Seguici su

Agricoltura

Sabato 27 gennaio a Torino la grande Festa Contadina per gli 11 anni di Eataly Lingotto

Il 2018 si apre all’insegna di valori come biodiversità, stagionalità, democraticità del buon cibo, convivialità, benessere animale e tutela delle produzioni di piccola scala e dell’ambiente. Sabato 27 gennaio, infatti, Eataly Lingotto (Torino) festeggia con una giornata dedicata al mondo rurale e organizza, con la collaborazione di Slow Food Italia, una grande Festa Contadina per raccontare la ricchezza del patrimonio gastronomico italiano. La Festa Contadina sarà l’occasione per ricordare che il 2018 è l’anno di Terra Madre Salone del Gusto. Inoltre 1 euro per ogni piatto venduto sarà donato a Menu for Change, la campagna internazionale di Slow Food che mette in relazione il cambiamento climatico con la produzione e il consumo del cibo.

La Festa Contadina di Torino è solo il primo appuntamento di questo nuovo anno in cui Eataly cercherà ancora di più di mettere al centro del suo agire la terra, l’ambiente e le persone. Nel 2018 prosegue e rafforza l’iniziativa legata alla salvaguardia e promozione delle sementi autoctone Seminiamo la Biodiversità, realizzata nel 2017 con Slow Food, Università degli Studi di Palermo e Arcoiris, e continuano i Mercati dei Produttori, presenti nei principali punti vendita italiani.

Si rinnova anche il supporto di Eataly ai 10.000 Orti in Africa di Slow Food e ad altri progetti incentrati sulla tutela dell’ambiente che verranno lanciati nei prossimi mesi.

La grande Festa Contadina
Dal mattino Eataly Lingotto si trasformerà nel palcoscenico di un grande mercato contadino diffuso, durante il quale sarà possibile comprare dal produttore, senza alcuna intermediazione. Dalle ore 14 nella Sala Punt & Mes (al primo piano) si terranno incontri aperti a tutti per approfondire temi quali la filiera corta e un approccio sostenibile alla produzione agricola, alla pesca e all’allevamento. In serata, a partire dalle ore 19, le cucine dei ristoranti ospiteranno ai fornelli 10 osterie chiocchiolate della guida Osterie d’Italia di Slow Food Editore (Osteria del Boccondivino, Bra – Cn; Osteria della Villetta, Palazzolo sull’Oglio – Bs; Lago Scuro, Stagno Lombardo – Cr; A Viassa, Dolceacqua – Im; Da Ö Colla, Genova; Laghi, Campogalliano – Mo; La Campanara, Galeata – Fc; Mangiando Mangiando, Greve in Chianti – Fi; Zenobi, Colonnella – Te; Lilith Masseria Copertini, Vernole – Le) e una pizzeria gourmet: due proposte gastronomiche per ogni punto per un viaggio tra le ricette simbolo della tradizione locale italiana. Tutti gli osti saranno accompagnati dal contadino/artigiano dal quale si riforniscono abitualmente e potranno raccontare così non solo il piatto ma anche il lavoro e la passione che c’è dietro a un prodotto. I ticket per ogni piatto sono acquistabili presso i singoli ristoranti, mentre c’è la possibilità di munirsi di un carnet per poter assaggiare più proposte. La serata sarà accompagnata dalla musica live itinerante dei Magicaboola Brass Band, un gruppo toscano di 11 elementi tra fiati e percussioni.

Il taglio della torta
Come tutti gli anni non mancherà il tradizionale appuntamento con 3.000 porzioni di torta e il brindisi con bollicine, diventato un rito dei festeggiamenti di Eataly con la Città di Torino, che è previsto per domenica 28 gennaio alle ore 16.

L’avventura di Eataly è partita da Torino 11 anni fa e oggi sono 39 i punti vendita in tutto il mondo, con 5.000 addetti e circa 470 milioni di euro di fatturato nel 2017. Crescita sancita, anche, da un impegnativo programma di aperture in previsione nei prossimi mesi (e anni): Stoccolma, a febbraio, il secondo negozio a Istanbul e a San Paolo e poi San Francisco, Las Vegas, Toronto, Hong Kong e più in là Verona, Madrid, Londra, Parigi…


Google NewsRicevi le nostre ultime notizie da Google News - SEGUICI


Massa Critica è una piattaforma di informazione, partecipazione e attivazione dei cittadini per favorire l'attivazione di quanti condividono aspirazioni nuove e innovative su sostenibilità , tecnologia , innovazione , startup , cibo , social innovation, salute.
.Vuoi saperne di più su Massa Critica ? Ecco la nostra presentazione.
Ti  è piaciuto Massa Critica ? Bene! Iscriviti alla nostra newsletter. e al nostro canale Telegram.
Se ti piace il nostro lavoro vai alla nostra pagina su Facebook e clicca su "Like".
Se preferisci puoi anche seguirci via Twitter , via Instagram e via Youtube.


Per sostenerci abbiamo bisogno del vostro contributo, per questo vi chiediamo di supportarci concretamente attraverso Paypal o Satispay. Grazie per il vostro contributo e per la vostra fiducia!


Donazione con Paypal o carta di credito



Donazione con Satispay


Agricoltura

Coalizione #CambiamoAgricoltura: dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

“Decenni di politiche agricole e commerciali nazionali e comunitarie che hanno creato un modello agricolo insostenibile e iniquo, rispetto al quale gli interessi delle filiere industriali e distributive hanno dominato, a spese del lavoro e del reddito degli agricoltori, della salute delle persone e dell’ambiente, del benessere animale. Agricoltori e consumatori rappresentano oggi gli anelli deboli della filiera agroalimentare, esposti alle conseguenze dei danni all’ambiente e alla salute provocati da questo sistema, mentre i suoi attori forti hanno visto accresciuti i loro profitti e la loro influenza sui decisori politici”. Da questa denuncia parte l’analisi della Coalizione #CambiamoAgricoltura che in una nota analizza le “vere cause del disagio sociale ed economico dietro gli agricoltori che manifestano”.

Per la Coalizione #CambiamoAgricoltura, le associazioni agricole e dell’agroindustria hanno dato in queste settimane “l’ultima spallata” al Green Deal europeo, additato come la principale causa della crisi del settore primario: “L’effetto paradossale di questa situazione è che la maggioranza degli agricoltori, schiacciati dagli attori dominanti la filiera, sono in una condizione di crescente disagio e sfiducia verso l’intero sistema agroalimentare e sono stati indotti a orientare le loro proteste verso le regole e gli impegni per la tutela dell’ambiente, complice anche la strumentalizzazione dei decisori politici”.

Gli obiettivi delle strategie del Green Deal europeo al 2030, definiti per trovare soluzioni efficaci alle due grandi crisi ambientali globali, il cambiamento climatico e la perdita della biodiversità, che colpiscono in particolare l’agricoltura, sono diventati il facile capro espiatorio del crescente disagio sociale e della crisi economica di molti agricoltori.

Dietro le proteste c’è un sistema ingiusto che non tutela i piccoli e medi agricoltori

I motivi di questo malessere sono in realtà assai più numerosi, come risulta evidente anche dalla rapida evoluzione delle rivendicazioni e richieste dei comitati che stanno animando la protesta, che avrà probabilmente nella manifestazione di oggi a Roma il suo epilogo.

Le contestate regole agroambientali sono state introdotte, peraltro con scarso successo, nelle più recenti programmazioni della Politica Agricola Comune (Pac) per cercare di correggere le distorsioni di questa politica europea, ma non è altresì cambiata la distribuzione della grande percentuale degli aiuti che è rimasta profondamente iniqua, con l’80% dei 387 miliardi di euro previsti nel periodo 2021-2027 che verranno distribuiti solo al 20% delle aziende agricole. Questa iniquità e ingiustizia non è stata risolta con l’ultima riforma della Pac, il cui fallimento va attribuito a conflitti di interesse su posizioni conservatrici in difesa di privilegi e rendite storiche.

Le corporazioni agricole hanno, infatti, difeso un sistema di pagamenti legato alle superfici aziendali e ai titoli storici, che da temporanei sono diventati permanenti, premiando i grandi proprietari e penalizzano i piccoli e medi agricoltori, condannando al fallimento le aziende agricole delle aree interne e penalizzando i nuovi giovani agricoltori. Il risultato è che, solo in Italia, nell’ultimo decennio è scomparso il 30% delle aziende agricole mentre nell’ultimo cinquantennio è stato abbandonato oltre un terzo delle superfici agricole. A questo si è aggiunta la mancanza da parte delle organizzazioni agricole di un’azione di accompagnamento degli agricoltori nel cambiamento del modello produttivo e aumento delle competenze.

La stessa retorica dell’agricoltore custode dell’ambiente e artefice del cibo di qualità, a prescindere dal modello di agricoltura praticato, non ha aiutato a comprendere la necessità di un’evoluzione del ruolo sociale e ambientale dell’agricoltura.

Gli agricoltori sono i fornitori del nostro più importante bene comune, il cibo. Il cambiamento dei sistemi agroalimentari deve avvenire dando loro la possibilità di operare nelle migliori condizioni.

Perché è necessaria una transizione agroecologica

I sussidi pubblici all’agricoltura devono essere funzionali al mantenimento di una sostenibilità economica per le aziende agricole e alla loro crescita numerica, senza distorsioni nella distribuzione degli aiuti. Ma devono anche facilitare la necessaria transizione ecologica con l’adozione di pratiche agroecologiche in grado di garantire la tutela dell’ambiente e del benessere animale. Queste pratiche tuteleranno ulteriormente anche il reddito degli agricoltori. Nell’annata agraria 2023, caratterizzata da notevoli cali di produzione dovuti agli effetti devastanti del cambiamento climatico (con perdite del 10% per i seminativi fino al 70% per la frutta come pere e ciliegie), le aziende agricole biologiche sono risultate essere le più resilienti, a dimostrazione dell’efficacia delle pratiche agronomiche basate sull’agroecologia alternative all’agricoltura avvelenata dai pesticidi e fertilizzanti chimici.

Le Associazioni della Coalizione #CambiamoAgricoltura esortano gli agricoltori, la Commissione europea e il Governo italiano a evitare qualsiasi indebolimento delle regole della Pac, ribadendo che tali azioni impediranno la transizione verso un sistema alimentare equo, sano e rispettoso dell’ambiente.

Invitano infine le Istituzioni nazionali e tutte le Associazioni che a vario titolo rappresentano gli agricoltori ad aprire un serio dibattito sulle reali cause della crisi economica del settore primario, che non vanno cercate nella protezione dell’ambiente, nella conservazione della natura e nella lotta ai cambiamenti climatici, ma in un sistema agroalimentare ingiusto, che tutela essenzialmente gli interessi delle grandi corporazioni agricole e agroindustriali (chimiche, meccaniche, sementiere, della trasformazione alimentare), penalizzando invece i piccoli produttori e i consumatori.

CambiamoAgricoltura è una coalizione nata nel 2017 per chiedere una riforma della PAC che tuteli tutti gli agricoltori, I cittadini e l’ambiente. Aderiscono alla Coalizione oltre 90 sigle della società civile ed è coordinata da un gruppo di lavoro che comprende le maggiori associazioni del mondo ambientalista, consumerista e del biologico italiane che aderiscono ad organizzazioni europee (Associazione Consumatori ACU, AIDA, AIAB, AIAPP, Associazione Italiana Biodinamica, CIWF Italia FederBio, ISDE Medici per l’Ambiente, Legambiente, Lipu, Pro Natura, Rete Semi Rurali, Slow Food Italia e WWF Italia). E’ inoltre supportata dal prezioso contributo di Fondazione Cariplo.


Google NewsRicevi le nostre ultime notizie da Google News - SEGUICI


Massa Critica è una piattaforma di informazione, partecipazione e attivazione dei cittadini per favorire l'attivazione di quanti condividono aspirazioni nuove e innovative su sostenibilità , tecnologia , innovazione , startup , cibo , social innovation, salute.
.Vuoi saperne di più su Massa Critica ? Ecco la nostra presentazione.
Ti  è piaciuto Massa Critica ? Bene! Iscriviti alla nostra newsletter. e al nostro canale Telegram.
Se ti piace il nostro lavoro vai alla nostra pagina su Facebook e clicca su "Like".
Se preferisci puoi anche seguirci via Twitter , via Instagram e via Youtube.


Per sostenerci abbiamo bisogno del vostro contributo, per questo vi chiediamo di supportarci concretamente attraverso Paypal o Satispay. Grazie per il vostro contributo e per la vostra fiducia!


Donazione con Paypal o carta di credito



Donazione con Satispay


Continue Reading

Agricoltura

Nel 2024 il via alla funivia delle mele in Val di Non. Un progetto che mira alla sostenibilità

Il progetto recentemente presentato dal consorzio Melinda è un’iniziativa senza precedenti a livello mondiale che contribuirà in modo sostenibile al trasporto delle mele della Val di Non. (altro…)


Google NewsRicevi le nostre ultime notizie da Google News - SEGUICI


Massa Critica è una piattaforma di informazione, partecipazione e attivazione dei cittadini per favorire l'attivazione di quanti condividono aspirazioni nuove e innovative su sostenibilità , tecnologia , innovazione , startup , cibo , social innovation, salute.
.Vuoi saperne di più su Massa Critica ? Ecco la nostra presentazione.
Ti  è piaciuto Massa Critica ? Bene! Iscriviti alla nostra newsletter. e al nostro canale Telegram.
Se ti piace il nostro lavoro vai alla nostra pagina su Facebook e clicca su "Like".
Se preferisci puoi anche seguirci via Twitter , via Instagram e via Youtube.


Per sostenerci abbiamo bisogno del vostro contributo, per questo vi chiediamo di supportarci concretamente attraverso Paypal o Satispay. Grazie per il vostro contributo e per la vostra fiducia!


Donazione con Paypal o carta di credito



Donazione con Satispay


Continue Reading

Agricoltura

Il suolo italiano è malato

Ogni 100 metri quadri di suolo, 47 presentano qualche forma di degrado. L’80% dei terreni agricoli, pari al 23% del territorio nazionale, è sottoposto a fenomeni erosivi e il 68% ha perso più del 60% del carbonio organico originariamente presente in essi. Il 23% dei suoli agricoli presenta livelli eccessivi di azoto mentre il 7% è sottoposto a fenomeni di salinizzazione secondaria. Le aree soggette a rischio alto o molto alto di compattazione coinvolgono l’8% del territorio. E poi ancora c’è il problema contaminazione: quella da alti quantitativi di rame riguarda il 14% della superficie italiana, mentre l’1% presenta elevate concentrazioni di mercurio. Sono sono alcuni dei numeri – certamente noti agli addetti ai lavori ma sconosciuti a buona parte dell’opinione pubblica, degli operatori dell’informazione e degli amministratori pubblici – contenuti nella prima edizione del Rapporto “Il suolo italiano ai tempi della crisi climatica” presentato a pochi giorni dal World Soil Day della FAO che si tiene il 5 dicembre.

“La degradazione del suolo rappresenta una grave minaccia per il Pianeta” ammonisce Maurizio Martina, vicedirettore generale FAO nella prefazione del rapporto. “Dai suoli dipende infatti una serie di servizi ecosistemici fondamentali per il benessere umano, come la protezione dell’ambiente e della biodiversità, la tutela del paesaggio, l’architettura e i processi urbani, oltre alle attività agricole. Il 95% del cibo globale viene prodotto direttamente o indirettamente dal suolo. Con il tasso corrente di erosione si stima che circa il 90% dei suoli sarà a rischio entro il 2050. Senza un’inversione di tendenza, potremmo perdere la totalità della terra fertile e coltivabile entro i prossimi 60 anni”.

L’idea del rapporto è di Re Soil Foundation, fondazione creata da Università di Bologna, Politecnico di Torino, Coldiretti e Novamont. Ma la pubblicazione è un’opera a più mani, resa possibile dal coinvolgimento del Joint Research Center della Commissione europea, CREA (Consiglio per la Ricerca e l’Economia Agraria), dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca ambientale), Ministero dell’Ambiente e dell’Università di Bologna.

“Il degrado del suolo è ancora oggi la Cenerentola delle emergenze ambientali. La sua sottovalutazione rappresenta un ostacolo all’adozione delle misure indispensabili per invertire la tendenza e riportare in salute i suoli italiani” spiega Giulia Gregori, membro del Consiglio di amministrazione di Re Soil Foundation – “Con questa pubblicazione abbiamo quindi cercato di riunire i dati più aggiornati e completi a nostra disposizione. Le dimensioni e le implicazioni dell’emergenza suolo sono ovviamente ben conosciute dagli addetti ai lavori, ma lo sono meno tra gli operatori dell’informazione, i decisori pubblici e l’opinione pubblica. In questo modo speriamo di aiutare ad innalzare l’attenzione su questo problema che ha già oggi impatti gravi e multiformi e richiede quindi di essere affrontato attraverso un approccio olistico che coinvolga tutte le competenze e le esperienze virtuose che ruotano attorno al Pianeta-suolo”.

Uno dei problemi da affrontare con maggiore urgenza è proprio la mancanza di dati adeguati. “A nostra disposizione – spiega Luca Montanarella, componente del Joint Research Center della Commissione europea, vincitore del Glinka World Soil Prize della FAO – abbiamo dati assolutamente parziali che non permettono una valutazione dettagliata di ogni singolo fenomeno su scala nazionale. Per una valutazione oggettiva dello stato dei suoli su tutto il territorio nazionale, sono indispensabili dati dettagliati, raccolti secondo procedure standardizzate e ripetuti nel tempo. Al momento, questi dati sono disponibili solo parzialmente”. Lacune cui cerca di rispondere la proposta di direttiva sul monitoraggio del suolo presentata nei mesi scorsi dalla Commissione europea e che, nelle prossime settimane, inizierà l’iter parlamentare di approvazione da parte del Parlamento europeo e del Consiglio Ue.

IL CARBONIO ORGANICO CONTINUA A DIMINUIRE

I dati a nostra disposizione, sono in ogni caso, estremamente preoccupanti. È il caso del carbonio organico, componente che ha un ruolo vitale per il funzionamento dell’ecosistema suolo e per la sua fertilità: la maggior parte dei suoli italiani, in particolare quelli coltivati, hanno un contenuto di carbonio organico da molto basso (< 1%) a basso (1÷2%), in ogni caso inferiore al limite considerato necessario per poter considerare sano un suolo. “La carenza della sostanza organica – spiega Claudio Ciavatta, professore ordinario di Chimica Agraria all’università di Bologna – interessa territori da nord a sud dell’Italia. Sono particolarmente colpite alcune aree del Piemonte nella zona del cuneese, dell’Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata, gran parte dei territori della Sicilia e parte della Sardegna. Una situazione dannosa sia sotto il profilo agronomico che ambientale”.

La perdita di sostanza organica è connessa con la diffusione di tecniche tipiche dell’agroindustria che hanno portato al sopravvento della fertilizzazione chimica, facendo aumentare le rese agricole ma depauperando però i suoli.

EROSIONE E DESERTIFICAZIONE

L’uso di tecniche dannose per i suoli non ha causato danni solo sul fronte del tasso di carbonio organico. “La meccanizzazione delle operazioni colturali e l’uso di pratiche agronomiche poco sostenibili, come concimazioni azotate e lavorazioni troppo profonde, unite al mancato presidio del territorio da parte dell’uomo, hanno fatto perdere 135 delle 677 gigatonnellate di carbonio stoccato nei terreni mondiali” ricorda all’interno del rapporto Giuseppe Corti, direttore Agricoltura e Ambiente del CREA (Consiglio per la Ricerca e l’Economia agraria). “Tutto questo, ha accentuato il fenomeno dell’erosione. In Italia, le perdite annuali di suolo sono superiori a 10 tonnellate per ettaro all’anno. Ma in alcuni territori, superano anche le 100 T/ha. Ciò equivale all’asportazione di uno spessore di suolo compreso tra 1 e 10 millimetri all’anno”.

Perdita di carbonio organico e erosione sono tra i fenomeni più rilevanti di degrado, che al suo massimo livello si presenta come desertificazione, con la perdita totale dei servizi ecosistemici. L’Italia è compresa a pieno titolo tra i Paesi a rischio di desertificazione nel quadro della Convenzione delle Nazioni Unite per la Lotta alla Desertificazione. “Le regioni più a rischio sono in questo caso quelle in cui l’elevato uso non sostenibile del suolo si associa a una scarsità di risorsa idrica” spiega Francesca Assennato, responsabile dell’Area monitoraggio e analisi integrata dell’uso del suolo, trasformazioni territoriali e processi di desertificazione dell’ISPRA. “Pensiamo in primo luogo alle nostre regioni meridionali. Ma la diversa distribuzione nel corso dell’anno di quantità disponibile causata dai cambiamenti climatici mette tutto il nostro territorio in pericolo”.

Eppure, “Intervenire è non solo utile dal punto di vista ambientale e sociale ma anche un ottimo investimento economico”, ricorda Anna Luise, Corrispondente Tecnico-scientifico della UNCCD e aggiunge che “Per ogni euro investito sul ripristino dei suoli si ottiene un risparmio di mancati costi attorno ai 30 euro”.

IMPERMEABILIZZAZIONE E BONIFICHE

La strada da fare è ancora lunga. I dati sull’impermeabilizzazione e coperture artificiali sono ad esempio particolarmente allarmanti anche se sono tra i più noti anche al di fuori della cerchia degli addetti ai lavori, grazie al meritorio lavoro dell’ISPRA che, da ormai un decennio, dedica al tema un rapporto ad hoc. “La copertura artificiale del suolo – ha ricordato durante la conferenza Michele Munafò, responsabile del Servizio per il Sistema Informativo Nazionale Ambientale dell’ISPRA – è arrivata al 7,14% del territorio nazionale. La media UE è del 4,2%. Ma in Lombardia, Veneto e Campania, tre delle aree più fertili del Paese, si supera già il 10% di impermeabilizzazione. Nelle provincie di Monza, Napoli e Milano il dato è ben oltre il 30%. Per di più, i suoli urbani sono quelli nei quali il consumo di suolo si è più intensificato negli ultimi anni. Sono così scomparse preziose aree permeabili, aggravando i danni da allagamenti e ondate di calore”.Va meglio sul fronte bonifiche. L’Italia conta attualmente 42 siti di interesse nazionale, che occupano 170mila ettari a terra e 78mila a mare, distribuiti all’interno del territorio italiano in maniera omogenea tra nord, sud e isole maggiori. Per bonificarli, il Ministero dell’Ambiente ha finora stanziato 2,25 miliardi di euro. “Dal 2014 ad oggi sono state restituite e quindi resi riutilizzabili circa 7565 ettari di suolo favorendo quindi la concreta applicazione dei principi di sostenibilità e di circolarità” ricorda Laura D’Aprile, capo del Dipartimento Transizione ecologica e investimenti verdi del Ministero dell’Ambiente. “Il trend è sempre crescente grazie anche al nuovo approccio utilizzato in primis dall’amministrazione centrale e di conseguenza da tutti gli operatori di settore, pubblici e privati, che si sono adoperati a raggiungere gli obiettivi prefissati, consapevoli delle opportunità che la bonifica di aree contaminate può offrire. Nel campo della bonifica dei siti contaminati risultati significativi possono essere conseguiti unicamente coinvolgendo tutti gli attori del settore: amministrazioni centrali e territoriali, enti di ricerca e università, aziende, associazioni e cittadini”.

DATI, BUONE LEGGI, CONOSCENZA E UN’AGRICOLTURA “AMICA DEL SUOLO”

Un approccio partecipato e percorsi condivisi che, oltre al problema del recupero delle aree contaminate, possono essere molto efficaci per curare anche molti altri mali del suolo. A ribadirlo sono i diversi rappresentanti delle tre società del suolo intervenute alla conferenza e che, all’interno del Rapporto, hanno indicato una serie di proposte concrete. A partire dall’esigenza della possibilità di poter contare su un minimo data set di indicatori da riunire in un indice di qualità del suolo. “Un indice – ricorda Giovanni Gigliotti, presidente della Società Italiana di Chimica Agraria – può essere usato per predire gli effetti dei sistemi agrari, delle pratiche agronomiche sulla qualità del suolo, o può evidenziare i primi segni della sua degradazione”. In tal senso, va ricordata positivamente la proposta della Mission Soil UE di usare 6 indicatori fondamentali: a ciascuno andranno associate delle soglie per verificare l’effetto delle diverse pratiche di gestione del suolo, in modo da poter distinguere quelle effettivamente sostenibili.

“Un’agricoltura ‘amica del suolo’ – aggiungono i rappresentanti del Comitato direttivo della SISS (Società Italiana Scienze del Suolo) – deve essere capace di adattare i sistemi agricoli alle condizioni esistenti, programmando operazioni che nel tempo riescano a riabilitare i suoli. In molti casi, il recupero o la rivisitazione delle sistemazioni idraulico-agrarie può essere la chiave di volta per permettere la reintroduzione di sostanza organica nel suolo”. Molte azioni possono essere messe in atto ma – aggiungono gli esponenti SISS – “devono essere intraprese di comune accordo tra amministratori, esperti, aziende agricole e cittadini”.

Ovviamente tutto ciò è reso più difficile dalle lacune legislative. “La legislazione italiana sul suolo è carente” denunciano i vertici della SIPe (Società italiana di Pedologia). “Nessuna proposta è andata oltre l’approvazione di un solo ramo del Parlamento. Auspicabili provvedimenti legislativi devono però basarsi su indicatori e modelli scelti e validati per fornire informazioni e schemi interpretativi della salute del suolo. In questo senso la SIPe (nel 2013 e nel 2022) si è fatta promotrice – con la collaborazione di tutte le società scientifiche agrarie (AISSA) – di una proposta di legge quadro sul suolo (il ddl 2614 nella XVIII legislatura)”. Ma altrettanto importante è aumentare la consapevolezza diffusa tra l’opinione pubblica sull’importanza del sistema suolo per il futuro dell’Umanità: “La formazione scolastica ed universitaria – aggiungono dalla SIPE – assume un ruolo fondamentale per smuovere l’attuale apatia nei confronti dei problemi del suolo; infatti una buona parte di studenti che si iscrive all’università non conosce l’esistenza di queste discipline”.


Google NewsRicevi le nostre ultime notizie da Google News - SEGUICI


Massa Critica è una piattaforma di informazione, partecipazione e attivazione dei cittadini per favorire l'attivazione di quanti condividono aspirazioni nuove e innovative su sostenibilità , tecnologia , innovazione , startup , cibo , social innovation, salute.
.Vuoi saperne di più su Massa Critica ? Ecco la nostra presentazione.
Ti  è piaciuto Massa Critica ? Bene! Iscriviti alla nostra newsletter. e al nostro canale Telegram.
Se ti piace il nostro lavoro vai alla nostra pagina su Facebook e clicca su "Like".
Se preferisci puoi anche seguirci via Twitter , via Instagram e via Youtube.


Per sostenerci abbiamo bisogno del vostro contributo, per questo vi chiediamo di supportarci concretamente attraverso Paypal o Satispay. Grazie per il vostro contributo e per la vostra fiducia!


Donazione con Paypal o carta di credito



Donazione con Satispay


Continue Reading

Suggerimenti per te

Seguici via Whatsapp

Iscriviti alla nostra Newsletter

Suggerimenti

Ultimi Articoli

Suggerimenti per te

Covering Climate Now

Suggerimenti per Te

Startup on Air

Startup Onair

Suggerimenti

CO2WEB