Ambiente

Il disastro a Casamicciola ad Ischia: una normale storia di cementificazione e abusivismo

Secondo il rapporto Ecomafia di Legambiente sono circa 600 le case abusive colpite da ordine definitivo di abbattimento ad Ischia mentre sono state 27 mila delle pratiche di condono presentate dagli abitanti dell’isola in occasione delle tre leggi nazionali. Al cemento si è aggiunto cemento in modo spontaneo, occupando e indebolendo versanti che poi cedono trascinando a valle tutto quello che trovano sulla loro strada.

Sempre secondo Ecomafia 2017 a eccezione di alcune sporadiche demolizioni portate a termine negli ultimi anni su disposizione della magistratura, ma anche dagli stessi proprietari, sopravvive un ecomostro di cemento illegale, spesso costruito senza nemmeno l’attenzione per la sicurezza degli abitanti in un territorio estremamente fragile. Ischia è da sempre simbolo di abusivismo edilizio, di cementificazione disordinata e di impunità.

Secondo Legambiente:

In Campania, una legge regionale battezza di fatto l’abusivismo di Stato; in Sicilia il Sindaco di Licata viene defenestrato perché combatte il cemento illegale; in Sardegna la legge in discussione cerca di riaprire la cementificazione lungo le coste; nelle Marche la giunta regionale approva in tutta fretta una legge per snellire le procedure della ricostruzione passando sopra a regole e piani. Non è così che si guida un Paese e si fanno gli interessi dei cittadini. In un paese civile e democratico l’illegalità si combatte e non può essere autorizzata o giustificata dalla politica.

L’Italia è un paese fragile deturpato da cemento speculativo e illegale, i cui numeri sono eloquenti: nel 2016 gli abusi sono stati circa 17 mila. In dieci anni in Campania sono state realizzate circa 60mila case abusive. E non parliamo di abusi di necessità, un fenomeno terminato alla metà degli anni novanta, ma di soggetti organizzati che hanno tirato su interi quartieri, in aree dove controllano tutto. Così negli anni abbiamo consumato il 66% delle coste calabresi, oltre il 50% di quelle campane e siciliane. E se il cemento illegale avanza velocemente le demolizioni di immobili abusivi procedono con lentezza: in Italia, dal 2001 al 2011, solo il 10,6% degli immobili è effettivamente andato giù. Una percentuale che precipita al 4% nella provincia di Napoli e rasenta lo zero a Reggio Calabria e Palermo.

La risposta deve essere netta e chiara e passa attraverso l’esigenza di un cambiamento del ciclo edilizio, che partendo da un piano straordinario di abbattimenti convinca governo nazionale e regionale a porre l’attenzione concreta sulla rigenerazione dei tessuti urbani, sulla riqualificazione energetica e anti sismica del patrimonio edilizio esistente.


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