i poli principali dell’Ateneo, i grossi poli urbani sono tutti assestati tra il 70 e l’85% di spostamenti sostenibili.

In cima alla classifica Palazzo Nuovo, con l’85%, con in coda invece Corso Unione Sovietica, che supera a fatica il 70% di spostamenti pienamente sostenibili. Più indietro le sedi extraurbane, come Grugliasco od Orbsassano.

Va anche osservato che la bicicletta viene poco segnalata come mezzo principale, ma se si includono tutti coloro che in compagnia ad altre modalità la usano per una tratta, passiamo al 19% dei docenti, staccando gli studenti (9%) e il personale (14%).

Tra le criticità percepite come problematiche, la congestione del traffico prevale, insieme all’affollamento eccessivo del TPL (che presenta comunque rilevanti criticità anche sulla puntualità e frequenza.

Se però si va a vedere la modalità di spostamento prevalente degli individui, è evidente che le criticità sono diverse in base a quest’ultima: ad esempio per chi usa in tutto o in parte la bicicletta, la mancanza di percorsi sicuri per tale mezzo è molto condivisa (70%), così come l’affollamento del TPL è problema quasi unanime tra chi dichiara tale modalità di trasporto come prevalente. L’impressione è quindi che le valutazioni siano fortemente legate alle proprie specifiche abitudini, fato ragionevole anche se forse sintomo di una non sempre pienamente razionale scelta di modalità.

L’analisi dei risultati del sondaggio, che proseguirà nei prossimi mesi per sfruttare appieno tutte le potenzialità informative dei complessi dati ottenuti, permetterà di definire obiettivi precisi e consapevoli di modifica del modal share verso valori più elevati per le combinazioni di viaggio “ad alta sostenibilità”. Inoltre fornirà gli strumenti per perseguire politiche di sensibilizzazione e incentivazione appositamente mirate per i diversi poli universitari e per le diverse componenti della comunità universitaria, irrobustendo le capacità di intervento efficace del Green Office sul tema della mobilità.


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Mobilità sostenibile

La Regione Emilia Romagna propone il suo bonus bici 2024

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Bicicletta

I registri delle biciclette a cui iscrivere bici, ebike o monopattini per evitare il furto

Il furto delle biciclette è una pratica che segue la tendenza di crescita dell’uso delle bici  e che si allarga alle ebike e ai monopattini.

Uno dei deterrenti al furto e un modo per ritrovare la bicicletta dopo un furto è iscrivere il mezzo in un registro. Purtroppo non esiste ancora un servizio nazionale pubblico che permetterebbe di proteggere al meglio il proprio ciclo. Esistono servizi di enti pubblici a livello locale e servizi gestiti da aziende private.

Il Registro italiano bici collabora con diverse amministrazioni comunali. È possibile ottenere un certificato digitale di proprietà oppure fare un auto dichiarazione.

Il Progetto Bici Sicura fa in modo che la bici sia marchiata e resa identificabile e inserita in un  data base consultabile.

Biciradar è invece un’app con cui compilare una scheda bici utile per documentare in ogni momento la proprietà della bicicletta.

Il Registro Nazionale Cicli a sua volta  permette l’invio di un Certificato di Registrazione su cui il proprietario puó richiedere eventuali cambi di possesso.

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Massa Critica

Save Biking la app che premia chi si sposta in bici

Save Biking è una app italiana che monitora gli spostamenti degli utenti e premia quelli realizzati con mezzi sostenibili, ovvero con biciclette ed e-bike. (altro…)


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